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11 marzo 2012

Un minuto per la memoria

Un minuto di raccoglimento davanti ai resti di un centro
di prevenzione disastri nella prefettura di Miyagi
AP Photo/Shizuo Kambayashi 
Oggi è una giornata dai sentimenti contrastanti. Più o meno un anno fa, iniziava proprio tra le pagine di questo diario on-line, un'avventura che avrebbe coinvolto un gruppo numeroso di persone uniche, nel perfetto stile del blog. Per un blogger, vedere le proprie pagine lette, commentate, a volte criticate altre condivise dovrebbe essere la più grande soddisfazione, e non vi nego che lo è. Ma il pensiero che tutte queste persone sono qui oggi, perché un anno fa un terribile disastro naturale ha spezzato migliaia di vite umane e messo in ginocchio una centrale nucleare, generando paura, ansia e sconforto a livello globale, cancella di colpo questa mia egoistica soddisfazione.

Ad un anno di distanza voglio raccontarvi come tutto questo nacque. Non voglio parlarvi di un anno di Fukushima, ma di un anno di unico-lab senza per questo mancare di rispetto a chi ha perso tutto, in particolare l'amore e la vicinanza dei propri cari.


Lo sapete, era venerdì e prima mattina in Italia. Come abitudine, prima di partire per il lavoro alla buon'ora ho buttato un occhio alle notizie, parlavano di un terribile terremoto in Giappone, era stato diramato l'allarme tsunami, ma come potevamo attenderci il Giappone aveva retto. Salto in macchina e mentre guido ascolto come d'abitudine lo scanzonato Trio Medusa su Deejay. Anche loro accusano il colpo, specie dopo l'arrivo dello tsunami e anziché le battute e la satira, continuano a ripetere gli effetti del disastro, loro vedono le immagini e cercano di descriverle a beneficio degli ascoltatori. Per la prima volta sento parlare di emergenza nucleare. Accelero per arrivare prima in ufficio e cercare altre informazioni.

Prendo un caffè al volo alla macchinetta e lo bevo mentre rapidamente scorro le righe dell'aggiornamento sul Corriere.it, sono ancora poche e confuse le notizie "nucleari" che per mio interesse professionale sono quelle che mi colpiscono maggiormente. Mi accorgo di essere un egoista, perché già si contano le vittime, ma la mia formazione scientifica mi fa leggere solo le notizie che riguardano le centrale. Le prime agenzie parlano di spegnimento d'emergenza (SCRAM) per un larghissimo numero di reattori sulla costa, ne parlano con toni preoccupatissimi, anche se lo SCRAM in sé rientra ancora nella normale operatività della centrale.

In perfetto stile blogger, scorro subito a fine pagina e leggo i commenti dei lettori. Subito a parlare di sindrome cinese, quando ancora non si sa del blackout a Fukushima, qualcuno sembra veramente terrorizzato e convinto che è iniziata la fine del mondo modello Maya 2012. In risposta ad uno di questi commenti apocalittici, un altro lettore aggiunge che "non capivano nulla, e che in questo momento di estremo pericolo per il terremoto e lo tsunami, il posto più sicuro dove stare era proprio una centrale nucleare, per come è costruita e protetta".

E' stato a quel punto che ho capito che valeva la pena di scrivere qualche riga per cercare di fare chiarezza, per capire, da quello che pian piano emergeva, se era veramente la fine del mondo o una barzelletta. Pochi minuti dopo la pubblicazione della prima pagina, fioccano le visite, i commenti e le domande. Così preparo al volo due post con domande e risposte sui reattori e sulle radiazioni che grazie agli utenti si arricchiscono di domande e dettagli alla velocità della luce. E continua ovviamente il liveblogging...

Il resto è storia passata, con le decine e decine di articoli di approfondimento, la contaminazione alimentare con la webapp, l'analisi tecnica con i grafici dei reattori, e così via, ma permettetemi di dire ancora due parole sui veri protagonisti, i lettori. Nonostante il tema del nucleare sia spesso dibattuto con lo stesso spirito del fondamentalismo religioso, con scontri e risse, qui non è mai successo nonostante ci siano opinioni a dir poco divergenti sull'utilizzo della tecnologia nucleare come fonte di energia. L'unico modo per riuscirci è stata l'apertura mentale, il fatto che nessuno qui ha la pretesa di essere l'illuminato che conosce e capisce tutto, ma tutti hanno la consapevolezza che da ciascuno si può imparare.

Grazie a tutti per aver reso questo anno un'esperienza unica!

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