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21 novembre 2012

LabVIEW ad oggetti

Sono particolarmente soddisfatto questa sera perché proprio sul finire della giornata lavorativa abbiamo concluso un punto importante nel lavoro di programmazione che stiamo facendo e di cui vi ho già accennato in precedenza. Nello specifico volevamo maneggiare dei "record" contenuti su il database interno dello strumento, e fino a qui non ci sarebbe nulla di eccezionale, se non fosse che la struttura dei "record" non fosse uniforme e ce ne fossero parecchie varianti.

La complicazione sta proprio nel dover gestire questa diversità nonostante ci sia una radice comune e per tutti i tipi sia necessaria un'identica sequenza di operazioni. Chi ha programmato ad oggetti, sa che questo è il caso tipico di applicazione dell'ereditarietà e del polimorfismo, cardini di questo modo di progettare un software. Avevo parlato di queste due caratteristiche della programmazione ad oggetti nel mini corso che avevo anche pubblicato su questo blog, se qualcuno fosse interessato erano rispettivamente la lezione 4 e la lezione 5.

Di fronte a questa sfida, non ho resisto alla tentazione e ho provato l'estensione ad oggetti del linguaggio di National Instruments. Mi ci è voluto un po', specie per capire il gergo e le modalità in cui la programmazione ad oggetti testuale è stata tradotta in icone, ma devo dire che una volta appreso il minimo, si va avanti piuttosto facilmente.

Per chi volesse avere un'introduzione e una spinta per iniziare, il posto giusto è questo webinar di presentazione e i link ivi presentati. E' in inglese, ma è talmente ben fatto che deve essere assolutamente visto anche se siete dei maghi di C++.

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