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24 gennaio 2010

C'è solo l'Inter!

Non importa quanti fossero i giocatori con la maglia dell'Inter in campo, questa sera il Milan non sarebbe passato nemmeno giocando 11 contro Julio Cesar. Che partita ragazzi: ho esultato per il gol, ho gridato per l'ingiusta espulsione - non tanto per il rosso in sé ma per la simulazione inesistente, ho tremato per l'assedio infinito del Milan, ho pianto per il 2 a zero e ho rischiato l'infarto quando il nostro portierone ha respinto il rigore di Ronaldinho.

Niente da fare, da qui non si passa. Le hanno provate tutte, ma alla fine della partita quello che conta è quel risultato tutto tondo che compare sul tabellone: 2 a zero che assommato allo zero a 4 dell'andata fanno un passivo di sei gol e altrettati punti in classifica. A Milano fa molto freddo, -9 per l'inseguitrice, che prontamente farà notare che ha ancora una partita da recuperare, forse prima della fine del campionato e sicuramente quando avrà tutti e soli i giocatori in forma perfetta.

La settimana era trascorsa con un crescendo di trepidazione per la partita evento che secondo la stampa doveva decidere il campionato. Ogni giorno aggiornamenti veri o presunti sullo stato di salute dei titolari e delle riserve delle due squadre. A vedere i pronostici, tutti davano per favorito il Milan che arrivava da una serie positiva con gioco di classe e spumeggiante. L'Inter aveva sì dimostrato di avere un gran cuore, ma la vittoria in recupero a Siena e il pari sempre in recupero con il Bari non lasciavano ben sperare.

Continuavo a ripetermi: un derby è una partita come le altre. Fare tre punti stasera e poi perderli domenica prossima o viceversa non cambia niente. Ma me lo dicevo solo per placare la mia paura. Sì, lo ammetto avevo paura che una batosta ci avrebbe portati fuori rotta e lo splash down sarebbe stato inevitabile. E invece sono qui ad esaltare una squadra tutta, dal primo all'ultimo dei suoi giocatori con l'allenatore in testa per aver dato il massimo e giustamente vinto una partita vera.

Il piccolo Jack ha seguito anche lui l'incontro e guardava preoccupato il papà a cui si contorcevano le budella per la tensione. Sul fischio finale, l'ho preso in braccio e gli ho detto: Giacomo, questa è l'Inter, magari non vinceremo sempre, ma giocheremo sempre con il cuore.

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