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1 novembre 2012

La cucina che ci ha reso intelligenti

Prendete uno scimpanzé e una gallina. Quale dei due vi sembra più intelligente? E' una sorta di domanda retorica, perché la risposta sarà certamente il primate, con le sue capacità intuitive, l'utilizzo di strumenti esterni, la comunicazione, anche se basica, con gli altri individui. Adesso prendete un uomo e uno scimpanzé, la differenza è altrettanto abissale, lo scimpanzé sarà pure intelligente se confrontato con gli altri animali, ma in una sfida con l'uomo perde decisamente.

La differenza è fisiologica: il cervello dell'uomo ha mediamente 86 miliardi di neuroni mentre i gorilla ne hanno solo 33 e gli scimpanzé 28. Questa differenza in numero si ripercuote anche in una differenza in massa e, attenzione questo è il punto cruciale, in consumo di risorse. Un cervello piccolo consuma meno di uno grosso: durante il sonno il nostro cervello solo per rimanere acceso consuma il 20% dell'energia prodotta dal nostro corpo, da comparare con il 9% della media dei primati.


E' una questione di numeri e di risorse. Siamo più intelligenti perché abbiamo una maggior potenza di calcolo, per dirla un po' in termini elettronici, ma le batterie ci durano meno e abbiamo bisogno di ricaricarci più spesso. Un momento però... perché quest'ultima parte del ragionamento non è proprio vera.

I primati passano in media nove ore della loro giornata cibandosi, ovvero procurandosi l'energia necessaria per le attività vitali incluso il cervello, noi umani forse nemmeno a Natale stiamo nove ore al tavolo! Credo che in un paio d'ore al giorno riusciamo ad ottenere tutta l'energia necessaria e forse anche un po' di più vista la continua esigenza di metterci a dieta.

Dove sta quindi la differenza? Dobbiamo fare un viaggio indietro nel tempo, di circa 2 milioni di anni fa, quando le dimensioni del cervello dell'Homo Erectus improvvisamente aumentarono a spese di un maggior consumo di energia. E l'uomo di 2 milioni di anni fa se lo poteva permettere rispetto agli amici primati perché aveva imparato a cucinare.

L'atto di cuocere, inteso dal punto di vista biochimico, ovvero spaccare la struttura tridimensionale delle proteine che compongono il cibo (denaturalizzare), è un modo molto conveniente per rendere maggiormente accessibile il contenuto di energia del cibo che mangiamo, così che in poche ore al giorno, ben spese, si riesce ad ottenere molta più energia di quella che si otterrebbe da una dieta a base di alimenti crudi.

I gorilla di due milioni di anni fa, visto che non avevano voglia di cucinare, si sono trovati in una situazione in cui o diminuivano il loro peso corporeo a favore del cervello e passavano ad una dieta più energetica, oppure si accontentavano del cervello che avevano. Noi abbiamo scelto per il cervello, ma visto come stiamo ingrassando di questi tempi non vorrei che stessimo cambiando idea!

Per chi ne vuole sapere di più, da leggere l'articolo di libero accesso su PNAS.

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