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22 gennaio 2010

La democrazia della diversità

Questo articolo è una risposta a Una democrazia pesata apparso qualche giorno fa' su Fisici Insubria con sottofondo del Signor G


Quando ho letto tutto di un fiato l'articolo di Axel volevo subito, immediatamente, rispondere alle sue affermazioni, poi ho preferito temporeggiare per poter meglio articolare la mia risposta e nel frattempo anche altri hanno detto la loro e così, io, quasi fuori tempo massimo, mi ritrovo a dire la mia.

Per chi non ha letto l'articolo originale - male perché merita di esserlo! -cerco di riassumerlo in poche righe e Axel ha tutto il diritto di correggermi qualora avessi mal interpretato o trascurato qualche aspetto.
In una democrazia tutti hanno lo stesso valore e il voto di ciascun avente diritto conta esattamente uno indipendentemente dalla sua competenza in materia. Così quando l'elettore mette la sua X sul logo di un partito non importa se questo è un appassionato sostenitore del bene comune, un menefreghista che va a votare per riempire il vuoto della sua giornata, un facilmente impressionabile che si è lasciato abbindolare da un imbonitore televisivo, o qualcuno che a mala pena sa cosa sta facendo. Axel porta l'esempio della sua cara nonna e anche a me piace fare lo stesso. Mia nonna, ormai scomparsa da anni, era la prima ad esprimere la sua preferenza elettorale, aspettava che si aprissero le porte del seggio alle 7 della domenica mattina per essere sicura di fare in tempo a votare. Probabilmente il suo era anche un voto valido, nel senso che il segno di preferenza non usciva dai bordi, ma quanto questo rispecchiasse effettivamente le sue volontà politiche - che aveva - non mi è dato saperlo. Un esempio su tutti ci riporta indietro di una decina d'anni, quando gli italiani furono chiamati in una consultazione referendaria ad esprimere il proprio parere su una quindicina di quesiti. Mia nonna si presentò di buon ora al seggio e dovreste provare ad immaginare la faccia del presidente quando consegnandole il malloppo con tutte le schede si sentì replicare (ovviamente in dialetto, che però traduco): "No, no, così sono troppe... me ne dia solo due o tre...".



La proposta è quella di applicare una sorta di peso ai voti dei cittadini, in modo che i voti delle nostre nonne vengano sì tenuti in considerazione, ma per quello che valgono, mentre quello di chi è veramente partecipe alla gestione della Cosa Pubblica venga invece moltiplicato. Sia chiaro non si tratta di una discriminazione classista, il peso dipende dalle competenze e queste possono essere valutate in modo oggettivo. In fondo quando uno è malato non va a farsi vedere da un amico benzinaio, ma possibilmente cerca il luminare in quel campo specifico. Per valutare le competenze, propone un piccolo test, possibilmente elettronico e ovviamente anonimo, da superare prima dell'esercizio del voto e il risultato sarà utilizzato come peso. 

E qui inizia la mia risposta, che vorrei articolare su più punti.
  • Giudicare la competenza non è cosa semplice. Quale tipo di domande mettereste nel questionario? Se, per esempio, mettessimo: Ritiene importante la costruzione della TAV (Treni ad Alta Velocità)? con possibili risposte: Sì/No/Non lo so, allora le nostre nonne probabilmente cliccheranno - l'idea di una nonna che usa il mouse, già mi fa sorridere, su "Al su no", mentre il Sì o No si divideranno tra Destra e Sinistra e solo qualcuno risponderà con competenza in funzione delle sue capacità. E stiamo parlando della TAV, cioè di una ferrovia, non dell'energia nucleare! Vogliamo valutare la competenza in base al titolo di studio? Già mi sembra di sentire la sinistra comunista che grida nelle piazze che stiamo riportando l'Italia a prima della Rivoluzione Francese. E poi, ammesso che questo venga accettato, tra qualche anno ci sarà chi dice: Un avvocato di 75 anni in pensione non ha le stesse competenze oggettive di uno nel pieno della carriera. E poi si aggiungerà che un principe del foro deve avere un peso diverso da un avvocato d'ufficio. Per non parlare poi del fatto che un giorno Mister B. dirà che, essendo lui quello che è, il suo voto vale la metà più uno dei voti disponibili.
  • E' la media pesata la scelta giusta? Non mi riferisco allo strumento matematico... Siamo veramente convinti che introdurre un bias, seppur basato sulle competenze, sia la scelta giusta per ottenere un governo migliore? Come si può fare a convincere la gente? Chi si prenda la briga di andare a spiegare agli operai di una fabbrica che il loro voto vale uno mentre quello dei loro dirigenti, che hanno studiato, sudato per ottenere competenze e approfittato di una rete di esperienze vale dieci? Io no di certo. Quello che farei io è un questionario, anzi, un serissimo esame di competenze a chi vuole andare a sedere in parlamento. Però bisogna stare attenti, perché a meno di casi di eccezionale necessità, i governi devono essere costituiti da politici e non da tecnici. Ricordo che quando ero al liceo, l'Italia era stata governata da Dini con il supporto di un governo tecnico (spero di non fare confusione con le date e i nomi); io con altri ero contento di questa cosa: nei ministeri c'era, finalmente, gente ci capiva e non i soliti volti lisi e ingialliti che lo fanno solo per assaggiare il gusto del potere. La prof. di filosofia ha però subito smorzato i nostri entusiasmi: al ministero ci deve essere un politico con uno sguardo al futuro e non un tecnico impegnato a risolvere i problemi imminenti. Sarà vero? Non lo so, quello che mi sconcerta è che oggi la formazione del governo (vale qualunque sia il suo colore) è una delicatissima partita a scacchi, dove i ministri come le pedine vengono spostate da un ruolo all'altro solo per mantenere quel precario equilibrio che permette a tutti (loro) di restare al potere. Un esempio? Visto che prima ho parlato di Mister B., adesso mi riferisco al governo precedente che in fase di formazione ha visto il buon Mastella essere spostato dalla Difesa alla Giustizia in un batter di ciglio. Ora spiegatemi voi, come una persona con le competenze uniche richieste per essere ministro della difesa possa avere anche quelle per ricoprire la carica di ministro della giustizia. Nello stesso governo, l'ex-magistrato Di Pietro, anziché guidare il dicastero della giustizia, era assegnato a quello delle infrastrutture.
  • Facciamo un passo indietro. E' giusto valutare le differenze? O se volete, fino a che punto queste differenze devono essere pesate? Il principio alla base della democrazia rappresentativa dovrebbe di fatto già tenere conto delle differenze ammesso che gli elettori abbiano fatto il loro lavoro con consapevolezza e coscienza. Si potrebbe dire che, come non è permesso ai minorenni di votare, il diritto di voto viene assegnato solo a chi dimostra un interessamento alla vita del Paese. Per esempio, votano solo i lavoratori che pagando le tasse, sono interessati a sapere come verranno spesi i loro soldi. Ma mi viene freddo anche solo a pensarlo... Piuttosto bisognerebbe spostare, ancora una volta, l'attenzione verso i nostri rappresentanti. Infatti noi elettori li votiamo perché loro ci convincono; in realtà con la vigente legge elettorale, di fatto andiamo a scegliere il programma proposto da una coalizione, piuttosto che quello della fazione opposta, senza nemmeno guardare in faccia a chi si siederà a Montecitorio con il nostro nome scritto sulle spalle. Quindi la domanda è: li leggiamo veramente i programmi elettorali? E ancora più importante, abbiamo modo per verificare che questi vengono effettivamente rispettati? In politica si fa talmente tanto rumore e nei salotti televisivi si gioca a chi grida più forte che non è possibile fidarsi del sentito dire...
La conclusione, si perché una conclusione ci vuole! Se da una parte sono abbastanza sicuro che una maggior consapevolezza degli elettori sia un fattore imprescindibile per la qualità di un governo, dall'altra credo che il primo passo verso una nuova Italia possa arrivare da un rinnovamento delle persone volenterose che si offrono di rappresentare tutti gli altri. E in questo mi fa molto piacere leggere un post in cui giovani studenti dibattono apertamente di politica!

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2 commenti:

  1. concordo laragamente con quanto da te scritto, Toto; in particolare, a me farebbe estremamente paura l'introduzione di un bias nel meccanismo di voto: come si puo` oggettivamente valutare la capacita` di una persona (sana di mente, eh) nel valutare la realta` politica? e come si puo` impedire che questo meccanismo venga poi strumentalizzato? Qui custos ipse custodis?
    Forse che l'opinione politica di un professore ordinario ha piu` peso di quella di un operaio?

    RispondiElimina
  2. ci manca solo questo!!!
    ma poi...... chi e' che giudica il valore dei votanti??? una commissione? Composta da chi? e chi li sceglie i componenti della commissione?
    se parliamo di democrazia, nella cabina elettorale siamo tutti uguali, altrimenti gia' non e' democrazia.
    in piu' gia' che lo hai nominato caro Toto: i minorenni. ce ne sono moltissimi che sono politicamente attivi e ne sanno molto di piu' della maggioranza degli adulti che nei giornali leggono solo la pagina sportiva e guardano le figure.....
    in piu' c'e' da dire che sono i piu' interessati al buon andamento del paese(infrastrutture,servizi, istruzione,ecc)
    visto che loro sono il "futuro"
    pero' non hanno diritto di voto!

    RispondiElimina

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