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21 ottobre 2012

Ai problemi piace stare in compagnia

La scorsa settimana era il mio turno di reperibilità notturna al ciclotrone. Sì lo so che ho cambiato lavoro, ma questo rimane uno dei incarichi. E' la notte tra martedì e mercoledì, è appena passata la mezzanotte e mi suona il cellulare che come al solito era acceso sul comodino. C'è un problema, l'operatore mi invita a sbrigarmi a correre sul posto, ma io indugio un attimo e chiedo una descrizione dei sintomi. Faccio fare un paio di test, individuo il problema, faccio ripartire il sistema e torno a letto. Mercoledì mattina investo cinque minuti di analisi del problema, uno per riparare il guasto e una ventina per godermi quella bella sensazione di essere riuscito a risolvere un problema anche in una condizione difficile e stressante!

E fu sera e fu mattina... anzi no. E' la notte tra mercoledì e giovedì, sono da poco passate le due ed ho un deja vu.  Suona il telefono e sempre lo stesso operatore mi dice di essere in panne e mi descrive il problema. Questa volta è lui a pensare che si tratti di qualcosa di banale e invece dopo il mio solito giro di domande mi rendo conto che devo correre. Il problema mi sembrava evidente, un amplificatore di potenza era surriscaldato e la cosa non mi pareva neppure troppo strana perché proprio il lunedì precedente verificandone le prestazioni avevo concluso che stava lentamente deteriorandosi e che prima o poi ci saremmo trovati in questa situazione.


Arrivo in laboratorio e investo un solo minuto per verificare che la mia ipotesi fosse corretta e quindi mi butto a capofitto, il più in fretta possibile a togliere quell'amplificatore (i soliti 50 kg di elettronica pesante) e sostituirlo con uno di scorta. Per effettuare la sostituzione è necessario isolare l'elemento dal raffreddamento ad acqua e così procedo con la chiusura di tutta una serie di valvole nella giusta sequenza per evitare la doccia in piena notte. Inserisco il nuovo amplificatore, faccio le connessioni idrauliche, apro le valvole, verifico non ci siano perdite e poi passo a quelle elettriche. Mezz'ora di tempo, non di più. Soddisfatto vado al quadro di comando e faccio partire la sequenza per azionare la radiofrequenza e niente da fare: l'amplificatore si rifiuta di partire.

Mi faccio prendere un po' dal panico e anziché controllare l'ovvio, inizio a fare il debug completo del sistema, cosa già difficile da fare di giorno, ben sveglio e senza la pressione di dover fare in fretta per non perdere la produzione. Mi ci sono volute circa due ore per arrivare alla conclusione che non c'era flusso d'acqua nell'amplificatore e, che avendo sbagliato la sequenza di apertura delle valvole, il sistema si rifiutava di accenderlo per evitare danni.

Me la prendo, mi arrabbio un po' con me per essere stato troppo presuntuoso e di essermi fatto sopraffare del panico e mi vado a prendere un caffè, convinto che ormai fosse tutto finito. Ho appena finito il caffè che mi richiamano dalla sala controllo per dirmi che ancora non funziona. Ma come? L'amplificatore era acceso e funzionante... c'era un altro problema: vedo che un alimentatore di potenza (120 kWatt) era in allarme. Lo rifaccio ripartire, ma l'unico risultato che ottengo è che salta il differenziale segno che da qualche parte c'è un corto circuito e vista la potenza dell'aggeggio mi sono subito immaginato un danno di dimensioni apocalittiche.

Nella foto a lato vedete l'elemento che si è bruciato,
l'intero alimentatore di potenza è un armadio a quattro ante.
Per fortuna che a quel punto è arrivato il capo -ormai era mattina - che mi dice: calmati, questo è il momento di pensare e non di fare. Ed è così che abbiamo iniziato un nuovo debug di quest'altro sistema per cercarne la causa o le cause... Infatti dopo pochi minuti ci accorgiamo che uno degli elementi all'interno del grosso alimentatore di potenza era fuori uso, ma non sapevamo se quello fosse la causa o un effetto del grosso corto. E così ci siamo messi a smontare quadri e pannelli alla ricerca di qualche altro colpevole e come prevede Murphy ho dovuto aprire tutti i quadri per trovare la scena della foto di apertura con un condensatore di alto voltaggio (quei dischi rossi) letteralmente esploso e origine del corto. Ci sono volute un paio d'ore per rimettere tutto in funzione, e almeno 24 ore per me per riprendermi dallo stress.

La prossima volta che ad un'intervista per un posto di lavoro mi verrà chiesto un esempio in cui ho lavorato in condizioni di stress e per un tempo lungo, saprò cosa raccontare!

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