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26 febbraio 2008

A proposito di SanRemo: la musica e … il bambino!

Quando ero piccola la mia cantante preferita era Cristina D’avena, ascoltavo cantastorie (comprese di ninna nanne) tutte le sere prima di addormentarmi, e cantavo a squarciagola tutte le sigle dei miei cartoni preferiti. In più mio fratello mi registrava canzoni quali:

Fra martino…Carletto…Nella vecchia fattoria…Viva la pappa… (con il tempo su di me questa ha avuto troppo successo)... 44 gatti…e molti altri.

La mia passione per la musica non si è fermata a queste prime avvisaglie, ma con la prima elementare decisi di frequentare i corsi che la banda olgiatese proponeva ai bambini… e via con il solfeggio. In più partecipavo al coro dei piccoli “La Fontanella” che animava la S.Messa domenicale delle ore 9.00, che ogni tanto ci faceva sentire più famosi dandoci l’opportunità di riproporre i canti dello Zecchino d’Oro al teatro Aurora sempre di Olgiate. Purtroppo la mia passione non è stata sufficiente per proseguire su questa strada (dopo aver imparato o quasi, a suonare il clarinetto, decisi di abbandonare).

La musica per i bambini, anche piccolissimi e addirittura per quelli ancora nel grembo materno, è molto importante; anche i bambini che non hanno ancora visto la luce riescono a sentire cosa succede “fuori”, sentono la musica e riescono a manifestare attraverso piccoli movimenti o forti calci le loro preferenze.

Per i bambini delle scuole dell’infanzia i Campi d’esperienza, redatti nel 1991, mettono chiaramente in evidenza un campo nel quale far rientrare la musica: messaggi, forme e media.
Come finalità abbiamo:

  • capacità di usare tecniche e materiali diversi per esprimersi, comunicare, rappresentare; capacità di utilizzare modelli espressivi non stereotipati;
  • capacità di realizzare giochi simbolici, drammatizzazioni, mimo;
  • capacità di riconoscere suoni e rumori;
  • capacità di acquistare una sensibilità musicale;
  • capacità di assumere gradualmente un atteggiamento critico nei confronti di messaggi.

Per quanto riguarda la didattica musicale preposta per le scuole primarie abbiamo veri e propri progetti, inseriti in tutti i “Piani di offerte formative” (POF) delle diverse scuole italiane.
Gli obiettivi sono i seguenti:

  • Riconoscere suoni e rumori (per iniziare ci si può servire dei versi di animali);
  • Capacità ritmica gestuale, piccole “danze”;
  • Memorizzazione di filastrocche ;
  • Tecniche dì ascolto;
  • Canto (soprattutto canti popolari);
  • Lettura dei segni musicali (disegnare la musica, il pentagramma);
  • Suonare uno strumento;
  • Storia della musica;
  • Riconoscere i primi strumenti;
  • Musica nel mondo: far conoscere usi e costumi di vari popoli;
  • Musica e teatro.

Per quanto riguarda l'ascolto non si intende solo l'ascoltare la musica a livello uditivo e superficiale, ma riuscire ad acquisire dei criteri e delle abitudini che permettano di capire, inventare gesti, grafici, azioni “musicali”.
Una modalità di approccio al giorno d’oggi molto diffusa è la Musicoterapia (molto utile in caso di disabilità) che permette di apprendere e percepire la musica come un gioco, legata al movimento e alla corporeità, acquisendo la capacità di gestire le scansioni spazio-temporali.
Spesso in queste forme di gioco si usa la palla come vero strumento sensibile.

Alcuni suggerimenti:

  1. Insegnare la musica: leggere, scrivere ed a eseguire la musica, attraverso l'animazione (far imparare le note musicali e tutto ciò che può essere considerato suono). Non solo, insegnare musica significa anche attivare nel bambino la creatività con l'improvvisazione e la libera espressione.
  1. Educare alla musica: significa far capire il linguaggio, i ritmi, il tempo, la melodia, l'armonia, facendo apprezzare tutti gli elementi della musica per quello che sono, cercando di creare un senso critico, educando l'orecchio. Questa educazione aiuta tantissimo la socializzazione, per superare particolari situazioni di egocentrismo o di emotività.

Come apprendere la musica?

L’essere umano apprende la musica allo stesso modo in cui apprende il linguaggio.
Proviamo a pensare a quando abbiamo imparato a parlare, i nostri genitori hanno sempre comunicato con noi fin dalla nostra nascita, anche se non potevamo rispondergli. Hanno sempre usato un tono di voce espressivo e variato, e non si sono mai preoccupati di dire parole a noi sconosciute o frasi complesse. Successivamente hanno incoraggiato i nostri tentativi di improvvisare, senza doverci mai spiegare le strutture sintattiche e grammaticali della lingua.
Ancora oggi si pensa che l’essere intonati o “avere orecchio” sia una dote congenita. È vero, esistono delle differenze attitudinali, individuali alla nascita, ma non è quello che per esempio ci rende intonati. Tutto avviene nei primi anni di vita. I bambini hanno bisogno di sentire degli adulti che cantano, che si muovono e che interagiscono con i piccoli suoni che loro emettono.
La musica proposta deve essere variata, per la prima infanzia si possono proporre canti anche senza parole.

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