Sembrava impossibile nonostante l'avessero preannunciata tutte le previsioni meteo, così ieri mattina quando ci siamo svegliati nel mezzo di una bufera di neve con 10 cm di coltre bianca in giardino non ci siamo meravigliati troppo.
Il più contento era sicuramente il piccolo Jack con quella sua faccia da monello che non vedeva l'ora di infilarsi nella calda tuta, indossare cappello e guanti e correre nella neve.
Ieri era un giorno speciale anche per un altro motivo, infatti la sua eroina, Pippi Calzelunghe festeggiava il suo 65esimo compleanno e Google ha deciso di dedicarle il suo logo. Giacomo è un fan sfegatato della bambina più monella della storia e non si perde una sola puntata anche perché il nonno gliele ha registrate tutte. Dovevate vedere la sua faccia quando è comparsa lei, con il suo cavallo Zietto e il Signor Nilson sotto la scritta Google.
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27 novembre 2010
Il buio e la risintonizzazione
Ieri, per moltissimi lombardi, è stato l'ultimo giorno dell'era analogica, almeno per quanto riguarda la tv. L'evento non è certo arrivato inaspettato, vista la grande eco mediatica che lo ha accompagnato.
Durante questa fase di passaggio che è durata circa una settimana, alcune famiglie sono rimaste al buio televisivo, ovvero niente tv, né quella nuova digitale e nemmeno quella vecchia analogica. La cosa mi faceva un po' sorridere per due motivi: in fondo, pensavo, la vita senza tv non sarà poi dura e, il secondo, risintonizzare il televisore non è una cosa impossibile.
Risintonizzare è la parola chiave. Perché chi non aveva un decoder digitale e lo ha comprato per l'occasione, ha dovuto procedere con la ricerca automatica e la memorizzazione dei canali e anche per chi, come me, che lo aveva già da prima, si è resa necessaria una nuova risintonizzazione perché gran parte dei canali ha cambiato frequenza di trasmissione.
Così ieri sera accendo la Tv e sui canali delle reti mediaset in digitale si vede solo un fondo nero, immagino che si sia resa necessaria questa famigerata risintonizzazione e procedo di conseguenza. La scansione di tutta la banda finisce dopo qualche minuto e con mia sorpresa i canali memorizzati sono aumentati in numero. Peccato però che un buon 90% di questi trasmetta solo uno schermo nero e solo in quel momento mi rendo conto del perché lo hanno chiamato buio.
Non mi perdo di coraggio e ripeto la procedura. Una volta, una seconda, poi comincio a perdere la pazienza. Controllo tutti i cavi, mi assicuro della connessione dell'antenna e per non sbagliare accendo e spendo il ricevitore. Risintonizzo, ma niente, solo buio. Sto pensando a quale antennista mi sarei dovuto rivolgere il mattino seguente, quando preso dalla disperazione decido di cancellare tutti i canali registrati - per fortuna lo si può fare premendo solo qualche tasto - e ripeto per l'ennesima volta la ricerca canali.
La magia ha funzionato. Il decoder, certamente non il modello più intelligente, non gradiva tutti questi cambiamenti di nome e frequenze con il risultato che non mi faceva vedere nulla. Adesso la Tv è ritornata a funzionare anche se un po' rimpiango il colore del buio...
Durante questa fase di passaggio che è durata circa una settimana, alcune famiglie sono rimaste al buio televisivo, ovvero niente tv, né quella nuova digitale e nemmeno quella vecchia analogica. La cosa mi faceva un po' sorridere per due motivi: in fondo, pensavo, la vita senza tv non sarà poi dura e, il secondo, risintonizzare il televisore non è una cosa impossibile.
Risintonizzare è la parola chiave. Perché chi non aveva un decoder digitale e lo ha comprato per l'occasione, ha dovuto procedere con la ricerca automatica e la memorizzazione dei canali e anche per chi, come me, che lo aveva già da prima, si è resa necessaria una nuova risintonizzazione perché gran parte dei canali ha cambiato frequenza di trasmissione.
Così ieri sera accendo la Tv e sui canali delle reti mediaset in digitale si vede solo un fondo nero, immagino che si sia resa necessaria questa famigerata risintonizzazione e procedo di conseguenza. La scansione di tutta la banda finisce dopo qualche minuto e con mia sorpresa i canali memorizzati sono aumentati in numero. Peccato però che un buon 90% di questi trasmetta solo uno schermo nero e solo in quel momento mi rendo conto del perché lo hanno chiamato buio.
Non mi perdo di coraggio e ripeto la procedura. Una volta, una seconda, poi comincio a perdere la pazienza. Controllo tutti i cavi, mi assicuro della connessione dell'antenna e per non sbagliare accendo e spendo il ricevitore. Risintonizzo, ma niente, solo buio. Sto pensando a quale antennista mi sarei dovuto rivolgere il mattino seguente, quando preso dalla disperazione decido di cancellare tutti i canali registrati - per fortuna lo si può fare premendo solo qualche tasto - e ripeto per l'ennesima volta la ricerca canali.
La magia ha funzionato. Il decoder, certamente non il modello più intelligente, non gradiva tutti questi cambiamenti di nome e frequenze con il risultato che non mi faceva vedere nulla. Adesso la Tv è ritornata a funzionare anche se un po' rimpiango il colore del buio...
23 novembre 2010
Cantiere navale
E chi l'ha detto che la scienza è un mestiere per rammolliti che passano le loro giornate dietro un computer o davanti ad una lavagna? Ieri sera lamentavo un certo mal di schiena a causa del sollevamento piombo, ma oggi non è stata da meno. Se poi aggiungiamo che alla fatica è andata a sommarsi anche la tensione di non poter sbagliare, posso dire di essere veramente esausto.
Il succo della mia giornata è riassunto nella fotografia a destra. Io sono quello con l'elmetto, un piede appoggiato su un tripletto di quadrupoli e l'altro sul piolo della scala che si vede sullo sfondo. Il mio collega, quello imbragato è leggermente a sbalzo in cima al magnete del ciclotrone. Ma il personaggio principale dell'illustrazione è quello che occupa proprio il centro dell'immagine, ovvero quel blocco di piombo che sta volando sopra la fragilissima linea di fascio e che andrà ad incastrarsi alla perfezione sopra un piccolo magnete di trasporto fascio.
Il momento più bello è rappresentato in questa seconda fotografia (qui sotto a sinistra) in cui vedete come lo schermo di piombo ha preso il volo da pavimento di fianco alla beam line, per andare a prendere quota e poi essere traslato sopra il punto di installazione e infine calato in posizione. Il tutto grazie a due semplicissimi paranchi, antichissima invenzione, che ci ha permesso di realizzare questo movimento complesso applicando una forza relativamente piccola (ma uguale lavoro!).
Lo scopo di tutta questa fatica è andare a schermare il più possibile una delle regione più attivate dell'intero impianto. Infatti sia la valvola da cui esce il fascio, sia il primo magnete di trasporto vengono colpiti costantemente dall'alone di particelle che circonda il fascio e di conseguenza si attivano a livelli estremamente elevati. Questa regione del ciclotrone, insieme al sistema di estrazione, sono di sicuro le cause maggiori di esposizione radiologica del personale durante le operazioni di manutenzione. E visto che fra poche settimane dovremo "aprire" l'acceleratore per verificare il suo stato di salute interno, vogliamo essere sicuri che nessuno si prenda troppe radiazioni.
State pronti ad altri avvincenti resoconti perché la manutenzione di dicembre si prospetta veramente eccitante!
Il momento più bello è rappresentato in questa seconda fotografia (qui sotto a sinistra) in cui vedete come lo schermo di piombo ha preso il volo da pavimento di fianco alla beam line, per andare a prendere quota e poi essere traslato sopra il punto di installazione e infine calato in posizione. Il tutto grazie a due semplicissimi paranchi, antichissima invenzione, che ci ha permesso di realizzare questo movimento complesso applicando una forza relativamente piccola (ma uguale lavoro!).
Lo scopo di tutta questa fatica è andare a schermare il più possibile una delle regione più attivate dell'intero impianto. Infatti sia la valvola da cui esce il fascio, sia il primo magnete di trasporto vengono colpiti costantemente dall'alone di particelle che circonda il fascio e di conseguenza si attivano a livelli estremamente elevati. Questa regione del ciclotrone, insieme al sistema di estrazione, sono di sicuro le cause maggiori di esposizione radiologica del personale durante le operazioni di manutenzione. E visto che fra poche settimane dovremo "aprire" l'acceleratore per verificare il suo stato di salute interno, vogliamo essere sicuri che nessuno si prenda troppe radiazioni.
State pronti ad altri avvincenti resoconti perché la manutenzione di dicembre si prospetta veramente eccitante!
22 novembre 2010
Giacomo 2
Doveva essere ieri il giorno della grande festa di compleanno, invece il risveglio non è stato dei migliori e un mal di pancia con conseguenze - diciamo così - ci ha spinti a rimandare l'evento mondano a domenica prossima. Ma oggi è e resta comunque il compleanno della nostra pulce atomica e la mancata festa di ieri si è tramutata in una festa continua tutt'oggi. Prima dai nonni, poi dagli amici e infine stasera con gli zii. Sei proprio un ometto di mondo, Giacomo.
Giacomo sta diventando grande e anche se ormai sono passati oltre 700 giorni da quando lo abbiamo conosciuto, non perde mai occasione per stupirci. Corre, salta, canta e balla; si inventa i giochi più assurdi con gli oggetti più impensati. L'unica cosa in cui è pigro è la parola: si limita a pronunciare la prima sillaba della parola che vuole dire e il resto lo mima a gesti per stimolare l'intelligenza di quelli che lo circondano.
Oggi ha spento le candeline sulla torta, a differenza dell'anno passato quando fu colto dall'emozione e non riuscì a farlo. Ha scartato qualche regalo, ma sa che un altro grosso regalo arriverà all'inizio di febbraio e speriamo gli piaccia.
Giacomo sta diventando grande e anche se ormai sono passati oltre 700 giorni da quando lo abbiamo conosciuto, non perde mai occasione per stupirci. Corre, salta, canta e balla; si inventa i giochi più assurdi con gli oggetti più impensati. L'unica cosa in cui è pigro è la parola: si limita a pronunciare la prima sillaba della parola che vuole dire e il resto lo mima a gesti per stimolare l'intelligenza di quelli che lo circondano.
Oggi ha spento le candeline sulla torta, a differenza dell'anno passato quando fu colto dall'emozione e non riuscì a farlo. Ha scartato qualche regalo, ma sa che un altro grosso regalo arriverà all'inizio di febbraio e speriamo gli piaccia.
21 novembre 2010
Rafa, adios!
Sono ufficialmente in sciopero. E sono anche, altrettanto ufficialmente, incazzato nero! E non perché abbiamo perso, ancora e male, ma perché non abbiamo affatto giocato.
Basta! Da ora in avanti e fino a quando l'Inter non tornerà a giocare a calcio, io non sarò più suo spettatore. Resterò tifoso per tutta la vita, continuerò a soffrire con i neroazzurri, ma non potete chiedermi di guardare quella schifezza che i miei paladini credono che sia calcio. Giuro che non guardo più una partita, iniziando da quella di coppa della settimana a venire.
Non ci sono scusanti, non ci sono allevianti. Non ditemi che mancano tanti, troppi giocatori. Oggi quello che mancava era la voglia di fare gol. Il commentatore di Sky ha detto: "Sembra che tutto stia andando storto, anche le cose più semplici non funzionano", ma io dico, e ne sono convinto, che bisogna metterci del proprio per far si che le cose funzionino. A testimonianza di questo stato di completa incoscienza, c'è l'incomprensibile testata di Eto'o, così adesso con la prova Tv prenderà le sue belle giornate di squalifica e l'Inter si può anche dimenticare il gol della bandiera.
E' colpa di Benitez? Non lo so, non sono così esperto in tattiche e strategie per capirlo. Ma oggi il nostro allenatore non ha fatto nulla per rimettere in carreggiata una partita iniziata male e finita peggio. Altre volte si è giustificato che ha dovuto fare sostituzioni dettate da infortuni; oggi che ha potuto scegliere si è visto come ha scelto bene. Non so se resterà per il panettone, o se preferisce il pandoro, certo è che se l'Inter (non) gioca così non sarò certo io a stappare lo spumante.
Basta! Da ora in avanti e fino a quando l'Inter non tornerà a giocare a calcio, io non sarò più suo spettatore. Resterò tifoso per tutta la vita, continuerò a soffrire con i neroazzurri, ma non potete chiedermi di guardare quella schifezza che i miei paladini credono che sia calcio. Giuro che non guardo più una partita, iniziando da quella di coppa della settimana a venire.
Non ci sono scusanti, non ci sono allevianti. Non ditemi che mancano tanti, troppi giocatori. Oggi quello che mancava era la voglia di fare gol. Il commentatore di Sky ha detto: "Sembra che tutto stia andando storto, anche le cose più semplici non funzionano", ma io dico, e ne sono convinto, che bisogna metterci del proprio per far si che le cose funzionino. A testimonianza di questo stato di completa incoscienza, c'è l'incomprensibile testata di Eto'o, così adesso con la prova Tv prenderà le sue belle giornate di squalifica e l'Inter si può anche dimenticare il gol della bandiera.
E' colpa di Benitez? Non lo so, non sono così esperto in tattiche e strategie per capirlo. Ma oggi il nostro allenatore non ha fatto nulla per rimettere in carreggiata una partita iniziata male e finita peggio. Altre volte si è giustificato che ha dovuto fare sostituzioni dettate da infortuni; oggi che ha potuto scegliere si è visto come ha scelto bene. Non so se resterà per il panettone, o se preferisce il pandoro, certo è che se l'Inter (non) gioca così non sarò certo io a stappare lo spumante.
20 novembre 2010
Quattro muoni
Negli ultimi giorni, il CERN di Ginevra è tornato a fare notizia e a comparire sulle pagine dei giornali per almeno due ottimi motivi. L'ultimo riguarda l'intrappolamento di anti-idrogeno e il secondo, invece, la sostituzione dei protoni con ioni di piombo nel collisore LHC. Questi avvenimenti hanno goduto dell'onore delle primi pagine anche sui giornali generalisti perché evocano curiosità e paure ancestrale. La trama di Angeli e Demoni, un dei best-seller di Dan Brown, si centra proprio sulla capacità del laboratorio ginevrino di produrre e immagazzinare anti-idrogeno; e l'idea che il prodotto di una collissione tra ioni di piombo possa generare una situazione simile a quella del Big Bang è decisamente molto attraente.
Ma non è di questi eventi che vi voglio parlare, bensì di qualcosa di più tecnico, certamente non così appariscente, ma che ha segnato un punto importante per la ricerca del Bosone di Higgs, uno dei principali motivi per cui LHC è stato costruito. L'esperimento CMS ha annunciato che il giorno 24 settembre 2010, è stato registrato il primo evento con 4 muoni nello stato finale. Qui sotto vi riporto un mini video con la visualizzazione dell'evento in questione.
Adesso probabilmente starete pensando: per forza la stampa non gli ha dato importanza, cosa sarà mai questa schifezza? In realtà si tratta di un evento storico perché potrebbe essere la prima volta che il bosone di Higgs è stato creato in laboratorio e successivamente rivelato.
Dove è questo Higgs?
Uno sarebbe portato a chiedersi, ma come fanno questi a dire che hanno visto l'Higgs, quando in realtà al più hanno visto solo qualche riga in un disegno stilizzato. Dobbiamo innanzitutto partire dal fatto che le righe stilizzate rappresentano le traiettorie delle particelle rivelate nella collisione e che grazie alla presenza del campo magnetico e della curvatura di queste tracce è possibile risalire alla massa e alla carica di ciascuna di particelle. Quelle quattro spade che vedete attraversare l'intero rivelatore sono proprio quattro muoni, due positivi e due negativi. Ma i fisici non si sono fermati qui e, applicando analisi piuttosto complicate da spiegare in un blog, hanno calcolato quella che si chiama la massa del dimuone, ovvero della particella che ha generato una coppia +/- di muoni e hanno trovato, in entrambi i casi, un valore compatibile con quello del bosone Z.
E' un bosone di Higgs o è Z?
E' una lunga storia. I quattro muoni sono stati generati a due a due da una coppia di bosoni Z a loro volta prodotti nell'interazione. E questo è praticamente sicuro, perché, come vi dicevo poche righe fa, la massa invariante di una coppia di muoni è quella di un bosone Z. Ma ora possiamo ripetere il gioco e andare a vedere chi ha prodotto la coppia di Z. Qui la storia si complica, perché una possibile risposta è che la coppia di Z, come prevede la teoria, possa essere generata dal decadimento di bosone di Higgs, ma anche no. Questi Z potrebbe essere anche generati direttamente da collisioni di protoni senza passare per il tanto ricercato Higgs.
Come usciamo da questo mistero?
Con tanta pazienza. Di questo primo evento a quattro muoni possiamo calcolare la massa invariante delle due Z e fare una predizione della massa della particella che le ha generate. Nel caso di questo evento è di poco superiore a 200 GeV. Poi dobbiamo aspettare altri eventi simili e vedere quanto risulterà la massa invariante delle due Z anche in quei casi e dal grafico di tutti questi eventi potremo capire se è stato scoperto l'Higgs oppure no. Infatti se le masse invarianti si disporranno in modo più o meno piatto, allora dobbiamo continuare a cercare o a cercare qualcosa d'altro, se invece tenderanno ad accumularsi in una zona allora quella potrebbe essere la massa del Bosone di Higgs e ci sarà ancora parecchio da divertirsi.
Sarà anche un piccolo passo, ma è il primo di una lunga serie! Avanti tutta!
Ma non è di questi eventi che vi voglio parlare, bensì di qualcosa di più tecnico, certamente non così appariscente, ma che ha segnato un punto importante per la ricerca del Bosone di Higgs, uno dei principali motivi per cui LHC è stato costruito. L'esperimento CMS ha annunciato che il giorno 24 settembre 2010, è stato registrato il primo evento con 4 muoni nello stato finale. Qui sotto vi riporto un mini video con la visualizzazione dell'evento in questione.
Adesso probabilmente starete pensando: per forza la stampa non gli ha dato importanza, cosa sarà mai questa schifezza? In realtà si tratta di un evento storico perché potrebbe essere la prima volta che il bosone di Higgs è stato creato in laboratorio e successivamente rivelato.
Dove è questo Higgs?
Uno sarebbe portato a chiedersi, ma come fanno questi a dire che hanno visto l'Higgs, quando in realtà al più hanno visto solo qualche riga in un disegno stilizzato. Dobbiamo innanzitutto partire dal fatto che le righe stilizzate rappresentano le traiettorie delle particelle rivelate nella collisione e che grazie alla presenza del campo magnetico e della curvatura di queste tracce è possibile risalire alla massa e alla carica di ciascuna di particelle. Quelle quattro spade che vedete attraversare l'intero rivelatore sono proprio quattro muoni, due positivi e due negativi. Ma i fisici non si sono fermati qui e, applicando analisi piuttosto complicate da spiegare in un blog, hanno calcolato quella che si chiama la massa del dimuone, ovvero della particella che ha generato una coppia +/- di muoni e hanno trovato, in entrambi i casi, un valore compatibile con quello del bosone Z.
E' un bosone di Higgs o è Z?
E' una lunga storia. I quattro muoni sono stati generati a due a due da una coppia di bosoni Z a loro volta prodotti nell'interazione. E questo è praticamente sicuro, perché, come vi dicevo poche righe fa, la massa invariante di una coppia di muoni è quella di un bosone Z. Ma ora possiamo ripetere il gioco e andare a vedere chi ha prodotto la coppia di Z. Qui la storia si complica, perché una possibile risposta è che la coppia di Z, come prevede la teoria, possa essere generata dal decadimento di bosone di Higgs, ma anche no. Questi Z potrebbe essere anche generati direttamente da collisioni di protoni senza passare per il tanto ricercato Higgs.
Come usciamo da questo mistero?
Con tanta pazienza. Di questo primo evento a quattro muoni possiamo calcolare la massa invariante delle due Z e fare una predizione della massa della particella che le ha generate. Nel caso di questo evento è di poco superiore a 200 GeV. Poi dobbiamo aspettare altri eventi simili e vedere quanto risulterà la massa invariante delle due Z anche in quei casi e dal grafico di tutti questi eventi potremo capire se è stato scoperto l'Higgs oppure no. Infatti se le masse invarianti si disporranno in modo più o meno piatto, allora dobbiamo continuare a cercare o a cercare qualcosa d'altro, se invece tenderanno ad accumularsi in una zona allora quella potrebbe essere la massa del Bosone di Higgs e ci sarà ancora parecchio da divertirsi.
Sarà anche un piccolo passo, ma è il primo di una lunga serie! Avanti tutta!
19 novembre 2010
Cartoonbook
Indovinate un po' che foto ho messo? |
Nel regno del passaparola è bastato un attimo e il libro delle facce si è trasformato nel libro dei cartoni. Tutti a cambiare la propria foto, magari a cercare un video sul tubo del proprio eroe cartonato e a commentare sulle scelte degli amici con il cuore pieno di nostalgia per quei bei tempi passati.
Apparentemente, fino a questa mattina, era un fenomeno ristretto all'Italia, poi ho letto il commento di un amico Americano che per molti anni ha vissuto nel Bel Paese e che ha un milione di amici italiani. Il commento diceva così:
There seems to be a trend propagating through facebook to replace profile pictures with cartoon characters until an arbitrarily chosen date (November 22). I've only seen this among Italians thus far. Let's see how far it can propagate in the west.
Che tradotto significa che ha notato tra gli italiani questa mania dei cartoni animati e lui vorrebbe provare a farla propagare anche nel nuovo mondo. Non so se ci riuscirà, ma per il momento il suo profilo si è trasformato nel Professor Frink della serie I Simpson.
Ora non so quanto bene porterà questo gioco ai diritti dell'infanzia, ma di sicuro ha avuto l'effetto di far parlare di questa importante iniziativa che altrimenti sarebbe potuta passare quasi inosservata.
Qui sopra trovate il bellissimo Doodle di Google celebrativo della giornata mondiale per i diritti dell'infanzia.
Ma cosa ci trova da ridere?
E' la notizia degli ultimi giorni e, grazie anche alla mini-polemica Maroni - Saviano, ha occupato moltissime prime pagine e un numero imprecisato di minuti nei telegiornali di tutte le reti. Quello che mi lascia più perplesso della cattura del latitante Iovine è quell'immagine che sta facendo il giro del mondo: lui circondato dalla polizia e da un folto gruppo di persone che applaudono e lui che se la ride. Appare contento, per nulla arrabbiato per essere stato catturato e risponde con sorrisi e sguardi ammiccanti ai numerosi flash dei fotografi e sarebbe persino pronto a rilasciare una breve intervista ai microfoni dei giornalisti. Insomma, è stato arrestato un pericoloso latitante, ma l'atmosfera sembra quella con cui è accolta l'uscita di una star dai camerini al termine di uno spettacolo di successo.
Non ci credete? Guardate le immagini che ha trasmesso il Tg2.
Più lo vedo e meno lo capisco. Mi sembra un assurdo. A prescindere dal fatto che sia un malvivente e che si stesse nascondendo, il suo piano - anche se dopo ben 14 anni - è fallito e ora lo aspetta il carcere a vita, ma tutto questo non lo turba affatto. Il fallimento, che in genere crea un sentimento di insoddisfazione, sembra non sfiorarlo nemmeno. Allora non mi resta che pensare, visto che non credo che si tratti di una messa in scena, che in fondo anche l'arresto rientrava nei suoi piani, o che comunque la sua vita non cambierà poi tanto.
Prima di chiudere, mi viene alla mente un'altra domanda: come è possibile per un uomo restare nascosto per tutto questo tempo nel mezzo di una cittadina? Possibile che nessuno ha mai visto qualcosa di strano o anche solo uno sbadato che suona il campanello sbagliato? Basta chiudo, perché mi stanno venendo troppi, ma proprio troppi, dubbi.
17 novembre 2010
Bisteccone gnam gnam
Mi sto ancora leccando i baffi. Era veramente da molto tempo che attendevo di mangiarmi una bella fetta di carne, piuttosto alta, e soprattutto cucinata alla griglia. Il mio colesterolo non mi permette certo di abbuffarmi spesso con queste quantità di carne rossa, ma questa volta ho decisamente ceduto alla tentazione.
La ricetta è molto semplice. Io l'ho cucinata sulla griglia nel camino di casa, cosa che non è mai particolarmente comoda, perché un po' di fumo va sempre in giro per la cucina, ma vi posso assicurare che il risultato vale decisamente la pena. Guardate questa sequenza di fotografie...
ps. Un consiglio: evitate di saggiare la temperatura della griglia con un dito. Adesso ho almeno due falangi con il tipico segno della carne cotta ai ferri.
La ricetta è molto semplice. Io l'ho cucinata sulla griglia nel camino di casa, cosa che non è mai particolarmente comoda, perché un po' di fumo va sempre in giro per la cucina, ma vi posso assicurare che il risultato vale decisamente la pena. Guardate questa sequenza di fotografie...
ps. Un consiglio: evitate di saggiare la temperatura della griglia con un dito. Adesso ho almeno due falangi con il tipico segno della carne cotta ai ferri.
13 novembre 2010
Smaltimento lampadine a basso consumo
Mi si è bruciata una lampadina: era una di quelle da 20 Watt, ma che illumina come un vecchio bulbo ad incandescenza da 100 W garantendomi un risparmio del 80% circa. Come sempre non è tutto oro quello che luccica e il risparmio energetico non è così alto come sembra perché va tenuto conto anche dell'energia spesa per produrla e soprattutto quella per smaltirla.
Una lampada a basso consumo contiene parecchi elementi inquinanti, primo tra tutti un quantitativo non trascurabile di mercurio, in grado di inquinare irrimediabilmente centinaia di litri di acqua potabile.
Ma adesso cosa devo farmene della lampadina esausta? Ecco trovata la risposta sul sito Ecolamp, del consorzio per il recupero e lo smaltimento di apparecchiature per illuminazione. Bisogna ovviamente procedere ad una raccolta differenziata in modo da poter permettere alla lampada di essere opportunamente trattata e recuperare i materiali pericolosi. Sul sito di Ecolamp troverete un comodo strumento per identificare l'isola ecologica comunale più vicina a voi dove potrete portare non solo le lampade a basso consumo, ma anche i neon e tutte le altre apparecchiature di illuminazione. L'isola di Olgiate Comasco è attrezzata per questo tipo di raccolta differenziata, quindi approfittatene pure.
Un'altra possibilità, prevista da un recente decreto (8 marzo 2010), si chiama 1 contro 1. Ovvero potete andare dal vostro fornitore di fiducia e consegnare a lui la lampada esausta ammesso che ne comperiate una nuova. In quel caso, sarà compito del negoziante contattare il consorzio per il ritiro e il successivo smaltimento. La prossima volta che vado al supermercato per la spesa, provo questo 1 contro 1 e poi vi faccio sapere.
Aggiornamento
Sono stato al Bennet di Olgiate e appena entrato mi sono presentato al Box informazioni dicendo che volevo usufruire dell'iniziativa 1 contro 1. La signora al banco è letteralmente caduta dal pero e mi ha chiamato un inserviente del reparto, la quale a sua volta è andata a chiedere ulteriori spiegazioni per poi dirmi: devi consegnarmi la lampadina all'uscita dimostrandomi di averne comperata una nuova. E così ho fatto, all'uscita sono ritornato al box informazioni con lo scontrino e la mia bella lampada nuova e lei imbarazzata mi dice: e adesso cosa devo fare? dobbiamo tenerla noi questa? Io le ho risposto che adesso stava a loro smaltirla secondo le norme vigenti e lei ha annuito e si è congedata. Morale della favola secondo mia moglie: tu adesso dormirai tranquillo per aver fatto il tuo dovere e la lampadina sarà già finita in fondo ad un cestino del misto in attesa di inquinare mare e terra.
Speriamo di no...
Una lampada a basso consumo contiene parecchi elementi inquinanti, primo tra tutti un quantitativo non trascurabile di mercurio, in grado di inquinare irrimediabilmente centinaia di litri di acqua potabile.
Ma adesso cosa devo farmene della lampadina esausta? Ecco trovata la risposta sul sito Ecolamp, del consorzio per il recupero e lo smaltimento di apparecchiature per illuminazione. Bisogna ovviamente procedere ad una raccolta differenziata in modo da poter permettere alla lampada di essere opportunamente trattata e recuperare i materiali pericolosi. Sul sito di Ecolamp troverete un comodo strumento per identificare l'isola ecologica comunale più vicina a voi dove potrete portare non solo le lampade a basso consumo, ma anche i neon e tutte le altre apparecchiature di illuminazione. L'isola di Olgiate Comasco è attrezzata per questo tipo di raccolta differenziata, quindi approfittatene pure.
Un'altra possibilità, prevista da un recente decreto (8 marzo 2010), si chiama 1 contro 1. Ovvero potete andare dal vostro fornitore di fiducia e consegnare a lui la lampada esausta ammesso che ne comperiate una nuova. In quel caso, sarà compito del negoziante contattare il consorzio per il ritiro e il successivo smaltimento. La prossima volta che vado al supermercato per la spesa, provo questo 1 contro 1 e poi vi faccio sapere.
Aggiornamento
Sono stato al Bennet di Olgiate e appena entrato mi sono presentato al Box informazioni dicendo che volevo usufruire dell'iniziativa 1 contro 1. La signora al banco è letteralmente caduta dal pero e mi ha chiamato un inserviente del reparto, la quale a sua volta è andata a chiedere ulteriori spiegazioni per poi dirmi: devi consegnarmi la lampadina all'uscita dimostrandomi di averne comperata una nuova. E così ho fatto, all'uscita sono ritornato al box informazioni con lo scontrino e la mia bella lampada nuova e lei imbarazzata mi dice: e adesso cosa devo fare? dobbiamo tenerla noi questa? Io le ho risposto che adesso stava a loro smaltirla secondo le norme vigenti e lei ha annuito e si è congedata. Morale della favola secondo mia moglie: tu adesso dormirai tranquillo per aver fatto il tuo dovere e la lampadina sarà già finita in fondo ad un cestino del misto in attesa di inquinare mare e terra.
Speriamo di no...
Perché la mela fa maturare la frutta
Me l'ha consigliato mio suocero la scorsa settimana: i cachi che avevamo appena comperato erano un po' indietro e con quel sapore orribile che rende immangiabile quelle deliziose bacche quando sono acerbe. Mi ha consigliato di metterci una mela vicino e per la sera successiva avrei mangiato un caco delizioso. Così è stato.
Non era la prima volta che sentivo questa perla di saggezza popolare, così ho voluto cercare di capire il perché di questa maturazione accelerata. In effetti, come al solito, non c'è nulla di magico e tutte le leggende si basano su un fondo di assoluta verità. Il trucco si spiega sapendo che esistono due tipi differenti di frutta: i frutti climaterici e quelli aclimaterici. I primi, a cui appartengono la mela e il caco, continuano il loro processo di maturazione anche una volta separati dalla pianta, gli altri, come l'uva e le fragole, assolutamente no.
Il processo di maturazione nella frutta è guidato da un ormone chiamato etilene, un semplicissimo idrocarburo che in condizioni normali si presenta sotto forma di gas. Più etilene respirano i frutti e più questi tendono a maturare e a produrre altro etilene. Le mele, tra i frutti climaterici, sono forse quelle con il più alto tasso di produzione di etilene, così che fungono da stimolatore per la maturazione degli altri frutti climaterici.
Ecco così spiegata la magia della nonna, ma attenzione funziona solo con la frutta climaterica, non sperate di far maturare le fragole avvicinandovi delle mele!
Non era la prima volta che sentivo questa perla di saggezza popolare, così ho voluto cercare di capire il perché di questa maturazione accelerata. In effetti, come al solito, non c'è nulla di magico e tutte le leggende si basano su un fondo di assoluta verità. Il trucco si spiega sapendo che esistono due tipi differenti di frutta: i frutti climaterici e quelli aclimaterici. I primi, a cui appartengono la mela e il caco, continuano il loro processo di maturazione anche una volta separati dalla pianta, gli altri, come l'uva e le fragole, assolutamente no.
Il processo di maturazione nella frutta è guidato da un ormone chiamato etilene, un semplicissimo idrocarburo che in condizioni normali si presenta sotto forma di gas. Più etilene respirano i frutti e più questi tendono a maturare e a produrre altro etilene. Le mele, tra i frutti climaterici, sono forse quelle con il più alto tasso di produzione di etilene, così che fungono da stimolatore per la maturazione degli altri frutti climaterici.
Ecco così spiegata la magia della nonna, ma attenzione funziona solo con la frutta climaterica, non sperate di far maturare le fragole avvicinandovi delle mele!
11 novembre 2010
Futuro precariamente certo
E' proprio una strana vita quella del lavoratore precario. Come lo yogurt, l'unica cosa di cui ha certezza è che il suo contratto ha i giorni contati e che inesorabilmente il suo lavoro presto o tardi raggiungerà la data di scadenza. Non sono qui per fare considerazioni politiche circa la condizione poco dignitosa in cui sono costretti a vivere molti giovani italiani, ma vorrei aggiungere una mia personale considerazione. Più che di una considerazione, si tratta di una domanda, forse retorica, a cui non credo ci sia bisogno di rispondere.
I precari della scienza, tutti quei giovani - e meno giovani - ricercatori che riempiono i laboratori italiani con tanta voglia di far bene, devono ogni giorno fare il conto con il loro futuro incerto. Anzi no, il loro futuro è certissimo, sanno perfettamente che il giorno x del mese y non avranno più un lavoro, ma il tutto è alimentato da speranze, più o meno illusorie, sul fatto che il contratto venga rinnovato o che subirà una trasformazione in un'altra tipologia più dignitosa o magari stabilizzante.
E poi ci sono situazioni strane in cui ti viene detto che è meglio sapere con certezza che tutto finirà piuttosto che vivere nel dubbio che dall'oggi al domani ti potrebbe arrivare una brutta notizia. Ti consolano dicendoti che almeno così hai il tempo di cercare delle alternative e, allo stesso tempo, puoi lavorare dando il massimo di te, perché sai che nulla potrà accadere prima della data di scadenza. E se provi a chiedere il perché, ti rispondono con lunghissimi giri di parole, che quello che fai è piuttosto inutile per poi subito correggersi e dire che il tuo "prodotto" non rientra nella nostra missione. E ti ripetono (parafrasando): però adesso che sai quando tutto finirà, puoi concentrarti solo sugli aspetti positivi, incanalare tutto il tuo entusiamo nel tuo lavoro, nel tuo laboratorio che sicuramente non chiuderà prima della scadenza, anche se quello che fai non serve.
Domando: come si fa a lavorare così?
I precari della scienza, tutti quei giovani - e meno giovani - ricercatori che riempiono i laboratori italiani con tanta voglia di far bene, devono ogni giorno fare il conto con il loro futuro incerto. Anzi no, il loro futuro è certissimo, sanno perfettamente che il giorno x del mese y non avranno più un lavoro, ma il tutto è alimentato da speranze, più o meno illusorie, sul fatto che il contratto venga rinnovato o che subirà una trasformazione in un'altra tipologia più dignitosa o magari stabilizzante.
E poi ci sono situazioni strane in cui ti viene detto che è meglio sapere con certezza che tutto finirà piuttosto che vivere nel dubbio che dall'oggi al domani ti potrebbe arrivare una brutta notizia. Ti consolano dicendoti che almeno così hai il tempo di cercare delle alternative e, allo stesso tempo, puoi lavorare dando il massimo di te, perché sai che nulla potrà accadere prima della data di scadenza. E se provi a chiedere il perché, ti rispondono con lunghissimi giri di parole, che quello che fai è piuttosto inutile per poi subito correggersi e dire che il tuo "prodotto" non rientra nella nostra missione. E ti ripetono (parafrasando): però adesso che sai quando tutto finirà, puoi concentrarti solo sugli aspetti positivi, incanalare tutto il tuo entusiamo nel tuo lavoro, nel tuo laboratorio che sicuramente non chiuderà prima della scadenza, anche se quello che fai non serve.
Domando: come si fa a lavorare così?
7 novembre 2010
Il nascondiglio perfetto
Lo scopo di questa fotografia non è tanto farvi vedere il freschissimo taglio di capelli del piccolo Jack, ma piuttosto vorrei focalizzare la vostra attenzione su un dettaglio della nostra lavastoviglie, proprio sullo sfondo dell'immagine. A metà del riquadro superiore c'è, come in tutte le lavastoviglie, il meccanismo per aprire il portello.
Nel nostro caso specifico c'è uno sportellino di plastica che, spinto all'interno con le dita, permette l'accesso alla vera e propria maniglia che apre l'elettrodomestico. Un mesetto fa, tutto all'improvviso, lo sportellino aveva iniziato a fare molta fatica ad aprirsi quasi impedendo l'accesso della mano. Non gli avevamo dato troppo peso, semplicemente accusando il difetto all'età ormai non più trascurabile dell'elettrodomestico.
Ieri sera però si è aperto un nuovo scenario. Infatti la Tata, anche se con un secondo di ritardo, si è accorta che il piccolo Giacomino stava infilando qualcosa all'interno dello sportellino prima che questo potesse essere definitivamente inghiottito dalla lavastoviglie. Così il mio primo impegno di questa domenica mattina è stato smontare lo sportello per recuperare l'oggetto misterioso. Ma appena aperto, ho scoperto che Giacomo utilizzava questo anfratto come nascondiglio perfetto e che l'oggetto di ieri sera, poi identificato come una pinzetta per le sopracciglia, era andato a far compagnia ad un giochino di legno da mesi disperso e che persino l'FBI aveva perso la speranza di ritrovare.
Nel nostro caso specifico c'è uno sportellino di plastica che, spinto all'interno con le dita, permette l'accesso alla vera e propria maniglia che apre l'elettrodomestico. Un mesetto fa, tutto all'improvviso, lo sportellino aveva iniziato a fare molta fatica ad aprirsi quasi impedendo l'accesso della mano. Non gli avevamo dato troppo peso, semplicemente accusando il difetto all'età ormai non più trascurabile dell'elettrodomestico.
Ieri sera però si è aperto un nuovo scenario. Infatti la Tata, anche se con un secondo di ritardo, si è accorta che il piccolo Giacomino stava infilando qualcosa all'interno dello sportellino prima che questo potesse essere definitivamente inghiottito dalla lavastoviglie. Così il mio primo impegno di questa domenica mattina è stato smontare lo sportello per recuperare l'oggetto misterioso. Ma appena aperto, ho scoperto che Giacomo utilizzava questo anfratto come nascondiglio perfetto e che l'oggetto di ieri sera, poi identificato come una pinzetta per le sopracciglia, era andato a far compagnia ad un giochino di legno da mesi disperso e che persino l'FBI aveva perso la speranza di ritrovare.
Rumore di vetri rotti
E' la stessa sensazione che si prova da bambini quando si resta imbambolati a fissare il gioco preferito appena rotto, irreparabilmente a pezzi e insostituibile. Eppure lo sapevo che prima o poi sarebbe dovuto succedere: ogni cosa ha le sue stagioni e il calcio non fa certo eccezione. E' ufficiale: la stagione delle vittorie dell'Inter è finita, o almeno questo è quello che appare agli occhi dei tifosi che ieri sera fischiavano i campioni d'Europa mentre cercavano disperatamente il pareggio con il Brescia.
Ma si può sapere cosa è successo e cosa è cambiato? Innanzitutto, il cambiamento più evidente - a parte i risultati - è l'allenatore. Non voglio dire che Mourinho era meglio di Benitez, ma di sicuro sono due personaggi differenti e anche il solo cambiamento non ha giocato bene. I giocatori devono imparare a conoscere il nuovo allenatore e a rispettarlo come professionista. Vi ricordate due campionati fa quando esordì il Mou? L'inizio non fu certo dei migliori e lui continuava ad arrabbiarsi con i giornalisti - che altro non facevano che riportare i mormorii dei tifosi - che paragonavano la sua Inter a quella di Mancini. Eppure lo stesso Mou è adesso osannato e innalzato agli onori degli altari .
Poi ci sono i giocatori. Apparentemente quelli non sono cambiati: Balotelli se ne è andato, e sono arrivati altri giovani già di proprietà dell'Inter. Eppure se guardo il poster commemorativo della finale di Champions e confronto le facce con quelle tristi che ieri sera hanno lasciato San Siro, ne riconosco solo qualcuna. Certo non voglio portare a scusante gli infortuni: quelli devono essere evitati con la giusta preparazione che evidentemente è mancata e continua a mancare. Ma è anche vero che se cambi cinque, sei o anche sette undicesimi di una squadra è lecito aspettarsi risultati diversi.
Ancora peggio è che è cambiato l'atteggiamento in campo. L'anno scontro, si giocava per vincere. Oggi si entra in campo con la presunzione che forse si vincerà e che comunque non potrà poi andare così male. Sbagliato. E' che non abbiamo più fame. Le vittorie dell'anno scorso hanno saziato la nostra fame atavica e adesso sappiamo che tanto non si potrà mai più fare di meglio e non vale nemmeno la pena di sbattersi per ottenere il minimo sufficiente. E pensare che proprio in settimana era arrivata la strigliata di Moratti che aveva avvertito tutti ad un radicale cambiamento di rotta. Visto il primo tempo di ieri sera direi che non è proprio servita a nulla.
Cosa dobbiamo fare allora? Tornare a fare i piangina d'Italia come prima? No direi proprio di no. Una volta che ci si è seduti sul trono non si può più tornare a fare i giullari. Innanzitutto bisogna prendere coscienza che c'è qualcosa che non va bene, che c'è un problema e che deve essere affrontato. E voglio proprio sperare che la deludente prestazione di ieri sera sia da stimolo per iniziare un lungo processo di guarigione.
Ma si può sapere cosa è successo e cosa è cambiato? Innanzitutto, il cambiamento più evidente - a parte i risultati - è l'allenatore. Non voglio dire che Mourinho era meglio di Benitez, ma di sicuro sono due personaggi differenti e anche il solo cambiamento non ha giocato bene. I giocatori devono imparare a conoscere il nuovo allenatore e a rispettarlo come professionista. Vi ricordate due campionati fa quando esordì il Mou? L'inizio non fu certo dei migliori e lui continuava ad arrabbiarsi con i giornalisti - che altro non facevano che riportare i mormorii dei tifosi - che paragonavano la sua Inter a quella di Mancini. Eppure lo stesso Mou è adesso osannato e innalzato agli onori degli altari .
Poi ci sono i giocatori. Apparentemente quelli non sono cambiati: Balotelli se ne è andato, e sono arrivati altri giovani già di proprietà dell'Inter. Eppure se guardo il poster commemorativo della finale di Champions e confronto le facce con quelle tristi che ieri sera hanno lasciato San Siro, ne riconosco solo qualcuna. Certo non voglio portare a scusante gli infortuni: quelli devono essere evitati con la giusta preparazione che evidentemente è mancata e continua a mancare. Ma è anche vero che se cambi cinque, sei o anche sette undicesimi di una squadra è lecito aspettarsi risultati diversi.
Ancora peggio è che è cambiato l'atteggiamento in campo. L'anno scontro, si giocava per vincere. Oggi si entra in campo con la presunzione che forse si vincerà e che comunque non potrà poi andare così male. Sbagliato. E' che non abbiamo più fame. Le vittorie dell'anno scorso hanno saziato la nostra fame atavica e adesso sappiamo che tanto non si potrà mai più fare di meglio e non vale nemmeno la pena di sbattersi per ottenere il minimo sufficiente. E pensare che proprio in settimana era arrivata la strigliata di Moratti che aveva avvertito tutti ad un radicale cambiamento di rotta. Visto il primo tempo di ieri sera direi che non è proprio servita a nulla.
Cosa dobbiamo fare allora? Tornare a fare i piangina d'Italia come prima? No direi proprio di no. Una volta che ci si è seduti sul trono non si può più tornare a fare i giullari. Innanzitutto bisogna prendere coscienza che c'è qualcosa che non va bene, che c'è un problema e che deve essere affrontato. E voglio proprio sperare che la deludente prestazione di ieri sera sia da stimolo per iniziare un lungo processo di guarigione.
5 novembre 2010
Atomium by night
Mi vergogno un po' della qualità della foto, ma questo è il massimo che sono riuscito ad ottenere con la ridicola fotocamera del mio cellulare. E poi fotografare di notte un oggetto luminoso pieno di riflessi non è mai un'operazione facile.
Mi spiace che la qualità dell'immagine impoverisca il luccichio di cui l'Atomium, realizzato al CCR per il semestre di presidenza belga, si veste la notte. Sui segmenti che uniscono i siti atomici del reticolo cubico a corpo centrato sono state aggiunte bande di diodi LED ad alta luminosità che trasformano la già splendida opera d'arte e di ingegneria in uno spettacolo dal sapore natalizio. Con un tocco di vera classe, tutti i cavi elettrici sono stati fatti correre all'interno della struttura e collegati a grossi accumulatori alimentati da due pannelli solari. Così oltre ad essere bello, il nostro Atomium è persino ecologico!
Ancora un volta, le mie più grandi congratulazioni vanno alle due menti che stanno dietro al progetto e alla inarrestabile intraprendenza dei colleghi belgi che ha tutti costi hanno voluto questa versione illuminata.
Mi spiace che la qualità dell'immagine impoverisca il luccichio di cui l'Atomium, realizzato al CCR per il semestre di presidenza belga, si veste la notte. Sui segmenti che uniscono i siti atomici del reticolo cubico a corpo centrato sono state aggiunte bande di diodi LED ad alta luminosità che trasformano la già splendida opera d'arte e di ingegneria in uno spettacolo dal sapore natalizio. Con un tocco di vera classe, tutti i cavi elettrici sono stati fatti correre all'interno della struttura e collegati a grossi accumulatori alimentati da due pannelli solari. Così oltre ad essere bello, il nostro Atomium è persino ecologico!
Ancora un volta, le mie più grandi congratulazioni vanno alle due menti che stanno dietro al progetto e alla inarrestabile intraprendenza dei colleghi belgi che ha tutti costi hanno voluto questa versione illuminata.
3 novembre 2010
Squadra di supporto
Oggi è una giornata di quelle che mi sarebbe piaciuto apostrofare "per essere lunedì, ci è già andata bene". Sì perché le giornate più impestate capitano sempre e rigorosamente il primo giorno della settimana e oggi pur essendo mercoledì era per noi di fatto il primo giorno lavorativo della settimana.
Stamattina arrivo bel presto, aiutato da condizioni del traffico decisamente favorevoli, ma capisco subito che genere di giornata mi si sarebbe prospettata. Mi dicono: la cantina è allagata causa pioggia nel week end, vedi un po' di gestire la faccenda.
Inizio facendo un giro di controllo; la situazione non è poi così catastrofica, ho visto il bagno di casa mia in condizioni ben peggiori, ma non ho nulla per intervenire, né stracci né scope per non parlare poi di un'aspiraliquidi. Ritorno in ufficio, prendo il telefono e comincio a chiamare il responsabile dell'infrastrutture che però non risponde. Chiamo il suo vice, ma niente e solo allora mi rendo conto che, vista la chiusura della scuola europea, molti colleghi hanno approfittato per una settimana di vacanza. Non mi resta che chiamare i pompieri - il JRC ha un servizio interno per la gestione delle emergenze. Una soluzione drastica, ma pur sempre una soluzione. Compongo il 9999, numero unico per le emergenze, e dopo qualche squillo, risponde un signore che con fare distinto mi dice: "Supportin, buongiorno come posso esserle utile?".
Nel frattempo che mi presento e illustro il problema, penso Supportin non lo avevo mai sentito, deve essere un cognome Veneto un po' come Zanin o Rinaldin. La telefonata si conclude con la presa in carico del problema e io appendo soddisfatto della mia efficienza. Passano nemmeno cinque minuti e mi squilla il telefono, rispondo e: "Salve, qui Supportin, le sto inviando una squadra di pompieri per un sopralluogo, li può accompagnare in cantina?" Non c'è problema, appendo sempre più gasato dall'efficienza del centro. Questione di minuti e il LandRover dei pompieri posteggia davanti al ciclotrone, scendono in due e io li accompagno sul luogo del delitto. Mi dicono che la situazione è facilmente risolvibile e che nel primissimo dopopranzo avrebbero sistemato tutto.
Sembrerebbe tutto fatto, se non fosse che alle quattro scopro che non sono ancora arrivati, allora riprendo il telefono, rifaccio il 9999 e puntuale come sempre risponde il signor Supportin. Dico: "mi scusi, potrei parlare con i pompieri?" e dall'altra parte del filo "sì sì, siamo sempre noi, adesso ci chiamano support team, ma siamo sempre i pompieri..." A qualche punto e solo a quel punto, ho realizzato che "Supportin" non era il cognome del mio interlocutore, ma la pronuncia con un forte accento lombardo dell'inglese "support team", ovvero squadra di supporto. Il Supportin - permettetemi di continuare a chiamarlo così - deve aver pensato che era caduta la linea perché per qualche secondo non ho proferito parola, impegnato com'ero a pensare se per caso nel corso delle varie telefonate l'avessi chiamato Signor Supportin. Continuo la telefonata trattenendo a stento una risata che è scoppiata come una bomba appena appesa la cornetta.
Morale della favola: anche nelle situazioni più nere, si trova sempre l'occasione per una sana risata
Stamattina arrivo bel presto, aiutato da condizioni del traffico decisamente favorevoli, ma capisco subito che genere di giornata mi si sarebbe prospettata. Mi dicono: la cantina è allagata causa pioggia nel week end, vedi un po' di gestire la faccenda.
Inizio facendo un giro di controllo; la situazione non è poi così catastrofica, ho visto il bagno di casa mia in condizioni ben peggiori, ma non ho nulla per intervenire, né stracci né scope per non parlare poi di un'aspiraliquidi. Ritorno in ufficio, prendo il telefono e comincio a chiamare il responsabile dell'infrastrutture che però non risponde. Chiamo il suo vice, ma niente e solo allora mi rendo conto che, vista la chiusura della scuola europea, molti colleghi hanno approfittato per una settimana di vacanza. Non mi resta che chiamare i pompieri - il JRC ha un servizio interno per la gestione delle emergenze. Una soluzione drastica, ma pur sempre una soluzione. Compongo il 9999, numero unico per le emergenze, e dopo qualche squillo, risponde un signore che con fare distinto mi dice: "Supportin, buongiorno come posso esserle utile?".
Nel frattempo che mi presento e illustro il problema, penso Supportin non lo avevo mai sentito, deve essere un cognome Veneto un po' come Zanin o Rinaldin. La telefonata si conclude con la presa in carico del problema e io appendo soddisfatto della mia efficienza. Passano nemmeno cinque minuti e mi squilla il telefono, rispondo e: "Salve, qui Supportin, le sto inviando una squadra di pompieri per un sopralluogo, li può accompagnare in cantina?" Non c'è problema, appendo sempre più gasato dall'efficienza del centro. Questione di minuti e il LandRover dei pompieri posteggia davanti al ciclotrone, scendono in due e io li accompagno sul luogo del delitto. Mi dicono che la situazione è facilmente risolvibile e che nel primissimo dopopranzo avrebbero sistemato tutto.
Sembrerebbe tutto fatto, se non fosse che alle quattro scopro che non sono ancora arrivati, allora riprendo il telefono, rifaccio il 9999 e puntuale come sempre risponde il signor Supportin. Dico: "mi scusi, potrei parlare con i pompieri?" e dall'altra parte del filo "sì sì, siamo sempre noi, adesso ci chiamano support team, ma siamo sempre i pompieri..." A qualche punto e solo a quel punto, ho realizzato che "Supportin" non era il cognome del mio interlocutore, ma la pronuncia con un forte accento lombardo dell'inglese "support team", ovvero squadra di supporto. Il Supportin - permettetemi di continuare a chiamarlo così - deve aver pensato che era caduta la linea perché per qualche secondo non ho proferito parola, impegnato com'ero a pensare se per caso nel corso delle varie telefonate l'avessi chiamato Signor Supportin. Continuo la telefonata trattenendo a stento una risata che è scoppiata come una bomba appena appesa la cornetta.
Morale della favola: anche nelle situazioni più nere, si trova sempre l'occasione per una sana risata
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