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24 giugno 2012

Beam On: una visita speciale

Ormai lo sapete, il venerdì è il giorno delle visite al nostro laboratorio. Con la necessità di non lasciare attività sperimentali concluse solo a metà, cerchiamo di non iniziare nessun esperimento l'ultimo giorno della settimana e allo stesso tempo facciamo pulizia e riassettiamo il laboratorio e quindi diventa anche il giorno perfetto per accogliere visitatori curiosi di scienza.

Qualche giorno fa, un collega mi ha chiesto se potevo far fare un giro ad un gruppetto di ragazzi. Io pensavo alla solita visita di cui ho già un rodatissimo discorso-template degno del miglior Cicerone, ma lui ci ha tenuto a specificare che si trattava di un pugno di studenti di fisica all'ultimo anno della magistrale con indirizzo in acceleratori. A loro, chiaramente non potevo spiegare come funziona un ciclotrone, lo hanno studiato sui libri e probabilmente conoscono gli aspetti teorici molto meglio di me, ma nessuno di loro ne aveva mai visto uno dal vivo e magari in funzione e così ho pensato di esagerare...


Ricordandomi i noiosi e caldi pomeriggi estivi passati sui libri per gli ultimi esami prima della tesi, ho pensato di regalare loro una bella esperienza nel nostro laboratorio. A differenza dei gruppi "normali" che sono in genere molto più interessati alle applicazioni piuttosto che all'acceleratore in sé, a loro ho mostrato i vari pezzi dell'impianto che hanno studiato e che adesso avevano ad un metro dal naso. Ho aggiunto un po' di sale, spiegando quello che sui libri non si racconta e che si impara solo sul campo e con l'esperienza. E poi, non senza una certa emozione, abbiamo fatto "BEAM ON". Dovevo fare un piccolo run di prova e così ho colto l'occasione per portare tutti in plancia nella sala di controllo dove hanno assistito all'accensione del plasma nella sorgente di ioni,  alla ricerca dell'isocronismo con il fascio di particelle che per magia si formato all'interno del campo magnetico e che sempre più accelerato abbiamo portato fino alla massima potenza. I loro occhi cercavano di seguire tutti i vari strumenti analogici con le indicazioni dei parametri del fascio e io cercavo di spiegare cosa stava succedendo anche grazie ad una serie di disegni tecnici che mi ero stampato. Ricordo il mio primo giorno di addestramento. Avevo caricato tutto in testa, eppure vedere tutto dal vivo mi sembrava affascinante e allo stesso tempo impossibile da ripetere.

Il risultato è stato un successo, o almeno, io se fossi stato in loro mi sarei divertito un sacco. Il giudizio finale spetta a loro e a me inizia a crescere la malinconia, perché sta per succedere ancora: la mia vita di gitano della scienza sta per prendere una nuova curva stretta di quelle che non vedi cosa ti aspetta dietro. Sarà un nuovo lab, nuovi colleghi che già conosco e che sono molto simpatici, un nuovo lavoro. La signora ciclotrona mi mancherà tanto, ovviamente anche i miei colleghi, e chi l'avrebbe mai detto tre anni quando timidamente mi sedevo alla console intimorito dalla sua maestà e da tutte quelle manopole di cui non conoscevo il significato e che adesso sono diventate il mio lavoro che amo.

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