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27 giugno 2012

Parliamo di crisi, Grecia e euro

La difficile situazione del popolo Greco sta avendo ripercussioni forti su tutto il vecchio continente, anzi sarebbe più corretto dire che, egoisticamente, i Paesi ricchi dell'Eurogruppo stanno guardando con preoccupazione l'evolversi della situazione greca per capire come questa si ripercuoterà sulle loro finanze.

Tra gli amici e sostenitori di unico-lab, abbiamo la fortuna di ospitare Giovanna, italiana che vive in Grecia da svariati anni e che gentilmente si è offerta per raccontarci come lei in prima persona sta vivendo questa difficile situazione. Questo non vuole essere un articolo politico o un analisi economico-finanziaria, ma un angolo dove discutere ed esprimere le proprie opinioni a riguardo, con lo stile che caratterizza questo blog.


Di seguito le parole di Giovanna, a cui inviamo un caloroso abbraccio di ringraziamento per la collaborazione.





Arbeit Macht Frei 

I atto

Agli inizi del 2010 la Grecia corrotta e sprecona e falsificatrice di dati (ma ora sappiamo che hanno falsificato dati anche Italia, Francia e Germania) con un debito del 120% del Pil non riusciva più a finanziarsi sui mercati a causa di un innalzamento dello spread a 600 punti base. Chiese allora aiuto all’Europa che constatò sorpresa di non aver previsto nessun meccanismo di salvataggio per i paesi in difficoltà e mise su, dopo tanto pregare, il famoso fondo salvastati EFSF, però la signora Merkel insistette per metterci di mezzo il FMI, come detentore di know how.
Da allora la Grecia ha ricevuto 2 pacchetti di salvataggio condizionati a un duro memorandum di austerità  e commissariamento da parte della troika (BCE, UE, FMI).
Il debito è ora al 165% e l’anno prossimo salirà al 180% nonostante la ristrutturazione del debito di 100 miliardi che ha riguardato soprattutto banche greche e enti di previdenza sociale in possesso di titoli di stato, con il risultato che ora il debito sovrano è tutto in mano a creditori stranieri, che le banche agonizzano, che le casse degli enti previdenziali hanno difficoltà per il pagamento di pensioni e copertura sanitaria, anche perché, a causa della disoccupazione (23%, 50% tra i giovani) si è prosciugato il flusso dei contributi lavorativi.

La recessione dell’ultimo trimestre registra uno spaventoso 7%, si prevede intorno al 5% su base annua, gli stipendi sono dimezzati a causa di tagli, tasse e prezzi al consumo, i giovani fuggono all’estero, prospettive zero. Questo per quanto riguarda la gente normale, i ricchi mandano soldi in Svizzera e comprano immobili a Londra e Berlino.

In più pare che la Grecia abbia “contagiato” Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro (Cipro di sicuro sì, in quanto le banche cipriote detenevano molti titoli di stato greci).
Questo paese non è riuscito a fare tutti i compiti a casa, perché troppi, troppo difficili, troppo poco tempo per raddrizzare soprattutto l’evasione fiscale, cancellare il clientelismo, riformare la pubblica amministrazione, i mali di sempre.
Secondo i calcoli della troika se si seguisse alla lettera il memorandum nel 2020 si potrebbe raggiungere un debito del 120%, lo stesso dal quale è iniziata la via crucis
Nessuno ha calcolato i costi della disintegrazione sociale in termini di povertà, disoccupazione, suicidi, emigrazione.

II  atto

Ma la Grecia, si sa, è un caso a parte, ha funzionato da cavia, tutto è stato applicato qui per la prima volta, dove l’Europa ha acquisito abbastanza esperienza da offrire a Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro. Però il gioco perverso è sempre quello: si ricevono prestiti dall’EFSF, futuro ESM, accrescendo così il debito sovrano, al fine di rimborsare gli eventuali titoli acquistati dalla BCE (che avrà un profitto dagli utili), per avere diritto al prestito si riduce la spesa pubblica, cosa che matematicamente riduce il reddito nazionale da cui i prestiti, vecchi e nuovi, devono essere restituiti.
Eppure la ricetta per salvare euro e Europa, a detta di alcuni economisti, cito Krugman o Stiglitz  sarebbe relativamente semplice:
  1. ricapitalizzazione delle banche direttamente dall’EFSF per non accrescere il debito sovrano (è ciò che ha chiesto Monti e gli hanno risposto picche)
  2. europeizzare parte del debito degli stati membri con gli eurobonds
  3. europeizzare progetti di investimento tramite la BEI
  4. autorizzare la BCE a stampare moneta ( un poco di inflazione non fa male)
La Germania/Bundesbank, che di fatto ha assunto la guida della politica economica europea esautorando e assogettando la Commissione Europea e la BCE (perché mai la BCE ha sede a Francoforte?) respinge tutto, invoca “più Europa”, cioè controllo e coordinamento delle politiche di bilancio e delle politiche fiscali per arrivare all’unione politica con l’elezione diretta di un presidente. 
Le istituzioni europee devono essere riformate e la UE deve trasformarsi «in un'Unione politica» con l'elezione diretta di un presidente. Lo ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, aggiungendo che «si dovrebbe porre fine alla prassi di nominare i commissari europei soltanto sulla base della nazionalità di provenienza» (link).

Bene, la Germania è la nazione europea più popolosa, con l’influenza e il peso politico maggiore, con un’elezione diretta è facile immaginare un premier tedesco con pieni poteri, il sospirato sogno egemonico in ballo da più di un secolo.
Certo, pare che i padri fondatori dell’unione monetaria avessero messo il carro davanti ai buoi, facciamo l’unione monetaria e per forza di cose si otterrà l’unione fiscale e politica, il federalismo. Al federalismo spinge anche il discredito in cui sono cadute  le élites politiche di vari paesi, lasciando il posto al governo dei banchieri. Però a me questa Europa federalista fa paura, mi sembra profondamente antidemocratica e soprattutto non voglio la Germania al comando, la nazione che ha scatenato due guerre mondiali, che abbiamo rimesso in piedi con i nostri soldi e quelli americani perché fosse “il baluardo anticomunista”, che abbiamo ricostruito col sudore di tanti immigrati del sud Europa, che abbiamo riunificato con soldi europei, a cui abbiamo acconsentito di non rimborsare una lira per i crimini di guerra, che è l’unica che guadagna dalla crisi economica e prospera sulle spalle degli altri.
E Monti chi è veramente? Da che parte sta? E Hollande che ruolo gioca?

Un servizio dell’ARD 1, trasmissione Monitor, sfata il mito delle ingenti somme di denaro che i contribuenti tedeschi sono tenuti a pagare per i Greci, si parla di appena 15,2 miliardi erogati dalla Germania alla Grecia, il professor Horne dell’istituto di ricerca politica macroeconomica sostiene inoltre che a causa della svalutazione dell’euro seguita alla crisi greca le esportazioni tedesche sono aumentate di 50 miliardi, il 2% del Pil (link).

Giovanna

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