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1 giugno 2012

Le due fortune del baseball

Permettetemi di catapultarmi indietro nel tempo di qualche anno... diciamo una ventina d'anni. A darmene l'occasione è stato un amico/lettore che mi ha raccontato di essere stato allo stadio a vedere una partita di baseball e a me, come nei film, è partito il flash back. Ero al liceo, dovrei dire eravamo al liceo perché a quell'età si fa tutto in gruppo o "compagnia" come si diceva. Prima lezione di educazione fisica dell'anno, l'insegnante, lo stesso dell'anno precedente e che quindi già ci conosceva, ci fa schierare tutti nella palestra nuova e lui passeggia avanti e indietro aspettando il momento giusto per parlare. Quando arriva, si ferma, si gira verso di noi e dice: "Voi c'avete due fortune: 'a prima è che la scuola ha comprato il materiale per il baseball e la seconda è che io [pausa] conosco il baseball". Detta così non fa ridere, ma se ci aggiungete un forte accento napoletano, il fatto che nella parola baseball ci mettesse almeno due o tre esse e provate ad immaginare la sua gestualità nell'atmosfera che aveva creato, allora sembra l'incipit di un film comico demenziale con il compianto Leslie Nielsen.


A quel punto ci indica alle sue spalle tutta l'attrezzatura: una montagna di mazze e guantoni, qualche palla e soprattutto lui, il batting tee, o come lo pronunciava lui: il battingting.  Questo è una pedana con un palo verticale di altezza regolabile sul quale è possibile appoggiare la palla e allenarsi nello swing. Lo prende, lo posiziona sul parquet in fondo alla palestra, gli mette sopra una palla e impugnata una mazza ci da la dimostrazione di come lo si dovrebbe usare. Se non fosse che colpisce troppo in basso e la palla rimane praticamente ferma mentre il batting tee viene sparato via. Si giustifica dicendo: "Sta robba non vale un cazz, ecco come dovete fare...". Raccoglie la pallina, la lancia verticalmente e poi uno swing violentissimo che per nostra fortuna manca l'impatto. Ripete un secondo tentativo, poi un terzo, un quarto e quando qualche sorrisino comincia a serpeggiare tra i nostri sguardi, lui esclama: "Frighi, tieni provaci tu". Me lo ricordo ancora: la testa piena di capelli rossicci, una tuta nera con le bande gialle fluo che adesso andrebbe molto di moda, prende la palla, impugna una mazza e boom... una battuta da fuori campo assicurato. Non contento, prende una seconda palla, lancia e questa volta al botto è accompagnata anche una parte della mazza che si è letteralmente spezzata in due. E il prof. "Questo è quelle che succede quando la scuola compra materiale del cazz. Pecché io sono non mica qua a vendere fumo". La seconda parte della frase, a distanza di anni, resta ancora un mistero.

Risultato. Quasi un intero anno scolastico passato tra lanci e battute, ball e strikes, un numero estremamente limitato di valide e praticamente nessun punto. Però furono davvero due fortune, la prima che nonostante sia italiano ho una vaga idea di come sia il meraviglioso gioco del baseball (cit. Faso), la seconda che queste scene spassose periodicamente mi tornano alla memoria con il loro bagaglio di buon umore. Chissà, magari qualcuno della compagnia, passerà di qua a farsi qualche risata!

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5 commenti:

  1. Tu vuò fà l'amerricano, merricano, ma si nate in Italy! 
    Tu abballe 'o rocconrol, tu ggiochi al bassebbal ...
    Molto carino l'episodio, Toto, e soprattutto raccontato con molta vivacità

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  2. Giocare è una parola grossa, credo che i fondamentali siano davvero parecchio complicati e richiedono una coordinazione che io non ho mai avuto :)

    Ogni tanto ripenso ai tempi del liceo e mi vengono in mente di quelle scene veramente comiche e non solo perché a viverle c'eravamo noi e ed eravamo nell'età della "stupidera" (dalle mie parti si dice così). Credo che noi eravamo più solari degli adolescenti di oggi.  Magari un giorno vi racconterò altri episodi....

    RispondiElimina
  3. "Gli studenti americani e le magliette con enormi limoni saltellanti".

    Spiacente, non e` ancora il raccontino del giro al TokyoDome, ma sono i ricordi esplosi dai tuoi ricordi.
    Il tuo professore "trentino" mi ha ricordato i miei.
     Parto da quello di educazione artistica di Battipaglia, di cui rimangono scolpite sul monte Rushmore due citazioni.
    1- Una volta ci ha fatto vedere dei bellissimi "dipintini" e [nessuno ci ha creduto] ci ha detto che li aveva fatti lui ed un mio compagno [gran figl di ...] gli dice "ma allora lei e` un`artista!" ed il prof rispose: "Lo sono ne` credo di esserlo".
    Se qualcuno ritiene che questa espressione potesse essere quella di un filosofo... NO, non lo era proprio.
    2- Uno studente chiede "professore puo` ripetere?". Risposta: "Io sono come la radio, una volta te lo dice, la seconda non ripete".

    Ma ora l`apoteosi, docente di quelle parti ma universitario che ha insegnato anche a Berkeley.
    Introduzione: nel corso di informatica teorica vi e` il "PUMPING LEMMA" [lemma del pompaggio], se volete suicidarvi guardatevelo [e` breve] su wiki, comunque gli inizi delle due versioni sono:
    1- Sia A un automa a stati finiti deterministico che riconosce il linguaggio L.
    No non e` un robot che passeggia.
    2- Sia G una grammatica in forma normale di Chomsky che genera il linguaggio L.
    SI`, e` Noel Chomsky, il globalissimo rompiscatole noglobal.
    Peraltro in Inghilterra avevo trovato un libro che analizzava la lingua giapponese in forma normale di Chomsky, mi piacerebbe leggermelo oggi.

    Ammesso che abbiate sopportato l`introduzione chilometrica, vi immaginate un professore, per quanto geniale, napoletano che insegna informatica teorica ed automi a stati finiti a Berkeley?
    Bene! Ora immaginatevi il professore che entra in aula all`ultima lezione e vede che tutti gli studenti hanno la stessa maglietta, sfondo monocromatico con sopra un enorme limone, guarda meglio ed il limone sta saltellando, il famoso BUMPING LEMON !
    [batting tee, o come lo pronunciava lui: il battingting]

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  4. vada per bumping... ma lemon? 

    anche all'università! ma quanti ricordi dalle lezioni di meccanica razionale del mattino prestissimo con 4 ragazze in prima fila e gli altri addormentati in fondo, alle esercitazioni di chimica sempre dalle 17 alle 19, ma chissà come mai non c'era mai nessun assente tra gli studenti di sesso maschile...

    ps. non ho mai fatto un corso di informatica teorica, ma credo che mi ci innamorerei... è un po' come algebra lineare ma senza i sistemi da risolvere! 

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  5.  u napulitano dicette BAMPIn LEMa
    u yank dicette BAMPIn LEMo
    "a" ed "o" entrambe accennate.

    Inizia a divertirti da questo, poi andiamo avanti:  :)
    http://www.amazon.it/Introduction-Automata-Theory-Languages-Computation/dp/0201441241/ref=sr_1_2?ie=UTF8&qid=1338658110&sr=8-2

    RispondiElimina

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