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21 marzo 2008

Centro sportivo

Siamo alla ricerca di un centro sportivo dove fare un po' di attività fisica. E' pomeriggio.

Francesca ed io, entriamo in un complesso bellissimo e nuovo di zecca immerso nel verde che promette di rendere lo sforzo fisico piacevole come una passeggiata in giardino. Appena entrati, ci ritroviamo in una vasta hall affollatissima di persone in abbigliamento sportivo che chiacchierano rumorosamente mentre dal bancone di un bar si servono bevande di ogni tipo, alcolici inclusi. E' una hall molto strana, dall'esterno della struttura non ne si indovina la presenza; vi si accede attraverso una porta girevole e tutti i vetri sono oscurati da pellicole nere. Vip glass per la privacy degli sportivi, penso io.

Ci viene incontro un tipo distinto anche se vestito in modo casual. Subito capisce che non siamo soci, ma solo possibili futuri clienti. Si presenta, dice di essere il gerente e insiste perché possa accompagnarci di persona in una visita guidata per la struttura. Ci spostiamo in un salottino, molto più tranquillo della hall di ingresso e da lì, senza uscire all'esterno, ci illustra i campi da tennis, la pista d'atletica, il campo da beach volley e persino il percorso vita nel piccolo bosco di proprietà che è possibile percorre sia a piedi sia con mountain bike a noleggio. Siamo meravigliati. Stiamo per andare nel suo ufficio per stare un po' più comodi mentre formalizziamo l'iscrizione quando insiste per mostrarci gli spogliatoi, con sauna e bagno turco.



Perché no, lo seguiamo scendere nello scantinato. Lampade al neon illuminano un lungo corridoio, le pareti sono azzurre e tinteggiate di fresco. Il pavimento è di mattonelle bianche ben pulite come ci si aspetta da uno spogliatoio serio. Non si sentono rumori, le voci provenienti dalla hall sono come sparite, si sentono solo i nostri passi che rimbombano nel lungo corridoio. Non so bene il motivo, ma provo una sensazione strana, come d'ansia. Avverto un po' di freddo.

Al termine, il corridoio curva a sinistra e si apre in uno spazioso disimpegno. Appena fatta la curva, notiamo che sulla parete di sinistra, una grossa macchia rossa dalla forma allungata contrasta sullo sfondo azzurro. Francesca, incuriosita, chiede di cosa si tratta e il gerente con assoluta nonchalance, sorride e ci spiega che si tratta di un esperimento: una scuola elementare vorrebbe rendere più vivaci le monotone parete azzurre - che a me proprio non dispiacciono - con alcuni disegni eseguiti con la tecnica dell'aerografo. Si volta e ci mostra decine di queste macchie rossastre. Alcune, più che a spruzzo, sembrano realizzate lanciando contro il muro palloncini riempiti di vernice. Il colore, poi, è sinistro, mi ricorda quello del sangue rappreso, ma non oso criticare la scelta cromatica; osservo perplesso e fingo interesse. Il gerente, interrompe la mia osservazione, dicendo che lo dobbiamo scusare, ma deve recarsi al bagno e sparisce in fretta dietro una porta lasciandoci da soli nel disimpegno ad osservare le opere dei bambini. Adesso ho veramente freddo.

Il tempo passa, dalla porta dove è entrato il gerente, sentiamo provenire rumore di acqua corrente e la voce dell'uomo che canticchia una melodia. Sta facendo la doccia, sussurro a Francesca e sorrido tentando di smorzare la tensione. Noto però che solo io sono teso, Francesca è tranquilla e serena, direi quasi eccitata dalla visita.

Il rumore dello scroscio d'acqua si interrompe, sento sbattere alcune porte e la nenia del gerente diventa più chiara. Sento crescere l'attesa, sono quasi spaventato e sto gelando; guardo Francesca, è tranquilla come è giusto essere mentre si visita un centro ricreativo. Finalmente ricompare il gerente, indossa un accappatoio nero che lo copre interamente dalle caviglie al cappuccio. Ci guarda, ci sorride ma non parla. Alza un braccio e nel compiere il gesto la manica dell'accappatoio scivola all'indietro fino al gomito. In mano ha una lametta da rasoio, ce la mostra, sempre senza pronunciare una singola parola. Poi se la avvicina alla bocca spalancata e si procura una leggera ferita sulla punta della lingua da cui inizia uscire sangue a fiotti regolare. Si incammina nella nostra direzione. Sono terrorizzato, la paura mi scuote e tremo come una foglia. Il gerente avanza con la lingua sanguinante fuori dalla bocca, sembra voglia baciarmi. Indietreggio, guardo Francesca, lei è immobile, pietrificata. La chiamo, urlo, ma non mi sente, la afferro per un braccio e trascinandola comincio a correre, ma appena imboccato il corridoio, vedo tutta la gente che si trovava nella hall che mi sbarra la strada.

Sono intrappolato, la folla mi si accalca intorno, sento le loro mani che mi afferrano e mi toccano. Le loro dita sono come stiletti di ghiaccio che mi feriscono ad ogni contatto. Li sento parlare, sono strangolato, urlo più forte che posso, mi dimeno, chiudo gli occhi e mi sento cadere...


Wow, che incubo. Per fortuna sono nel mio letto, tutto di un pezzo e senza macchie sulle pareti. Giuro che non lo faccio più. Non mangerò mai più una pizza con pancetta, salame piccante e speck prima di andare a dormire.

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3 commenti:

  1. toto molto belle le descrizioni delle scene, delle emozioni...ma una visita da uno piscanilsta no?!! Se ci fosse stato ancora Freud ti avrei consigliato direttamente lui... l' imperatore dell'interpretazione dei sogni...
    Con quasi certezza affermo che il padre della psicanalisi ti avrebbe diagnosticato un problema sessuale all'origine!
    Con altrettanta certezza ti avrebbe detto che non è poi così grave trattandosi di un sogno manifesto, che quindi basta interpretare correttamente il tutto nei suoi particolari.
    Oltre non posso andare...
    Sicuramente una cena più leggera non può che essere d'aiuto!

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  2. FANTASTICO
    ...ma la prossima volta un bel brodino caldo, altro che pizza con pancetta, salame piccante e speck!!!

    RispondiElimina
  3. grazie ragazzi, vada per il brodino caldo o altra cena leggera, ma dallo strizza proprio no!

    e poi adesso che ci ripenso bene, la cosa più spaventosa del sogno non era il pazzo vestito di nero e con la lingua insanguinata e nemmeno la folla di ossessi che mi strangolava, ma... il fatto che mi stessi per iscrivere ad un centro sportivo!

    RispondiElimina

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