Il Giappone, per noi Europei, è proprio all'altro capo del mondo e non solo dal punto di vista puramente geografico. È qualcosa che non si riesce a capire fin tanto che non lo si prova di persona e solo allora si capiscono le facce dei turisti giapponesi mentre girano per le vie delle nostre città d'arte.
Vi siete mai chiesti, per esempio, perché continuano a scattare fotografie a ripetizione? Credo principalmente per due motivi. Primo perché tutte le cose anche quelle per noi più scontante, per loro sono totalmente nuove e inaspettate. Secondo perché quando sono in giro a fare i turisti, vengono catturati dalla mania della velocità e della premura; non si possono fermare e devono continuare a vedere e scoprire. Fare le foto di tutto gli permetterà una volta tornati nella loro normalità giapponese di rivedere tutto con calma.
Lo abbiamo provato con mano quando domenica scorsa siamo andati a fare una piccola escursione a visitare alcuni templi di pregevole fattura. La nostra guida ci ha sottoposto ad un
tour de force massacrante (sotto alcuni aspetti ricordava la visita guidata che abbiamo fatto a
Mosca). Non ci lasciava il tempo di gustare le cose, solo il tempo necessario per mettere a fuoco e scattare!
E la gente, anche quella è molto
strana. Uso strana senza alcuna accezione negativa, ma solo per indicare la grande differenza che c'è tra noi e loro. Innanzitutto, il fortissimo rispetto che hanno degli altri. Rispetto espresso a parole e con i gesti. Rispetto fatto di lunghe frasi cantilenanti per dirti buon giorno e ripetuti inchini di ringraziamento. Rispetto a volte esagerato come indossare una mascherina per evitare di diffondere i propri batteri.
Cosa per noi occidentali del tutto incomprensibile è, per esempio, lo stare in assoluto silenzio mentre si viaggia in treno, perché a qualcuno potrebbe dare fastidio. Così quando salgono in metropolitana, mettono il cellulare in modalità silenziosa e per non perdere nemmeno un sms, lo tengono aperto davanti agli occhi pronti a rispondere.
Abbiamo visitato Tokyo che con i suoi 12 milioni di abitanti ospita un giapponese su dieci. I quartieri del centro, con i loro palazzi da 50 piani offrono una skyline davvero mozzafiato, ma il resto della città è costituito da tanti piccoli villaggi con abitazioni basse dai caratteristici tetti blu. Gli abitanti di Tokyo, finito il lavoro, si riversano per le strade, molte delle quali sono riservate al traffico pedonale e passeggiano sui marciapiedi attirati dai negozianti che dall'ingresso dei loro esercizi invitano tutti ad entrare.
I cartelloni pubblicitari, i maxi schermi e le luci colorate rendono Tokyo un'esperienza indimenticabile, proprio da cartone animato. Purtroppo noi l'abbiamo visitata di giorno, ma di notte deve essere qualcosa di magnifico.
Poi ci sono le manie, e i Giapponesi in fatto di manie non si fanno mancare proprio niente. A cominciare dall'elettronica: non esiste nessun Giapponese che non abbia un telefonino dell'ultimissima generazione, un lettore MP3, chiavina USB, telecamera, schermo al plasma... insomma sono dei veri e propri consumatori di elettronica. Esiste persino un quartiere intero della capitale chiamato Akabahara, ma soprannominato, specie dai turisti,
città elettrica. Le vie sono tutte un susseguirsi di negozi pressoché identici che vendono tutti esclusivamente elettronica di consumo. Dalle schede di memoria ai computer, dai telefonini ai palmari, dai netbook miniaturizzati ai navigatori satellitari. Insomma tutto quanto serve per accontentare i loro insaziabili appetiti elettronici. Purtroppo questo paradiso elettronico è ultimamente diventato poco accessibile ai turisti europei, perché la crisi economica mondiale, ha reso il cambio € / ¥ sfavorevole e quindi tutto costa se non di più almeno uguale a quello che lo pagheremmo in Italia.
Altra mania è quella del Pachinko, ovvero la versione Giapponese delle
slot machine. Purtroppo la fotografia scattata attraverso una vetrata è di pessima qualità e non ho potuto rifarla senza flash perché mi è stato caldamente suggerito da un inserviente di lasciar perdere. Il pachinko si gioca in grandi sale tipo casinò dove una musica da video gioco e dal volume assordante ti fa perdere la cognizione dello spazio e del tempo. Il gioco è tanto semplice quanto stupido: bisogna gettare delle sferette metalliche all'interno delle macchinetta e sperare che queste cadano nel buco giusto. Se questo succede, allora si vincono altre palline, altrimenti no. Il punto è che il giocatore non ha praticamente nulla da fare se non osservare queste palline cadere lentamente seguendo le strade ogni volta diverse disegnate dal movimento di alcune parti meccaniche. È una vera e propria droga, ci sono giocatori che entrano con uno zaino con cibo e bibite in mondo da trascorrere davanti alla
slot il maggior tempo possibile senza doversi mai allontanare. Ovviamente le palline vinte non possono essere riconvertite in denaro all'interno del casinò, ma viene consegnata una specie di
fiche che invece viene trasformata in denaro liquido in alcuni appositi sportelli appena fuori.
E poi ci sono i manga, ovvero i fumetti, con tutte quelle donne dalla faccia di bambine, vestite in modo molto succinto. Ci sono intere librerie piene di raccolte di manga, compresi anche quei pochi esempi conosciuti al grande pubblico occidentale, come Ken il guerriero. E non sono gli adolescienti gli unici o comunque maggiori lettori; sono proprio gli adulti che affollano le librerie e sfogliano avidamente le pagine illustrate. Agli appassionati di Manga, suggerisco questo
canale su youtube... se vi piace il genere lo troverete imperdibile, se non vi piace, dimenticatelo...
La conclusione è che il Giappone è proprio un altro mondo e come mi diceva un amico, atterrare a Tokyo è la cosa più simile allo sbarco su Marte che un europeo possa fare.
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