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14 gennaio 2013

Lettere, suoni e lingue

Tutto ebbe inizio da un link, tra il serio e il faceto, postato da Giovanna in cui il DailyMail presenta la soluzione vasino per le nuove generazioni di nati digitali. Come spesso accade, basta uno spunto per innescare una bella discussione e questa volta l'argomento non era né il bagno né l'ultimo gadget con la mela morsicata. Bensì ci siamo ritrovati a parlare di lingue, di come spesso facciamo fatica a parlare correttamente la nostra lingua e non solo in termini grammaticali, ma anche fonetici.

Valeriano esodirva dicendo:

Già la gente non sa più parlare, non sa leggere, non comunica... e non parlo solo di grammatica. Avete notato come sempre più persone (compreso giornalisti e presentatori, che dovrebbero essere l'eccellenza) hanno un uso improprio della lingua, delle parti grammaticali e delle relazioni sintattiche? Una sorta di analfabetismo funzionale.

E Giovanna incalzava:

Carissimo, ma che sintassi? Sentiamo giornalmente strafalcioni inaccettabili addirittura a livello di pronuncia dell’italiano.
Proprio così, stendiamo il pietoso velo sulla pronuncia delle parole straniere (abbiamo sentito di tutto Schùmacher, Schumàcher, Schumachèr –potevano chiedergli” carino, come pronunci tu il tuo nome?- o Istàmbul-Istambùl- Istambul con l’accento sulla I, Afghanistàn-Afghànistan ecc. eppure ci sarebbe il DOP da consultare, utilissimo per i toponimi, addirittura a cura della RAI).
Ma quello che mi fa andare letteralmente in bestia è Francesco Giorgino del Tg 1, sì sì quello della famosa “balàustra”, e molti altri reporter che adesso non saprei indicare per nome, che ignorano la pronuncia sorda della zeta nell’unica coppia di parole omografe ma non omofone veramente significativa nella lingua italiana razza ‹ràzza› «sottospecie» con zeta sorda (come in pizza) e razza ‹ràʒʒa› «pesce» con zeta sonora (come in azzurro) . Ebbene lui si ostina a dire raʒʒismo e raʒʒista. Perché non lo corregge nessuno?
E l’ostinazione a pronunciare faticosamente la s come sonora nella parola musulmano quando è chiaramente sorda in quanto c’è anche la versione mussulmano, o riςalire invece di risalire, e parole affini, chiaramente parola composta?
Ora non dico che si debba fare un corso di dizione, è vero che la pronuncia s/ς come pure z/ ʒ ha un carattere regionale e tutti abbiamo le nostre caratteristiche regionali , ma è anche vero che non tutti siamo giornalisti tv e che ci sono delle semplici regole che permettono una pronuncia decente , media, neutra evitando dialettismi che spesso non sono soltanto fastidiosi, ma conducono a sonori strafalcioni.
Se sembra eccessivo il DIPI di Canepari, o il MAPI , basterebbe aprire wikipedia.
Altrimenti che ci mettano Carlo Conti a leggere le notizie.
Regole pratiche in Wikipedia il DOP il DIPI e il MAPI

Perdonatemi il raptus didascalico, (si presuppone che dovrei insegnare l’italiano standard perciò questi problemini li devo affrontare spesso)
E poi, perché no, potrebbe leggerci qualche Giorgino.

E da qui la discussione ha preso la direzione della fonetica. Con Lisandro che riporta l'esperienza Giapponese e l'uso del katakana.

c'è una soluzione a tutto questo. Il katakana, il mai sufficientemente bistrattato alfabeto giapponese per la trascrizione delle parole straniere. Che però, rimanendo sillabico e con la limitazione di una pronuncia fedele alle lettere che lo compongono, porta a mal di pancia come "uatto izu datto?" (What is that?). Però il principio di mimesi esatta dell'originale non cambia. E infatti è utilissimo per i nomi asiatici (tranne quelli cinesi che vengono proprio rielaborati sulla base della "propria" lettura dell'ideogramma), ma anche svizzeri o Danesi, che non sono mica male. Io stesso imparai dal katakana la giusta lettura di Ahmadinejad, con la scatarrata dopo la "a" e non tutto d'un fiato come facevo prima (amadinegiàd).

E poi ancora Giovanna

Gli esempi potrebbero essere infiniti, che ne dici di "assolutamente no/si"? Senti, avrei preferito evitare di aprire gli otri di Eolo, ma ti devo una risposta appropriata.
Il discorso sullo stato della lingua italiana è ampio e articolato, tanto più che le opinioni dei linguisti divergono. In ogni caso già a partire dal latino è in corso l’evoluzione inarrestabile della lingua da sintetica ad analitica, mentre l’appiattimento del linguaggio odierno è funzionale agli scopi comunicativi, in quanto l’imperativo è comunicare e per farlo al meglio bisogna semplificare. Meno subordinate, più coordinate, meno congiuntivo, sta scomparendo il futuro ecc.ecc. Per un approfondimento , anche bibliografico, della semplificazione rimando alla Treccani

Ma il problema che sollevi tu è piuttosto di natura filosofica e psicolinguistica, si chiama relativismo linguistico, secondo il quale la lingua
influenza il pensiero quindi un impoverimento della lingua determinerebbe l’impoverimento del pensiero, si tratta dell’"ipotesi di Sapir-Worf", peraltro fortemente criticata e contrapposta .alla tesi dell’universalismo linguistico di Noam Chomsky, la quale contrappone l’idea che ogni linguaggio
si sviluppa e si distingue a seconda dell’ambiente culturale in cui cresce l’individuo, a partire da una matrice biologica universale comune a tutta la
specie umana.(se i pensieri dipendessero dalle parole, come potrebbe mai esserne coniata una nuova? Come potrebbe un bambino imparare la prima? Come sarebbe possibile la traduzione interlinguistica?). Finora sono stati individuati circa 60 universali semantici comuni a tutte le lingue. Io non sono in grado di esprimere un’opinione, forse entrambe le teorie hanno qualcosa di vero.

Ciò detto, non mi preoccuperei più di tanto per la sorte dell’taliano, stiamo assistendo “all’ampliamento mostruoso del lessico e alla sua specializzazione, con crescita vertiginosa del vocabolario di molte branche del sapere (economia, medicina,informatica) e della vita sociale (politica, amministrazione)”. La lingua letteraria ormai non ha nessun peso, ha perduto il ruolo di norma e, “come ovunque nel mondo, la guida o l’iniziativa linguistica sono passate ad altri soggetti: televisioni, Internet, giornali. L’italiano trasmesso è forse la varietà di italiano più prestigiosa oggi e più ritenuta autorizzata a dettare (o a modificare) la norma. Peraltro, finora, non ha né prodotto né autorizzato cambiamenti particolarmente dirompenti”.
Le citazioni della Treccani e qualcosa di breve su relatività e universalità linguistica.

PS. A partire dalla teoria chomskyana B. Berlin e P. Kay intrapresero uno studio per verificare l’esistenza di termini base per i colori, al di là delle differenze linguistiche. Analizzando i dati di 20 diversi linguaggi, elaborarono la loro Teoria dei Termini Base dei Colori (TBC) la quale sosteneva l’universalità dei meccanismi linguistici legati alla percezione del colore e più in generale una semantica universale dei colori.
E’ tuttora in atto il World Color Survey un progetto con lo scopo di verificare gli assunti di Berlin e Kay.
http://www1.icsi.berkeley.edu/wcs/
http://en.wikipedia.org/wiki/Linguistic_relativity_and_the_color_naming_debate

Una tesina di semplice lettura, e in italiano, sul tema (riferisce anche Orwell, pensa un po’!)

Sperando di essere riuscito a fare un buon riassunto della situazione vi invito a continuare qui la discussione piacevole avviata altrove.

ps. Questo è il post augurale della sezione in-topic, perché su questo spazio l'unica cosa off-topic è la maleducazione. L'idea è di dare lo spazio e la visibilità che si meritano quegli interessanti scambi di opinione sbocciano nei posti sbagliati, quindi buona chiacchierata a tutti!

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