Riassunto delle puntate precedenti
geohot e il team fail0verflow hanno scoperto e rilasciato al grande pubblico le chiavi private della PS3 e della PSP. Attraverso l'uso di questi codici - che altro non sono che dei grandi numeri - è possibile scrivere programmi, firmarli digitalmente ed eseguirli sulla playstation senza nessun limite, visto che la macchina li riconoscerà come codice legittimo approvato da Sony. Questo di per sé non da la possibilità di copiare giochi, ma al tempo stesso non esclude di farlo. Infatti poche ore dopo il rilascio, altri sviluppatori, senza troppe remore, hanno scritto versioni modificate del firmware in modo da permettere l'esecuzione anche di codice non firmato digitalmente e di backup managers ovvero di applicativi in grado di eseguire giochi copiati. In realtà gli sviluppatori dei backup manager si coprono le spalle dicendo che se l'utente è proprietario di un gioco regolarmente acquistato, allora è un suo diritto proteggere la sua proprietà e giocare con una copia di backup anziché il prezioso originale. Sony a questa cosa non ci crede e ha portato tutti in tribunale.
In tribunale
geohot e il resto della banda sembravano abbastanza tranquilli, infondo i recenti sviluppi sul jailbreak dell'iPhone - sempre opera di geohot - sembravano dargli ragione, invece il giudice ha confermato l'ordine temporaneo di restrizione richiesto da Sony, che vuol dire che è fatto temporaneamente divieto agli hacker di continuare a distribuire le scoperte che hanno fatto all'interno della PS3, in particolare le chiavi private. Come se non bastasse, Sony ha richiesto e ottenuto che tutti i documenti contenenti le informazioni rubate e contenute su server residenti sul suolo americano vengano immediatamente rimossi.
Sulla PS3
Anche dal punto di vista tecnico c'è stata un'importante presa di posizione: è da un paio di giorni disponibile una nuova versione ufficiale del firwmare (OFW 3.56) che implementa nuove misure di sicurezza, ancora non violate dagli hacker che si sono subito messi al lavoro. La situazione al momento è che gli utenti PS3 devono scegliere: o tenersi la possibilità di utilizzare codice arbitrario (tipo homebrews e backup manager) senza aggiornare il firmware, oppure aggiornare e tornare a giocare i propri titoli preferiti on-line su PSN.
Ma non è finita, fonti ancora non confermate, affermano che nella nuova versione del sistema operativo della console ci sarebbe una sorta di rootkit in grado di eseguire controlli sullo stato del firmware, verificare se è stato modificato e se sono stati installati applicativi sviluppati da parti non autorizzate. Inoltre grazie a questo software, Sony potrà modificare il metodo di scansione e le tecniche per rivelare queste violazioni senza bisogno di ulteriori aggiornamenti del firmware. Ripeto, non esiste ancora nessuna conferma di queste nuove funzionalità che peraltro sono esplicitamente dichiarata nell'EULA (ovvero il contratto) che ogni utente deve accettare prima di entrare sulla PSN.
La risposta degli hacker e non solo
Basterà un arcobelano per assicurare la libertà alla PS3?