
Ricordiamo brevemente il motivo per cui questo tubo è così fortemente radioattivo. Lo scopo di questo camino è quello di scaricare in quota l'aria opportunamente filtrata dei reattori. Questo è vero anche in caso di un incidente durante le cosiddette operazioni di venting (rilascio della sovrappressione interna al nocciolo); operazioni che sono state effettuate più volte e non senza difficoltà a causa della mancanza di corrente elettrica per l'azionamento delle valvole, durante le primissime fasi dell'emergenza, ancora prima delle esplosioni. Una buona frazione di radioattività che è finita in atmosfera, quella che non è stata fermata dai filtri assoluti, è transitata attraverso questo tubo di espulsione e si è depositata lungo le pareti. E' un processo piuttosto riproducibile, con un gas caldo ed in pressione che transita all'interno di un condotto molto più freddo. Elementi come il cesio hanno la caratteristica di fissarsi in modo estremamente resistente e solo processi chimici / fisici aggressivi riescono ad eliminarlo.
Così si spiega perché il camino è un punto caldo e come avevamo già detto a suo tempo, il fatto che lo sia non è per nulla strano e, sotto un certo punto di vista è anche un bene. Di fatto tutto il cesio che costituisce questa sorgente di radiazioni è confinato e non potrà venire redisperso in ambiente.
Ma torniamo alla misura in questione. TEPCO, conoscendo il rateo di dose importante in quella zona, ha programmato un intervento molto ponderato e anziché mandare tecnici con strumenti telescopici come aveva fatto nel 2011, ha piazzato in punti precisi alcuni dosimetri che sono stati esposti al campo di radiazioni per un periodo di tempo noto. Un po' come andare ad impressionare una pellicola fotografica da diverse angolazioni con lo scopo di ricostruire l'intensità della sorgente. Facendo le opportune ipotesi, TEPCO ha concluso che il valore di rateo di dose in prossimità dei punti caldi è compreso tra 15 e 25 Sv/h.
Questo preclude un intervento diretto degli operatori, almeno in quella zona, ma si rende necessaria l'analisi del rateo di dose anche in quota, per vedere se è possibile, per esempio, far eseguire la riparazione da un operatore all'interno del cestello di una gru.
Il trizio
Passiamo ora a parlare del trizio, che di tanto in tanto torna a fare la sua presenza tra le notizie che riguardano la difficile situazione della gestione dell'acqua contaminata. Per fare un breve riassunto: al momento ci sono svariati sistemi di decontaminazione dell'acqua in funzione sul sito di Fukushima. Tra alti e bassi, perdite e guasti, i sistemi, in particolare SARRY, funzionano discretamente bene per quanto concerne i fattori di decontaminazione e i volumi che riescono a trattare quotidianamente. Con l'avvento di ALPS, è ora possibile rimuovere efficacemente e su grossi volumi anche altri radioisotopi differenti dal cesio fino a valori inferiori a quelli previsti per lo scarico in mare. Resta fuori un solo isotopo per cui non si raggiunge, nemmeno con ALPS, il livello di rilascio, si tratta del trizio, l'isotopo dell'idrogeno con due neutroni caratterizzato da un tempo di dimezzamento di 12 anni e un'emissione beta di bassissima energia. Di fatto il suo impatto sull'ambiente e sull'uomo è quasi totalmente trascurabile proprio per la sua bassa energia e per il fatto che l'emivita biologica (il tempo che impiega a dimezzarsi nell'organismo umano se assunto con acqua) è di una decina di giorni.
Su queste pagine, da molto tempo oramai, andiamo a ripetere che difficilmente si troverà un modo per rimuovere questo trizio e rilasciare acqua pulita. Tecniche per la separazione isotopica esistono e sono state analizzate da IRID, anche per i livelli relativamente bassi riscontrati nell'acqua di Fukushima, ma non hanno la capacità di trattare le volumetrie in gioco (almeno 400 m3/giorno). Tecniche scalabili a livello industriale funzionano abbastanza bene per abbattere l'acqua triziata prodotta nei reattori ad acqua pesante (come per esempio i modelli CANDU), ma sono praticamente inutili a basse concentrazioni. Diventa tutto più chiaro guardando lo schema qui a lato, dove vengono confrontate diverse tecniche per la rimozione del trizio e di fatto solo una è potenzialmente in grado di abbassare in maniera quasi impercettibile il livello dell'acqua triziata di Fukushima, e comunque ancora non a sufficienza per scendere sotto i limiti.
Che fare allora? Una soluzione è quella di stoccare l'acqua triziata e di investire in ricerca nella speranza di far saltare fuori una tecnologia efficace e scalabile. Questo approccio sarebbe anche accettabile se uno avesse un paio di migliaia di metri cubi di acqua da stoccare; si costruisce le cisterne come si deve, vengono messe le protezioni necessarie e si aspetta. Male che vada il trizio decade da solo dimezzandosi ogni 12 anni. Diventa un rischio inaccettabile nell'impianto di Fukushima dove ci sono già adesso centinaia di migliaia di tonnellate di acqua, più o meno contaminata e abbiamo già più volte avuta la dimostrazione come la logistica non sia un punto di forza di TEPCO. Rilasciare l'acqua con il trizio in mare avrebbe un impatto trascurabile sull'ambiente e sulla salute umana e permetterebbe di semplificare la gestione delle cisterne oltre che a liberare volumetrie che possono, in caso di necessità, essere utilizzate per lo stoccaggio di altra acqua molto più contaminata.
In un mondo ideale si deve scegliere per il bene, nel nostro mondo reale, purtroppo spesso dobbiamo accontentarci di scegliere il male minore.
La situazione dell'acqua
Concludiamo con i numeri dell'acqua contaminata e visto che abbiamo saltato la settimana precedente, ecco i due documenti di riferimento del 3 dicembre e del 10 dicembre.
Settimana precedente | Previsione per questa settimana | Settimana presente | Previsione per la settimana successiva | |
---|---|---|---|---|
Acqua nei reattori + turbine | 74 000 | 73 900 | 73 600 | 75 100 |
Acqua nello stoccaggio | 18 450 | 19 560 | 19 150 | 20 180 |
Totale | 92 450 | 93 460 | 92 750 | 95 280 |
ps. Come avrete notato, la frequenza degli aggiornamenti tecnici si è un po' allungata risultando spesso di due anziché di una sola settimana come era inizialmente. Questo allentarsi degli aggiornamenti è in parte legato agli sviluppi della situazione, che non sempre presenta avanzamenti importanti sull'arco della settimana, e in parte al mio traslocato / trasferimento che mi tiene spesso bloccato durante il week-end. Ricordo a tutti che è possibile avere sempre informazioni fresche e opinioni interessanti a firma della comunità unico-lab leggendo lo spazio commenti del post più recente.
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