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27 dicembre 2010

La caduta dei Giganti (Trilogia del Secolo)

(Prossimo capitolo in uscita l'11 settembre 2012)

E' ufficiale Ken Follett è il mio autore preferito. Forse non c'erano dubbi, ma questa sua ultima perla: La caduta dei Giganti che altro non è che il primo tomo della trilogia del secolo lo ha sicuramente confermato. Follett non è così presuntuoso da mirare a scrivere la più bella opera del secolo, ma è sufficientemente ambizioso di volere raccontare in tre volumi il secolo scorso. Il mio desiderio, invece, di voler riassumere in questo post le mille pagine che compongono la caduta dei giganti è solo una pura utopia.

Non è il primo esperimento di romanzo storico per l'autore inglese, che con I pilastri della terra e Il mondo senza fine aveva già brillantemente raccontato il Medio Evo europeo. Un libro di storia ed un romanzo storico sono in effetti molti simili: entrambi si pongono come scopo principale quello di raccontare ai lettori una sequenza di eventi, di decisioni, di guerre e di paci, ma il romanzo aggiunge quel minimo di verve e passione che permettono anche ai meno amanti della storia di assoporarne il gusto. Follett ci tiene a precisare che trattandosi di un romanzo ci sono ovviamente personaggi e storie di fantasia, ma tutte le volte che uno di questi si relaziona con un personaggio storico allora l'autore ha accuratamente verificato che un tale incontro e un simile discorso posso essere per lo meno essere verosimili. Un esempio è il discorso che Sir Edward Grey rivolge alla Camera dei Comuni per motivare l'ingresso britannico in guerra; il suo intervento è conforme con gli atti parlamentari e l'autore ne ha solo ridotto la lunghezza. Follett, come un moderno Manzoni, affianca ai grandi e potenti della terra anche umili e normali uomini, quelli che poi sono i veri personaggi della Storia.

La caduta dei giganti racconta il periodo storico che va dal 1911 all'inizio del 1924 quando Hitler, capo della rivolta in Baviera viene arrestato per la prima volta. La trama è avvincente come in tutti i romanzi di Follett e non è ambientata in un solo luogo, ma è decisamente globale. La prima guerra mondiale ha di fatto segnato la fine per molte delle aristocrazie europee, prima fra tutti quella russa, dove la rivoluzione Bolscevica ha portato alla conclusione anticipata del conflitto mondiale. La rivoluzione dei lavoratori ha ripercussioni in tutto il continente: nel Regno Unito, l'influenza dei Lord subisce una brusca frenata e i Conservatori sono obbligati a concedere il voto alle donne e viene addirittura instaurato il primo governo laburista. Nella Germania sconfitta, il Kaiser è costretto ad abdicare e va via via sempre più affermandosi il partito dei Nazional-socialisti.

Se proprio devo trovare una pecca al libro è la completa assenza dell'Italia. Il Bel Paese, che pure ha partecipato nel conflitto mondiale, viene nominato solo in due occasioni, in cui non fa per nulla una bella figura e per disorganizzazione militare è posto sullo stesso piano della Grecia. Per esempio, sarebbe stato bello un accenno all'Istria che dopo la prima guerra mondiale divenne italiana per poi diventare jugoslava al termine del secondo conflitto.

Adesso non posso fare altro che aspettare settembre 2012 quando uscirà il secondo volume per leggermelo tutto d'un fiato!

21 gennaio 2009

Lo strano caso di Benjamin Button


Mesi fa, in tempi non sospetti, ho comprato un libriccino di Francis Scott Fitzgerald, uno di quei tascabili minuscoli, veloci da leggere, da "viaggio in autobus". Il libercolo contiene due racconti dello scrittore della lost generation degli anni venti, pubblicati nella raccolta Tales of the Jazz Age: il primo, Lo strano caso di Benjamin Button, è ora diventato un film con Brad Pitt e altri nomi famosi di Hollywood. E leggendolo si capisce bene il perché. L'idea di base, già di per sé, è fortemente evocativa: Benjamin nasce vecchio, un settantenne nel corpo e nello spirito. E col passare del tempo ringiovanisce, anno dopo anno, vivendo una vita al contrario. Il racconto è brevissimo, non ci sono fronzoli, lo stile è asciutto e quasi giornalistico mentre Fitzgerald racconta le cronache della vita del protagonista. Si parla di incomprensioni, di amore, di passione, ma sempre in maniera abbastanza distaccata, senza giudizi, prese di posizione, analisi intime o roba simile: pura e semplice narrazione dei fatti.
La cosa che più mi ha colpito è stato il finale: nessun colpo di scena, nessun sentimentalismo, nessuno slancio emotivo. L'ultima pagina racconta di come Benjamin, a circa settanta, ottanta anni, sia ormai un poppante nel corpo e nella testa, di come la sua percezione del mondo si annebbi, di come la sua vita si dissolva nel nulla. Ancora, pura cronaca, nemmeno una descrizione, nemmeno un accenno ai sentimenti. Eppure, nonostante l'assenza totale di ogni tentativo di creare empatia con il protagonista, dopo solo una quarantina di pagine di pura cronaca di un "caso curioso", quell'ultima pagina, quel dissolversi senza coscienza, dopo una vita tutto sommato normale, dopo i giochi, il matrimonio, il lavoro nella ferramenta di famiglia riescono a scaldare il cuore di chi legge.
Insomma, non ho pianto solo perché sono un uomo! :)

27 ottobre 2008

La solitudine dei numeri primi

Titolo: La solitudine dei numeri primi
Autore:
Giordano, Paolo
Ambientazione: Italia, nostri giorni
Giudizio: Ottimo

Commento: Bello, ma veramente bello, anzi direi imperdibile! Trecento pagine di emozioni che valgono la pena di essere lette.

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Veramente un bel libro che io consiglio spassionatamente a tutti di leggere. Non fatevi spaventare dal titolo: non si tratta di un saggio di matematica, ma un bellissimo romanzo sulle vicende di due amici inseparabili eppure mai vicini abbastanza da non sentirsi soli.

La storia inizia quando i due protagonisti sono ancora dei bambini. Alice e' una ragazzina che controvoglia, ogni domenica obbedisce al padre che la vuole campionessa di sci, fin quando una volta, a causa di una serie di eventi sfortunati, finisce a testa in giu' nella neve con una gamba rigida per il resto della vita. Mattia e' nato genio, ma sembra aver rubato l'intelligenza anche della gemella che invece e' molto lenta. Un giorno, stufo di sentire il peso della sorella come un'ancora che lo tiene attaccato al suolo, la lascia da sola nel parco mentre lui si diverte ad una festa. La decisione di un instante lo perseguitera' per tutta la vita. Sia Alice sia Mattia si rinchiudono in se stessi, soli anche in mezzo ad una piazza affollata ed entrambi nascono un segreto: Alice cerca di cambiare il suo corpo deforme rimanendo il piu' magra possibile e rifiutando il cibo, mentre Mattia cerca la giusta punizione per il suo gesto fraticida, torturandosi con lame e fiamme il palmo della mano.

La loro vita sembra aver una svolta quando il destino li fa incontrare. Come due numeri primi gemelli, scoprono che appena al di la' del muro che li separa dal mondo c'e' un altro come loro, uno che capisce senza pretendere di sapere, uno che sa apprezzare la bellezza di essere soli. Le loro storie si intrecciano come tenute insieme da un elastico troppo debole per farli incontrare per davvero, ma che non gli permette di allontanarsi troppo l'uno dall'altra. Il balletto della loro relazione alterna momenti di assoluta vicinanza a lunghi periodi di lontananza, ma quel debole filo che li tiene uniti li fa sempre ricongiungere nei momenti di massimo bisogno.

Veramente un bel libro e spero che Paolo Giordano, studente di dottorato in Fisica, presso l'Universita' di Torino, torni presto a deliziarci con un altro suo capolavoro.

19 ottobre 2008

Guidone....

Oggi ho letto un alrticolo su un giornale trovato nella cassetta della posta (credo di non essere l'unico a trovarsi questi giornali nella cassetta della posta....) "aspetto smentite"...
che parlava di un certo Guido Negri (guidone)....(forse e' conosciuto da qualcuno di questo blog)

Guido racconta al giornalista la sua storia...

Sono un fisico di 31 anni che da Febbraio lavora al CERN di Ginerva, e si occupa della gestione del calcolo e che per primo deve analizzare i dati, che poi vanno ad ATLAS, per poi passarli ai vari centri di ricerca nel mondo.

Guido ha studiato Fisica all'universita Statale di Milano (per capire come funziona il mondo) "parole sue", dopo la laurea ha vinto un concorso nazionale del'INFN (Istituto Nazionale di Fisica nucleare) presso il CNAF (di Bologna).

Il giornalista poi gli ha chiesto..

Cosa ne pensa dell'accensione di LHC, e cosa ne pansa dei timori della gente per la fine del mondo...

io penso che il giorno del'accensione del LHC, e' stato un giorno fantastico per me e sopratutto per la gente che dai anni lavora a questo progetto, affinche' fosse tutto perfetto.

poi ha parlato delle persone (scienziati) provenienti da tutto il mondo, che mi hanno arricchito sia come Fisico, ma sopratutto come persona confrontandomi con persone che (culturalmente e non solo) non la pensavano come me.

questo e tutto, però permettetemi di fargli un ringraziamento particolare per le parole spese per il mio Paese "Robecchetto" e per la consulta dei giovani.

16 ottobre 2008

La fisica dei supereroi

Titolo: La fisica dei supereroi
Autore:
Kakalios, James
Giudizio:
Buono

Commento: Prima di leggere un libro sugli eroi dei fumetti, assicurarsi di essere un amante dei fumetti, altrimenti potrebbe rivelarsi una grossa delusione.

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Ho letto questo libro perche' ne avevo letto una recensione su una rivista scientifica e mi intrigava il fatto di leggere di scienza, ma con toni divulgativi. In realta' il saggio non mi e' piaciuto molto, non tanto perche' il tema trattato non fosse di mio gradimento, ma perche' l'autore e' un superfanatico dei fumetti e io no! E' vero, dal titolo avrei dovuto intuirlo, ma credevo ci sarebbero stati accenni al mondo delle strisce e non un continuo riferimento a quel genere di letteratura che mai mi ha entusiasmato, nemmeno quando ero un giovanissimo lettore.

A parte questo, che ripeto e' in gran parte mia responsabilita', il libro affronta un problema arcinoto per chi lavora nel mondo della scienza: ovvero la difficile comunicazione con le masse. L'autore, oltre che accanito lettore di fumetti, e' un professore universitario di fisica e ha scritto questo libro preso dalla disperazione: era stufo di vedere gli sguardi annoiati dei sui studenti tutte le volte che per spiegare qualche concetto utilizzava esempi poco "concreti" tipo il piano inclinato, il pendolo, una massa ancorata ad una molla e cosi' via. E qui e' arrivata la svolta, cambiare completamente il genere degli esempi: utilizzando scene della vita reale, scusate, della vita dei fumetti per descrivere i concetti base di fisica.

Il libro e' diviso in tre sezioni: la fisica classica, l'elettromagnetismo e la fisica moderna. Onestamente quella che ho trovato piu' comunicativa e' stata la prima, dove l'autore e' riuscito a ricavare le dimensioni del pianeta Krypton semplicemente osservando l'abilita' di Superman nel saltare di un sol balzo un palazzo di 200m.

Se volete rinfrescarvi un po' le vostre conoscenze di fisica, e ripeto, amate i fumetti, allora questo libro lo dovete tenere sul comodino!

24 settembre 2008

Il ciclo Malaussene / 1

Sono state le merguez ad accendere la mia curiosita'. Eravamo a Ginevra, una sera d'estate e mentre degustavamo gustuse salsicce, un caro amico e collega mi ha rivolto la fatidica domanda: hai mai letto nulla di Daniel Pennac? Reazione da perfetto ignorante, quasi un po' imbarazzato come sempre mi capita quando qualcuno cita un autore che non ho mai nemmeno sentito nominare. No, chi e'? rispondo con una domanda alla domanda.
E' un professore di francese che nel tempo libero si dedica alla scrittura di saggi e romanzi: tra i piu' famosi c'e' il cosidetto ciclo Malaussene, imperniato su Benjamin Malaussene di professione capro espiatorio.

Durante le vacanze al mare mi sono letto i primi due volumi della serie (Il paradiso degli orsi e La fata carabina) e proprio ieri sera ho terminato il terzo episodio intitolato: La prosivendola. Non sono solo i titoli ad essere bizzarri, lo sono anche le storie e lo stile che l'autore usa per descrivere il frenetico e pazzo mondo in cui tutti noi viviamo.

Ma veniamo al personaggio, il cardine dell'intero ciclo: Benjamin di professione fa il capro espiatorio, ovvero e' ufficialmente assunto per prendersi le colpe degli altri, anche e soprattutto quando lui non c'entra nulla. Vi sembra impossibile? Forse lo e', nel senso che ancora non abbiamo una figura professionale di questo genere nel nostro mondo del lavoro, ma di sicuro tanti si ricosceranno nel capro espiatorio di turno.

Oltre al lavoro, c'e' la famiglia. Una grande famiglia, anzi una tribu'! Benjamin non ha figli suoi, ma solo fratelli, figli di una madre perennemente in fuga d'amore con un amante sempre nuovo e che rientra a casa solo per dare alla luce un nuovo Malaussene e affidarlo alle cure dei fratelli maggiori e alla responsabilita' di Ben.

E poi c'e' la citta'. Malaussene vive a Parigi, ma non in un quartiere qualunque. Vive a Belleville, quartiere storicamente nordafricano che ho avuto il piacere di visitare di persona in un mio viaggio nella citta' della luce. Vi assicuro che uscire dalla metro a Belleville e' come imboccare uno Star Gate che collega l'Europa all'Africa, la cultura occidentale con quella araba e magrebina; e' il punto di congiunzione tra un piatto di ostriche e il cuscus. Chiedete a mia moglie quale e' stata la sua reazione...

In ogni libro, Pennac affronta un tema sociale scottante. Lo fa con il suo stile iperbolico e sarcastico, ma che permette al messaggio di arrivare diritto alla meta. Nel primo libro si parla della violenza, di tutti i tipi, perpetrata a danno dei bambini: sono orchi travestiti da Babbo Natale a trarre in inganno i piccoli con il miraggio di un paradiso che poi si tramuta in un inferno.

Il secondo libro affronta la questione degli anziani, sfruttati dalla municipalita' per le loro proprieta' immobiliari e assopiti dall'uso della droga per velocizzarne l'eliminazione. Forse come tema e' meno scottante del primo, ma non credo sia per questo meno vero.

Il terzo, invece, si occupa del problema delle carceri e della loro presunta (in)capacita' di reinserimento nella societa', il tutto accompagnato dalla piaga dell'editoria moderna che davanti all'altare del dio denaro riempie le librerie solo di volumi da cassetta.

Il mio consiglio e' che se volete leggere un libro divertente e allo stesso tempo rivolto al sociale, allora il ciclo Malaussene fa proprio al caso vostro.

20 settembre 2008

Ma voi vi fidate del TomTom?

Gli uomini possono essere suddivisi in due categorie, automobilisticamente parlando: quelli con il senso dell'orientamento e quelli che mentre guidano sono sempre impegnati a litigare con la moglie per una indicazione tardiva o per l'ennesima e inevitabile inversione di marcia. Ne e' prova il libro che mi e' stato regalato qualche anno fa e che mi sono divertito a leggere intitolato: Perche' le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere? Per quanto riguarda le donne, quelle sono e restano un mistero, ma il problema degli uomini e' un chiaro e semplice caso di psicologia clinica: fermarsi a chiedere indicazioni equivale a esternare pubblicamente la propria appartenenza alla seconda categoria, una sorta di castrazione automibilistica, uno smacco da cui non ci si puo' riprendere facilmente.

Io appartengo alla seconda categoria, e' innegabile e non posso fare nulla per nasconderlo. Il mio senso dell'orientamento e' nullo sia quando sono alla guida dell'auto sia quando gironzolo a piedi. Quando qualche hanno fa', i prodigi della tecnica hanno reso disponibile, oltre al Viagra, anche il navigatore satellitare, mia moglie ed io abbiamo deciso di dotarci di questa protesi dell'apparato vestibolare per rendere piu' piacevoli le nostre escursioni in auto e anche piu' duraturo e stabile il nostro rapporto di coppia.

Essendo uno scienziato, non ho potuto fare a meno di metterlo alla prova: cosi' ho chiesto all'amico TomTom di portarmi da un punto A ad un punto B, entrambi ben noti con il risultato che il percorso individuato dalla macchina era completamente differente da quello che io, nonostante il mio inesistente senso dell'orientamento, avrei scelto. Detto questo, non sempre mi fido ciecamente delle indicazioni automatiche, e spesso lascio che la mia esperienza prenda il sopravvento.

Volete un altro esempio? In settimana sono stato a Strasburgo, la bella cittadina europea, nel cuore dell'Alsazia sul confine tra Francia e Germania. Tengo a precisare che a Strasburgo e dintorni sono gia' andato almeno una quindicina di volte, sia come autista sia come passeggero. Nonostante questo, mercoledi' mattina quando sono partito, il fido amico TomTom mi guardava dalla sua postazione appiccicata al parabrezza dell'auto. E' andato tutto bene fino a Basilea, quando mi accorgo che il GPS vorrebbe mandarmi a prendere l'autostrada francese. Il mio sistema immunitario ha subito rigettato il consiglio, perche' sin dalla prima volta che sono stato in Alsazia, ho sempre percorso l'autostrada parallela in territorio tedesco. Pochi istanti dopo, il navigatore ha dovuto adeguarsi alla mia decisione e ha ricalcolato il tragitto in base alla mia scelta. Con mia grande soddisfazione ho notato che il tempo stimato all'arrivo e i chilometri restanti sono si' aumentati, ma solo di poche unita'. Arrivo a Strasburgo tutto contento e in perfetto orario. Ben fatto!



Ieri sera, mentre ero a cena con amici francesi, giusto per curiosita', domando: Secondo voi e' meglio l'autostrada francese o quella tedesca? Rispondono: Mille volte quella francese! Aggiungo per conferma Dite cosi' perche' siete francesi e loro insistono snocciolandomi una litania di buoni motivi per cui il tratto francese e' meglio. Forse l'unico vantaggio dell'autostrada tedesca e' la possibilita' di incontrare le spericolate autovetture della squadra speciale Cobra 11. Cosi' questa mattina, dovendo rientrare alla base, decido di provare l'autostrada francese e mi metto nelle mani del navigatore.

Non ci crederete, forse per ripicca, ma il simpatico TomTom mi ha guidato attraverso Strasburgo fino a all'imbocco dell'autostrada tedesca! Mi scappa da ridere!!

4 settembre 2008

Tutti i miei robot

Titolo: Tutti i miei robot
Autore:
Asimov, Isaac
Ambientazione:
Nel futuro, sulla terra e non.
Giudizio:
Buono

Commento: Forse mi aspettavo qualcosa di piu', ma non si puo' sempre avere tutto nella vita, vero?

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Per saziare la mia fame di fantascienza e a conclusione del mio ciclo Asimoviano, ho appena terminato di leggere la raccolta delle raccolte dei racconti sui robot dell'immortale. Tutti i miei robot, come dice il titolo, e' un'antologia dove oltre a tutti i racconti precedentemente scritti sull'argomento, l'autore aggiunge anche due inediti per attrarre anche i piu' appassionati del genere che avevano gia' letto e acquistato le altre raccolte.

Nel libro i racconti sono organizzati secondo quella che possiamo chiamare una linea evolutiva dei robot: si parte da macchine veramente molto poco intelligenti costruite per assolvere compiti specifici e non necessariamente con sembianze umanoidi, per arrivare all'apoteosi con l'uomo bicentanario, dove un robot viene dichiarato uomo dalla corte mondiale. A fare da filo conduttore a tutti i racconti ci sono le sempre rispettate Tre Leggi della robotica impresse in modo indelebile nel cervello positronico dei robot e che stabiliscono la supremazia dell'uomo sulle macchine. D'altro canto, anche nel cervello umano troviamo una sorta di legge che stabilisce un'ancestrale paura dell'umanita' verso gli umanoidi. E' il Complesso di Frankentein, ovvero la paura degli esseri umani che una loro creazione, nonostante sia vincolata dalle Tre Leggi e molto meno creativa, possa un giorno rivoltarsi ed assumere il sopravvento contro l'umanita' indifesa.

Mi ha particolarmente colpito il racconto dell'uomo bicentenario, non a caso ne e' stato estratto un film che purtroppo non ho visto. Parla di un modello molto avanzato di robot il cui cervello positronico e' stato dotato della capacita' di giudizio anche se costretto a rispettare, in quanto robot, le Tre Leggi. Durante la sua lunga vita Andrew, questo il nome del robot, vive con una famiglia che lo rispetta e dalla quale ottiene la liberta', ovvero diventa l'unico robot sulla faccia della terra a non avere un proprietario, o meglio lui e' proprietario di se stesso. A partire da qui, Andrew inizia una battaglia non solo legale perche' gli vengano riconosciuti un numero sempre piu' alto di diritti umani, fin quando al compimento del suo duecentesimo anno di eta' viene dichiarato uomo. Questo gli costera' caro, perche' dovra' rinunciare alla sua immortalita', unico scoglio che ancora lo differenziava dagli esseri viventi. Veramente una bella storia.

22 agosto 2008

Viaggio al centro della terra

Titolo: Viaggio al centrol della terra
Autore:
Verne, Jules
Ambientazione:
Dall'Islanda alla Sicilia passando dal centro della terra, nel prima meta' del 1800.
Giudizio:
Buono

Commento: Nessuno puo' negare la bellezza di un classico e questo e' sicuramente tra i migliori.

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Finalmente un classico, e non uno a caso! In fondo sono un uomo di scienza da sempre affascinato a quei segreti che la scienza ancora non riesce a spiegare e che comunemente chiamiamo fantascienza. Jules Verne e' proprio come me, anzi decisamente meglio visto che in un certo senso prevedeva con decenni di anticipo cosa l'uomo avrebbe fatto nel futuro.

Viaggio al centro della terra e' un classico che molti di noi hanno letto da ragazzini alle medie o al piu' alle superiori come dimostrato dal fatto che nella mia biblioteca e' classificato come appartenente alla categoria Narrativa per ragazzi, quando io l'avrei classificato: Evergreen per tutti. C'e' da aggiungere che la traduzione che ho appena letto e' stata scritta con un italiano dal sapore antico, che lo rende ancora piu' classico di quello che gia' e'.

Veniamo brevemente alla trama, visto che e' arcinota. Il libro e' un racconto in prima persona del giovane Axel, nipote di un illustre geologo tedesco di Amburgo. Lo zio professore viene in possesso di un antico manoscritto di Arne Saknussemm, un antico alchimista (inventato) che dice di aver trovato la via per raggiungere il centro del nostro pianeta, di aver percorso quel sentiero e di avervi fatto ritorno sano e salvo. Ovviamente questo e' uno stimolo irrefrenabile per lo scienziato tedesco che immediatamente prepara una spedizione per le desolate terre d'Islanda dove il percorso ha inizio. Pure se di malavoglia, anche Axel e' costretto a prendere parte alla missione insieme ad una guida Islandese, di nome Hans, fedele accompagnatore di mille disavventure.

Il viaggio e' molto articolato, pieno di peripezie, ma una serie estremamente fortunata di eventi fa si che nulla di veramente pericoloso possa davvero capitare ai tre esploratori. Nel sottosuolo fanno scoperte inimmaginabili, il cui culmine e' nella sterminata caverna che contiene un mare dalle dimensioni del mediterraneo e popolato da creature ritenute ormai estinte da millenni. Insomma un mondo antico all'interno del nostro mondo.

L'irrefrenabile curiosita' del professore vengono pero' arrestate da un ammasso di granito che sembra sbarrare il sentiero verso la loro meta finale. Nel tentativo di aprirsi un passaggio, fanno esplodere una carica di dinamite che pero' ha il solo effetto di causare una eruzione vulcanica che li trascina dalle viscere della terra fino alle ridenti spiagge dell'isola di Stromboli in Sicilia, dove finalmente riemergono alla luce del sole.

21 agosto 2008

Alta fedeltà


Titolo: Alta fedeltà
Autore: Hornby, Nick
Ambientazione: Camden, Londra, UK
Giudizio: Ottimo

Commento: erano anni che lo volevo leggere, tante volte ero stato lì lì per comprarlo, ma alla fine avevo sempre optato per altri titoli. Ma adesso non potevo più aspettare: è un libro da leggere nel fiore dei propri trent'anni, quando ci si può ancora immedesimare, se non in tutto, almeno in alcuni aspetti del protagonista, un trentacinquenne patito per la musica, meglio se indipendente e fuori dal main stream, che cerca di sbarcare il lunario gestendo un negozio di dischi per fanatici come lui e che viene improvvisamente lasciato dalla fidanzata.
Non è la prima rottura (e neanche la più scottante, come viene scientificamente provato nelle prime pagine del libro), ma a quest'età le domande che un simile evento scatena sono più pressanti, i pensieri più gravi, i sentimenti più profondi. Insomma, da un lato bisogna crescere, dall'altro bisogna rimanere sé stessi senza cedere a pressioni esterne. Insomma, bisogna decidersi a vivere!
Una piccola bibbia del moderno rapporto tra uomo e donna, tra banalità non sempre scontate e dimostrazioni quasi matematiche del perché di certe passioni e certi sentimenti.
Credo si possa dire che c'è pure il lieto fine, anche se in realtà il finale è solo uno dei tanti modi in cui possono andare le cose, forse neanche il più bello, sicuramente non il più brutto.

E io che l'ho letto appena dopo essere stato mollato, beh, l'ho trovato quasi consolatorio! :)

20 agosto 2008

Poirot a Styles Court

Titolo: Poirot a Styles Court
Autore:
Christie, Agatha
Ambientazione:
A Styles Court, Essex (UK) all'inizio del secolo scorso.
Giudizio:
Buono

Commento: Bel libro, come ci si poteva aspettare da una maestra del genere. Si legge in una giornata anche perche' una volta iniziato non si riesce piu' a smettere.

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

E' la prima volta che leggo un vero e proprio romanzo giallo. Ho letto thriller, polizieschi, romanzi psicologici, ma questo e' il primo che rispecchia il paradigma del romanzo giallo: ovvero un omicidio, una situazione intricata dove tutti sembrano colpevoli, ma nessuno puo' essere accusato, e un attento investigatore che sa la verita', ma fa il possibile per non fartela capire.

Mi piace pensare che questo e' stato anche il primo giallo scritto da Agatha Christie. Per aggiungere una nota di colore, Styles Court (di cui credo di aver trovato la collocazione odierna) e' anche l'ambientazione dell'ultimo romanzo con protagonista l'investigatore belga Poirot.

Ma veniamo al romanzo e alla trama. Innanzitutto ci tengo a precisare che il colpevole non e' il maggiordomo, anche perche' non e' tra la lista dei personaggi. Abbiamo pero' una domestica fact totum da tenere sotto osservazione, e che poi alla fine si rivelera' fortemente implicata nell'omicidio. Andiamo con ordine. Style Court e' una grossa magione nella campagna Inglese; nonostante l'infuriare della prima guerra mondiale, lo stile di vita e' ancora molto mondano come dimostrato dai parecchi ospiti che l'affollano. In questa casa vive una famiglia molto complessa, dove a causa di vedovanze e secondi matrimoni, i rapporti di parentela sono molto tesi.

Dopo una calda giornata di sole, forse la piu' torrida di quell'estate, la signora di casa viene colpita da forte convulsioni nella notte e nonostante l'intervento del medico non riesce a sopravvivere. La sua pero' e' una morte strana: tutti dubitano che sia naturale e si sospetta sia stata avvelenata con della stricnina. L'indomani, come un deus ex machina, compare Hercule Poirot, che affiancato dall'amico Signor Hastings, inizia l'investigazione, portando alla luce particolari che sembrano di minima importanza, ma che, di volta in volta, sembrano inchiodare prima uno e poi l'altro dei membri della famiglia.

La Christie riesce a sfatare anche un altro mito dei libri gialli: il colpevole non e' l'insospettato. Infatti alla fine, gli autori del delitto saranno due complici, la piu' insospettabile e il piu' sospettato. Grazie al loro rapporto conflittuale il lettore e l'investigatore non penserebbero mai che tra i due ci possa essere stato qualche complotto e la coppia sembra destinata a rimanere impunita. Interessante notare come sia l'arma del delitto: la stricnina contenuta in una medicina e fatta depositare sul fondo del flacone e il castello difensivo del principale accusato siano poi stati effettivamente utilizzati (purtroppo) nella vita vera. La tecnica difensiva si basa sul fatto che, secondo la legislazione anglossassone, una persona non possa essere giudicata una seconda volta per un delitto per il quale e' gia' stata dichiarata innocente. E' la stessa tecnica utilizzata da Antony Hopkins in Il caso di Thomas Crawford.

Se siete sotto l'ombrellone allora approffitate di questo capolavoro!

19 agosto 2008

Rum & delitti


Titolo: Rum & delitti
Autore:
Fletcher, Jessica e Bain, Donald
Ambientazione:
A Saint Thomas, Isole Vergini.
Giudizio:
Buono

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Jessica Fletcher, l'astuta signora in giallo dell'omonima serie televisiva, non ama i viaggi in aereo, ma ha deciso di fare un'eccezione per raggiungere Saint Thomas nelle Isole Vergini dove una coppia di amici di Cabot Cove l'attende.

Walter e Laurie Marschalk vivono da anni nell'arcipelago statunitense dove hanno coronato un loro vecchio sogno: lasciarsi alle spalle gli inverni grigi e nevosi del Maine per godersi il sole dei Caraibi, dirigendo un albergo di lusso di loro proprietà, il Lover's Lagoon, con vista panoranica su una delle baie più incantevoli.

Qualcuno ha interesse a gettare scompiglio in quel paradiso tropicale: Walter è un personaggio scomodo, che ha affrontato mille difficoltà pur di emergere, e la sua riuscita negli affari brucia ancora di più, ora che hanno messo gli occhi sull'isola. L'assassinio dell'amico di Jessica spezza per sempre l'armonia di quell'ambiente: la polizia brancola nel buio alla ricerca di un criminale spietato e scaltro che ha saputo confondersi trai palmizi, la sabbia finissima e le acque turchesi del Mar delle Antille... E forse questo delitto è l'ultimo di una catena di omicidi commessi in quel luogo, al pari di quello di Caleb Mesreu, antico proprietario del terreno su cui è stato edificato il Lover's Lagoon.

I sospetti ricadono su una cerchia di candidati tanto ristretta da essere persino imbarazzante per Jessica: sarà Chris Webb, il socio d'affiari dei Marschalk o Mark Dobson, direttore dell'hotel concorrente, o il proprietario del giornale locale Adrian Woodhouse? E anche la dolcissima Laurie potrebbe essere implicata nella vicenda... Una storia avvincente e piena di suspense che conferma il talento narrativo dei due autori.

18 agosto 2008

Non c'e' tempo per morire

Titolo: Non c'e' tempo per morire
Autore:
Faulks, Sebastian come Fleming, Ian
Ambientazione:
Principalmente in Iran, ma anche a Parigi e Roma in un imprecisato momento della guerra fredda.
Giudizio:
Sufficiente

Commento: Abituato ai film di James Bond, questo romanzo risulta generalmente molto lento e privo di quella verve che un lettore si aspetta di trovare in un libro del mitico 007. Questo sembra molto invecchiato, dimentica di saper parlare il russo e il suo proverbiale intuito sembra essersi svanito.


(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Come avrete capito dal commento e dal giudizio, questo libro non mi e' piaciuto molto. Era stato consigliato come un'ottima lettura estiva, ma io vi invito a leggervi qualcosa di meglio. Il libro e' decisamente molto lento, manca di azione e alcune volte diventa pure noioso, come quando descrive una partita a tennis tra Bond e il suo nemico Gorner occupado ben 14 pagine, nemmeno fosse un libro sul Roland Garros. Ma veniamo alla trama...

Il libro si apre con un efferato omicidio compiuto nei quartieri periferici della capitale francese. Ad attirare l'attenzione dei Servizi segreti britannici e' la modalita' con cui l'omicidio e' commesso: il cadavere infatti stringe in mano la sua stessa lingua e ha tutti i denti spezzati. Bond nel frattempo si sta godendo un congedo di tre mesi in giro per il mondo. Le sue ultime avventure hanno lasciato un segno molto profondo e non solo nel fisico, cosi' M gli ha dato un po' di tempo per riposarsi e per pensare se tornare tra gli effettivi o se ritirarsi in pensione.

All'improvviso lo raggiunge un messaggio che lo invita a rientrare prontamente in patria, proprio mentre era stato abbordato da una bella donna (e chi se no?). L'indomani, M non vuole nemmeno sentire la risposta alla sua proposta, gli affida una missione delicatissima e contro la sua volonta' gli affianca anche un altro doppio zero, uno nuovo che Bond non conosce e che ha bisogno di fare esperienza.

La sua missione e' scovare il nascondiglio di Gorner, un industriale farmaceutico che ha basato la sua fortuna sui derivati del papavero, eroina compresa, e di bloccare le sue attuale connessioni con il governo sovietico. Guarda caso anche la bella signora incontrata a Roma ha a che fare con lo stesso Gorner. Confessa a Bond, che la sua gemella e' stata rapita dall'industriale e viene fatta lavorare come schiava sotto l'effetto della droga. Bond, ipnotizzato dalle gambe lunghe di Scarlett, abbocca e promette di aiutarla a liberare la sorella. Pronti via sia parte! Bond inizia il suo viaggio che subito lo porta in Iran, sulle rive del Mar Caspio, dove troppo in fretta scopre i piani di Gorner: con uno speciale tipo di aereo, l'ekranoplano, trasporta tonnellate di oppio lavorato e grezzo direttamente fino in Unione Sovientica e da li' poi in tutto il mondo.

Il finale giunge un po' troppo velocemente. Bond viene catturato insieme a Scarlett, e questa sembra essere la loro fine, ma come al solito, lo 007 gioca il jolly e dalla situazione piu' disperata trae il vantaggio definitivo nei confronti del suo avversario. Insomma tutto fila liscio per l'agente con permesso di uccidere e non ci sono piu' capovolgimenti di fronte fino al termine, dove solo un'ultima sorpresa dovrebbe attendere il lettore piu' distratto. Quando tutto e' finito e il nemico definitivamente sconfitto, l'ingenuo Bond scopre che Scarlett non ha nessuna sorella, non e' stata incontrata per caso ed e' proprio lei la nuova agente segreta messa al suo fianco da M. Solo un James Bond invecchiato e con i riflessi appannati non poteva essersene accorto prima. Speriamo che il prossimo James Bond sia un po' meglio!

16 agosto 2008

L'altra faccia della spirale


Titolo: L'altra faccia della spirale
Autore:
Asimov, Isaac
Ambientazione:
Nella nostra galassia, nel lontano futuro.
Giudizio:
Buono

Commento: Bella conclusione della trilogia della galassia. Con un ritmo un po' piu' lento dei precedenti due capitoli, l'altra faccia della spirale tiene incollato il lettore alle sue pagine facendo aumentare la suspence circa l'esistenza e l'ubicazione della seconda fondazione.


(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

I veri protagonisti di questo terzo ed ultimo capitolo sono gli abitanti della Seconda Fondazione. Questa seconda fondazione era stata creata dallo stesso Seldon, contemporanemente alla prima, ma con uno scopo ben diverso. Non si sarebbe dovuta occupare del progresso dell'umanita' nell'ambito delle cosidette scienze fisiche, ma in quello delle scienze mentali, ovvero nelle enormi capacita' comunicative che gli uomini spesso non coltivano e non sanno neppure di avere. Inoltre gli uomini della Seconda Fondazione, sono gli unici a conoscenza della psicostoriografia e anche i soli a poter davvero seguire il progresso del Progetto Seldon.

La prima fondazione e' stata sconfitta dal Mule e il Progetto Seldon sembra ormai definitivamente perso. Il motivo e' che il Mule non e' un umano, ma un mutante in grado di controllare le menti e l'emozioni degli altri proprio come i membri della seconda fondazione sanno fare. La presenza del Mule nel corso della storia non poteva essere prevista e tanto meno il suo spregiudicato comportamento da conquistatore. Solo grazie al prezioso intervento di alcuni uomini della seconda Fondazione, il Mule viene sconfitto e si riaprono le speranze per la Prima Fondazione. Questo evidente intervento della seconda fondazione rende pero' ancora piu' critico il percorso del Progetto Seldon. Gli abitanti di Terminus infatti sono divisi in due fazioni in contraddizione: ci sono quelli che confidano ciecamente negli abitanti della seconda fondazione per l'adempiersi del Progetto e quelli che invece li ritengono un grosso pericolo perche' credono di essere loro gli unici a poter fare nascere il secondo Impero nei prossimi secoli.

L'atteggiamento della seconda fondazione e' molto piu' cauto. La loro missione e' quella di aiutare lo sviluppo temporale del progetto introducendo il minor numero possibile di variazioni dal piano originale. A loro non interessa essere i fondatori del secondo impero, interessa soltanto che l'umanita' esca da questo periodo di barbarie nel tempo prestabilito di mille anni. Su Terminus, intanto scoppia la paura nei confronti di questi scienziati mentali in grado di condizionare il pensiero umano. Tutti si sentono in pericolo e, come gia' successo nel secondo volume della saga, inizia una disperata ricerca del pianeta dove si nasconde la Seconda Fondazione.

Il finale e' veramente emozionante. Nel giro di poche pagine, il lettore e' portato a credere che la sede della seconda fondazione sia su alcuni dei pianeti che ormai ha imparato a conoscere: inizialmente gli viene fatto credere che la Seconda Fondazione non esiste proprio, poi che ha sede su Kalgan, il pianeta dei divertimenti situato solo a 50 parsec da Terminus, in fine, e' portato a credere che la sede sia proprio su Terminus e che le due fondazioni abbiano convissuto in segreto fin dalla loro creazione. In realta' nessuna di queste ipotesi e' quella vera, ma questo non importa, perche' i moderni psicostoriografici hanno calcolato che con questa convinzione in mente, le probabilita' del progetto Seldon tornano a diventare molto alte.

Volete sapere dove veramente si trova la seconda fondazione? Il consiglio e' quello di leggere le ultime pagine del libro, ma se volete provare ad indovinare vi do qualche suggerimento. In una galassia a spirale, dove tutti i bracci portano al centro della galassia, qual e' l'opposto della periferia? Si' e' proprio come state pensando e come dice un antico proverbio galattico: tutte le strade portano a Trantor!

5 agosto 2008

Le notti che non ho dormito

Titolo: Le notti che non ho dormito
Autore: Cattaneo, Daniele
Ambientazione: Oggi, in Italia. Ma forse il dove e il quando non importano, e' il come che conta.
Giudizio: Distinto

Commento: Un libro breve che si legge in un respiro lungo come una notte. Una perla preziosa scritta con abile maestria da chi meno te lo aspetti. Raccomandato!

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Se prima d'oggi non avete mai sentito parlare dello scrittore Daniele Cattaneo, non vi preoccupate non e' tutta colpa vostra. Daniele e' un mio coetaneo conterraneo che per alcuni anni ha anche condiviso la medesima carriera universitaria. Poi le nostre strade si sono silenziosamente divise fino a quando il grande cybermondo ha messo i nostri qui-ed-ora nello stesso punto dello spazio-tempo virtuale. In base alla teoria che l'amico del mio amico e' anche mio amico, ho trovato un Daniele Cattaneo tra gli amici di un amico su Facebook e senza pensarci troppo ho cliccato sul bottone Aggiungi come amico. Lui mi ha subito risposto con interesse chiedendomi dove fossi finito e cosa stessi facendo e, dal canto suo, mi ha annunciato di lavorare nel fantastico mondo della moda a Milano e di aver scritto due libri. A quel punto sono partito in quarta (in fondo faccio il ricercatore perche' mi piace ricercare...) e sono andato diretto sul sito della biblioteca del nostro paese e BOOM! eccoti comparire Le notti che non ho dormito. Il secondo libro, invece, se ho capito bene, verra' "distribuito" con la tecnica del book-crossing che gia' Guidone ci raccontava tempo fa. Daniele, se vuoi una mano nella diffusione, non ti resta che chiederlo: l'unico-lab serve anche a questo...!

Ma veniamo al libro. E' una raccolta di scritti di varia forma e natura: si va dal componimento poetico a quello che sembra il testo di una canzone, da un breve racconto che sembra un romanzo liofilizzato ad un soliloquio al telefono con nessuno che alza la cornetta e con il tuuu - tuuu di sottofondo. Ad accomunare tutti gli scritti c'e' il fatto che sono raccontanti in prima persona, come se tanti io volessero confessarsi, ma non svelarsi, raccontarsi, ma solo in segreto e, come direbbe Zucchero, nascondersi dietro una tendina di stelle. Ho letto le prime trenta pagine cercando di associare i personaggi e i loro caratteri a Daniele e ai (pochi) ricordi che ho di lui. Poi mi sono dimenticato che l'ha scritto una persona con cui ho mangiato un sacco di riso alla cantonese da asporto e mi sono goduto il libro.

Mi sono piaciuti principalmente i racconti, questo perche' in genere non sono attratto dalla poesia e sbavo per i romanzi. Questi sono ben scritti, con quello stile vivace che oggi sembra andare per la maggiore fatto da frasi corte, buttate nero su bianco come le grosse pennellate di un pittore impressionista e che un violoncellista definirebbe Pizzicato. All'interno dei racconti piu' lunghi, Daniele ha anche trovato il tempo e lo spazio per brevi digressioni, come quella dolce invettiva verso quei maledetti telefonini di cui oggi non possiamo piu' fare senza, oppure quella citazione di Ammanniti ambientata alle terme di Saturnia che anch'io porto appiccicata nella testa come un post-it giallo fosforescente.

All'inizio pensavo che il titolo derivasse dal fatto che ogni pagina corrispondesse ad una notte insonne, ognuna diversa dall'altra e con un pensiero diverso a tenerti sveglio. Ma vi giuro che ho provato un senso di piacevole stupore quando sono giunto alla fine dell'ultimo brano e li', come aprendo la valigia di Pulp fiction, tutto fu chiaro in me.

Conclusione: Daniele, se hai impiegato tanti notti a scrivere questo libro non lo so, ma io ne ho impiegata una sola per leggerlo: quindi (consiglio 1) o scrivi tanti piu' libri, o ne scrivi di tanto piu' lunghi! A parte gli scherzi, il libro mi e' veramente piaciuto e non lo dico perche' conosco personalmente l'autore e mi sento obbligato a scrivere parole lusinghiere e forse un giorno passera' di qui per leggero cosa ho scritto della sua opera. Avrei detto le stesse cose anche se non avessi conosciuto nessun Cattaneo in tutto il mondo, forse pero' non avrei letto il libro, visto che non e' poi cosi' popolare. Allora, e qui arriva il consiglio 2, quando lancerai il tuo prossimo successo potenziale, faccelo sapere e noi vecchi compagni di involtini primavera e di problemi di elettromagnetismo saremo ben contenti di spargere qua e la' il tuo prezioso lavoro.

3 agosto 2008

Pochi inutili nascondigli

Titolo: Pochi inutili nascondigli
Autore:
Faletti, Giorgio
Ambientazione:
Qua e la' in Italia, piu' o meno nel presente.
Giudizio:
Buono

Commento: Bel libro, un altro esercizio di stile del poliedrico Faletti. La forma a racconti brevi lo rende ideale per la lettura sotto l'ombrellone intervallata da un rinfrescante bagno nel mare e un aperitivo con gli amici.

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Pochi inutili nascondigli e' la quarta fatica di Giorgio Faletti, che forse comincia a sentire un po' il peso di questa sua "abusiva" carriera letteraria. Non credo di essere il solo a pensare che i primi tre romanzi sono di un altro livello se comparati a questo libro. A differenza degli altri non e' un romanzo ma una raccolta di racconti, forma letteraria che in generale non mi fa impazzire, ma che gradisco nelle lunghe, e non sempre fresche, serate estive quando tutta la storia di un racconto puo' essere letta di un solo fiato nel tentativo disperato di cadere nelle braccia di Morfeo.

Sei sono i racconti della raccolta accomunati solo dal genere che si puo' definere thriller psicologico. Solo il quinto racconto intitolato L'ospite d'onore, sembra rompere questo schema, per poi pero' mostrarsi come tale nel finale.

Il racconto che mi e' piu' piaciuto e': La ragazza che guardava l'acqua. E' una misteriosa creatura anfibia, un drago forse, che vive in una grotta sotto un tranquillo lago sulla cui superficie i monti giocano a specchiarsi, a raccontare la storia. Lui sa che gli umani sono in linea di principio degli esseri buoni, ma sa anche che la sua presenza potrebbe spaventarli portandoli a compiere gesti sconsiderati. Di tutti gli umani che vengono a trascorrere il loro tempo sulle rive del lago, rimane ammirato da una giovane donna che viene di rado e quando viene le piace stare da sola, a testa bassa a fissare l'acqua e a lasciar cadere le gocce d'acqua che dolorosamente escono dai suoi occhi. Un giorno mentre la ragazza e' in visita al lago incontra un giovane del luogo e immediatamente sboccia l'amore. La giovane donna pero' e' titubante come se ci fosse un aspetto della sua vita che vuole tenere nascosto e privato.

Quello che il drago non sa e' che in realta' la giovane donna e' una schiava dell'eta' moderna: ricattata dal suo protettore non riesce ad abbandonarsi all'amore, finalmente quello vero. Sara' proprio il drago a liberarla dalla sua schiavitu' ammazzando di paura il suo padrone venuto a riprendersela e nascondendone il corpo al sicuro sul fondo del profondo lago.

Vorrei concludere con una citazione riguardo quello che Faletti definisce l'assurdo dei fiori: quelli veri quando sono belli si dice che sembrano finti, quelli finti, quando sono belli, finiscono per sembrare veri.

1 agosto 2008

Vent'anni che non dormo

Per chi si sente precario, non solo nel lavoro, per chi ha lasciato qualcosa a metà, nella sua vita, e non sa se pentirsene o se accettarlo come destino ineluttabile, per chi ha visto tante cose brutte, ma sa ancora sognare e vivere di poesia: un libro simpatico, a tratti triste, a tratti quasi comico, che si legge tutto d'un fiato.
È la storia di Marco, che ha mollato l'università, la ragazza, i tanti lavori precari, la famiglia sfasciata e che vive alla giornata, tra i ricordi dei nonni e le nuove amicizie. Non si puo' parlare di una vera e propria trama (anche la sua avventura come "pappone" che offre agli amici l'amore di una notte -ma sincero!- della sua coinquilina, Chiara, in realtà si risolve in uno dei tanti episodi su cui riflettere). Eppure la lettura è abbastanza scorrevole e lo stile è decisamente riuscito: buon esempio di quella tendenza "caotica" di molti giovani autori che, secondo me, raramente raggiungono una tale efficacia.

Ce n'è per tutti i gusti: dalle descrizioni dettagliate dei cessi degli autogrill ai ricordi da bambino in giro con i nonni, dai travestiti all'Amore (vero o confuso, un po' in tutte le varianti). Ma la cosa più bella è che alla fine, pur nel caos stilistico ed esistenziale, tutto sembra trovare un ordine, una collocazione, che non porta certo a verità assolute, intendiamoci, il senso di precarietà non scompare, ma in bocca rimane un gusto dolce che sembra suggerire che si può andare avanti lo stesso, che si può vivere lo stesso, anche se il nostro futuro non solo non è come ce l'eravamo sempre aspettato, ma addirittura adesso non sembra neppure più avere un senso, fagocitato dalla crudezza del presente.

29 luglio 2008

Quando le cose funzionano

Spesso dalle pagine dei blog partono critiche e invettive rivolte ai cattivi servizi e al malcostume di certe istituzioni italiane. Per smentire questa abitudine, oggi vorrei fare gli elogi a qualcosa che veramente funziona.

Settimana scorsa, mentre ero in trasferta in Belgio, sono stato raggiunto sul cellulare dalla Biblioteca di Olgiate che mi avvisava che il libro che avevo prenotato alcuni giorni prima si era finalmente reso disponibile nella biblioteca di Pellio Intelvi (circa 32 km passando attraverso il confine Svizzero) e che mi era stato fatto arrivare. I miei complimenti vanno alla biblioteca del mio paese, anzi ai Sistemi Bibliotecari della Provincia di Como. Si tratta infatti di quattro punti di accumulazione che raggruppano decine di biblioteche comunali e offrono servizi centralizzati e di interscambio.

In parole povere, questo significa che prima di recarsi in biblioteca, un utente puo' sfogliare comodamente il catalogo centralizzato di tutte le biblioteche con centinaia di miglia di titoli direttamente online verificando la disponibilita' presso il proprio istituto di appartenenza oppure presso una qualunque biblioteca della provincia. Se il libro che cerchi non c'e' oppure e' gia' in prestito, puoi effettuare una prenotazione che ti da diritto ad essere avvisato appena il testo rientra dal prestito oppure a ricevere una copia disponibile da un altro istituto. Il tutto rigorosamente gratis, o come mi piace pensare, gia' pagato con le tasse che noi cittadini italiani versiamo ogni anno per i beni culturali.

Se devo proprio trovarne un aspetto negativo direi gli orari di apertura. Ogni biblioteca e' libera di praticare gli orari che ritiene opportuno. A Olgiate e' aperta tutti i giorni (domenica esclusa) con orari perfetti per gli studenti che possono usarla come sala studio; un po' meno per i lavoratori come me che preferirebbero un'apertura serale infrasettimanale.

Una nota sulle biblioteche. In un'epoca in cui esiste la versione elettronica di quasi qualunque cosa (ho appena scoperto che anche gli esami clinici adesso sono disponibili in formato elettronico) le biblioteche sembrano un servizio superato e antico. Io solo raramente acquisto i libri che leggo, anche perche', visto il numero di libri che divoro, sarebbe un investimento non da poco, e mi piace l'idea di recarmi in biblioteca ad attingere dal pozzo comune del sapere, dove tutti in ugual misura possono accedervi. Se poi mi metto nei panni di un libro, pensate che tristezza deve essere venire acquistati, letti da una sola persona e poi abbandonati su uno scaffale a prendere polvere. In biblioteca, invece, ad ogni testo viene dato quel fremito di speranza generato da ogni lettore che passando tra gli scaffali si ferma, legge il titolo sul dorso, prende il libro, lo legge e se ne innamora. A questo proposito vi consiglio di leggere L'ombra del vento, di R. Z. Carlos, che ho letto qualche anno fa e che ancora ricordo con affetto...

27 luglio 2008

Il crollo della galassia centrale

Titolo italiano: Il crollo della galassia centrale
Autore:
Asimov, Isaac
Ambientazione:
Nella periferia della galassia, nel futuro.
Giudizio:
Buono

Commento: Decisamente meno avvicente del primo volume della trilogia, il crollo della galassia centrale resta comunque una pietra miliare nella letteratura di fantascienza.

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Al termine del precedente episodio avevamo lasciato la fondazione in ottimo stato, la sua rete commerciale e i suoi mercanti stavano diffondendo per tutta la galassia le idee necessarie per la creazione di un secondo impero.

Il secondo episodio inizia sulla scia del primo. L'impero e' veramente messo male e il suo processo di sgretolamento continua inesorabile. Sono passati circa trecento da quando Hari Seldon aveva mandato i primi coloni su Terminus con la scopo di formare la Fondazione Enciclopedia e tutto sembra procedere per il meglio. Anzi sembra che il futuro sia persino troppo buono e che i mille anni previsti da Seldon perche' rinasca un secondo impero possano essere ulteriormente diminuti.

E' proprio in questa situazione che scoppia l'ennesima Crisi Seldon, stavolta innescata dalla misteriore figura di un conquistatore mutante, il Mule, che senza fatica apparente sta conquistando i rimasugli dell'impero e sta dirigendo le sue mire espansionistiche verso la fondazione. Il Mule e' un mutante, ovvero un umano al quale uno scherzo della natura ha dato delle caratterstiche fuori dal comune. Nessuno lo ha mai visto e nessuno di preciso sa quale sia il suo potere, si sa soltanto che e' dotato del potere del controllo emotivo, ovvero la capacita' di cambiare le emozioni altrui, renderli felici o tristi, fedeli o terrorizzati, succubi o temerari.

A salvare il futuro dell'umanita' saranno due uomini e una donna che attraversano l'intera galassia alla ricerca del misterioso mutante. Il loro viaggio comincia sul pianeta Kalgan subito dopo che questo e' stato conquistato dalla forza d'invasione del Mule. Scappando da Kalgan portano in salvo anche un buffone che per anni e' stato al servizio del conquistatore; da lui sperano di ottenere utili informazioni al fine di rintracciare il suo padrone.

Il loro viaggio sembra essere portatore di sventure: non appena arrivano nei pressi di un nuovo mondo, questo viene conquistato dai generali del Mule e a loro non resta che dirigersi da qualche altra parte. Anche Terminus e la fondazione sono conquistati, l'unica loro speranza e' di andare al centro della galassia e di atterrare tra le rovine di Trantor, il pianeta capitale del decaduto impero galattico. Su Trantor, uno degli uomini, lo psicologo Ebling Mis e' convinto di aver individuato l'unica speranza per riscattare l'uminita' e portare a termine il piano di Seldon. Tutto e' affidato alla Seconda Fondazione, ovvero un altro gruppo di uomini che Seldon aveva inviato su un altro pianeta tenuto segreto e in grado di continuare il piano psicostoriografico non appena la prima Fondazione, quella di Terminus, avesse fallito. Ebling Mis legge tutti i documenti contenuti nella biblioteca dell'universita' di Trantor e finalmente dopo un'estenuante ricerca trova l'ubicazione della seconda Fondazione. Proprio mentre sta per rivelarne la posizione ai suoi amici, Bayta, l'unica donna del gruppo, lo uccide con il suo disintegratore. Suo marito, Toran rimane sconvolto e crede che la moglia sia passata dalla parte del Mule, ma in realta' lei e' l'unica ad aver capito che il Mule e' sempre stato con loro perche' questi altro non e' che il buffone che si sono sempre portati dietro.

A questo punto il Mule si rivela loro raccontando la sua storia, e anche, se temporaneamente sconfitto, non si da per vinto e da solo va alla ricerca della seconda fondazione.

P.s. Il mio prossimo libro, non sara' il terzo volume della trilogia (L'altra faccia della spirale) perche' e' finalmente diventato disponibile presso la mia biblioteca l'ultimo libro di Faletti (Pochi inutili nascondigli). Quindi miei cari fantascientifici lettori, dovrete attendere qualche tempo prima di poter leggere la recensione dell'ultimo capitolo della fondazione.

14 luglio 2008

Cronache della galassia

Titolo italiano: Cronache della Galassia
Autore:
Asimov, Isaac
Ambientazione:
Nella periferia della galassia, nel futuro.
Giudizio:
Buono

Commento: Come una perla, il libro e' gia' bello di per se', ma stupendo se collocato nella collana del ciclo della Fondazione. Semplicemente un must per chi si ritiene un appassionato di fantascienza.

(ATTENZIONE: nel seguito viene rivelata parte della trama)

Innanzitutto un piccolo aneddoto. Quando ho prenotato questo libro in biblioteca (a dire la verita' e' stato mio cognato Fabio a farlo, visto che e' lui che gestisce i miei rapporti con la biblioteca!) ero convinto che si trattasse del primo volume della trilogia della fondazione tratto in inganno da questa voce della Wikipedia. In realta', avrei dovuto leggere questo approfondimento dove e' descritto nel maggior dettaglio il ciclo della Fondazione. Come per guerre stellari infatti, la Fondazione e' nata come una trilogia, poi successivamente espansa ad un ciclo di 7 volumi. Cosi' nonostante Cronache della Galassia sia stato il primo libro ad essere pubblicato, nella cronologia degli eventi e' solamente il terzo. La cosa ancora piu' curiosa e' che sulla quarta di copertina dell'edizione che ho letto, c'e' scritto che si tratta del secondo e non del terzo episodio. Ad ogni modo, ho letto con molto gusto questo libro e spero che la continuazione sia altrettanto saporita!

Veniamo alla storia. Il libretto di sole 200 pagine ha una trama molto fitta e molto veloce. Non ci sono pause e la storia scorre talmente rapida che pretendere di fare un riassunto significa per forza tagliare parti fondamentali. Quindi, invece di scrivervi 198 pagine di avvenimenti accaduti alla periferia della nostra galassia verso la fine del Grande Impero, vorrei delinearvi i concetti che, secondo me, stanno alla base di questo libro.

La psicostoriografia

Quando un fisico pensa ad un gas, lo immagina come composto da milioni di particelle che si muovono in modo indipendente ognuna con una loro particolare velocita' e traettoria. In principio sarebbe possibile calcolare in modo analitico il moto di ciascuno di esse e di prevedere con certezza l'istante esatto in cui una determinata particella urtera' la parete della bombola che contiene il gas. Questa soluzione analitica e' pero' del tutto impraticabile perche' il sistema contiene talmente tanti corpi e sono talmente tanti ed eterogenei gli stati inziali, che nemmeno il computer piu' potente del mondo potrebbe risolvere il problema. Un approccio differente e' quello di vedere il gas come un tutt'uno e anziche' analizzare la storia di ognuna delle particelle del gas, si valuta lo stato del sistema caratterizzandolo con quelle che un fisico chiamerebbe grandezze termodinamiche: come la pressione, la temperatura, l'energia, l'entropria... Ora, a parte l'escursus fisico, possiamo dire che la psicostoriografia e' la termodinamica applicata alla societa': mentre e' impossibile prevedere quali saranno le scelte compiute da uno specifico individuo posto di fronte ad una crisi (dal greco scelta), se si dispone di un campione statistico abbastanza vasto ed omogeneo sara' possibile stabilire quale sara' la probabilita' che la societa' prenda una certa decisione piuttosto che un'altra.

La psicostoriografia e' il filo conduttore del romanzo (e di tutto il ciclo della fondazione). Il suo fondatore, lo scienziato Hari Seldon vive sul pianeta Trantor, l'imponente capitale dell'Impero Galattico ed e' visto dagli uomini di potere come una moderna Cassandra in grado di prevedere solo sventure. In effeti Seldon, avendo studiato un campione rappresentativo degli abitanti della galassia e' giunto alla conclusione che l'impero sia giunto al capolinea e che nel giro di pochi anni la sua eclissi sara' completa rigettando nella preistoria l'umanita' che vive sparpagliata nella galassia. Conoscere il futuro, non vuol dire, pero', poterlo cambiare a proprio piacimento e cambiare le sorti dell'Impero con un colpo di spugna. E' pero' possibile minimizzare il tempo che intercorre tra la fine dell'Impero corrente e il sorgere di un nuovo Impero galattico.

La conoscenza

L'imperatore non vede di buon occhio il fatto che uno scienziato si presenti al suo cospetto annunciandogli che il suo impero sta fallendo e nulla puo' fare per evitarlo, cosi' decide di esiliarlo. Questo pero' era gia' misteriosamente nei piani di Seldon che convince l'imperatore ad assegnargli l'intero pianeta Terminus, nell'estrema periferia galattica, povero, disabitato e inospitale, per potervi trasferire 100 mila persone con lo scopo di redigere l'Enciclopedia del sapere universale. Seldon, in realta', ha un piano che va ben oltre la stesura di un'opera, pur grande che sia. Lui ha gia' previsto una sequenza di eventi ineluttabili che condurrano gli uomini di Terminus, organizzati nella Fondazione Enciclopedia, a dare vita nel giro di soli mille anni ad un nuovo e piu' potente impero galattico, che raccogliendo le ceneri del presenti riporti l'uomo al suo ruolo centrale nella galassia.

La religione

La vita degli abitanti di Terminus non e' per niente facile. In un pianeta lontano, senza ricchezze e con il solo scopo di raccogliere il sapere umano, si diventa immancabile preda delle barbare popolazioni vicine, prime a staccarsi dall'impero decadente. L'unico vantaggio degli uomini della Fondazione e' la loro conoscenza, in particolare nell'ambito dell'energia atomica. Questo e' anche l'unico deterrente che tiene lontani i barbari invasori. Appena 50 anni dopo la sua nascita, la Fondazione si trova ad affrontare una crisi senza precedenti: confidare che l'imperatore, lontano migliaia di anni luce, cerchera' di protegerre Terminus, oppure cercare di difendersi piu' o meno attivamente. La soluzione e' suggerita da un messaggio pre-registrato e temporizzato dello stesso Seldon, che come un Deus ex machina, dichiara che la Fondazione, nata con lo scopo di creare l'Enciclopedia universale, ora deve cambiare la sua fisionomia e alzarsi in piedi sulle proprie gambe per iniziare il lento processo di rinascita.

Sara' Hardin, l'allora sindaco di Terminus a trovare la via d'uscita alla crisi fondando una sorta di religione atomica. I religiosi vengono inviati come missionari sui sistemi solari vicini per portare l'utilizzo dell'energia atomica ormai dimenticata su questi mondi senza pero' trasferire le conoscenze, ma inculcandone un uso scaramantico e rituale.

Il commercio

Hardin e la sua teocrazia riescono brillantemente a superare la crisi, ma la soluzione e' solo temporanea e nel giro di un secolo, sono i sistemi solari appena piu' lontani a creare problemi. Non riconoscono la religione della Fondazione e oltrettutto sono ancora in possesso dei residuati atomici dell'Impero. Con loro ci vuole qualcosa di diverso per superare la crisi, qualcosa che la religione non e' piu' in grado di dare. Serve qualcosa di piu' laico che, anche se non riesce ad interagire in modo profondo con la societa', riesca comunque a cambiarne usi e costumi. La soluzione e' il commercio con il solo scopo dell'accrescimento della ricchezza. Tutti gli uomini, anche i piu' idealisti, sono sensibili alla vista dell'oro, specie quando lo si puo' ottenere in abbondanza e con la minima fatica.

Sara' quindi il turno del Primo Mercante Mallow di portare a termine questa nuova "Crisi Seldon" che mina la societa' della Fondazione. Con la sua rete di commerci andra' a stabilire tra pianeti vicini equilibri e legami basati sul benessere comune. Per quanto questa situazione durera' e garantira' stabilita' non ci e' dato saperlo, ma lo scopriremo presto leggendo il prossimo volume: Il crollo della Galassia centrale.