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26 maggio 2012

[Intervista] Il rapporto preliminare WHO su Fukushima


Di recente pubblicazione il rapporto preliminare dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) circa le dosi di radiazioni ionizzanti stimate alla popolazione Giapponese a seguito dell'incidente di Fukushima Daiichi. Il rapporto, che è ancora preliminare e di cui arriverà la versione finale entro la fine del 2012, arriva dopo oltre un anno dall'incidente e contiene l'elaborazione di una vasta mole di lavoro.

Innanzitutto il team di esperti che ha collaborato alla stesura del documento haconsiderato in modo approfondito e dettagliato tutte le varie possibili forme di esposizione alle radiazioni ionizzanti:
  • irraggiamento esterno da nube (cloudshine)
  • irraggiamento esterno da suolo (groundshine)
  • irradiazione interna da inalazione
  • irradiazione interna da ingestione
cioè tutte le forme di esposizione esterna e interna comprese quelle legate all'assunzione di cibi e bevande contaminate piuttosto che all'assorbimento per inalazione dei contaminanti in occasione del passaggio di masse d’aria contaminata. Queste stime effettuate sulla base dei dati resi disponibili dalle autorità giapponesi sono state verificate da misure di dose individuali o collettive effettivamente documentabili (WBC screening, Tyroid Screenings, etc.)

Il risultato del rapporto, che potete leggere in forma integrale direttamente dal sito dell'organizzazione, è che fatta esclusione per due cittadine, tra cui Namie, la dose alla popolazione è rimasta contenuta, in particolare grazie anche alla tempistica attuazione delle misure protettive raccomandate in caso di emergenze nucleari:
  • ricovero al chiuso
  • distribuzione iodio stabile ai centri di raccolta (reso disponibile nei centri coordinamento soccorsi per essere distribuito qualora le autorità avessero raccomandato l’adozione di questa contromisura. La raccomandazione non è stata data probabilmente sulla base delle proiezioni di dose alla popolazione e sembrerebbe di capire che ci siano state solo alcune sporadiche somministrazioni di iodio stabile)
  • evacuazione (applicata in modo diverso e graduale secondo le distanze dalla centrale di FD e i tempi)
  • rilocazione temporanea (obbligatoria e volontaria)
  • resettlement
L'intervista dopo il salto...


Abbiamo chiesto a Sergio Manera, fisico ed Esperto Qualificato al LENA (Università di Pavia) un breve commento riguardo al documento. Lui molto gentilmente si è offerto di presentarci la sua opinione e si è reso disponibile a rispondere ad altre eventuali domande che avrete sul documento.

Ciao Sergio e benvenuto su unico-lab!

Grazie e un saluto a tutti voi. Anzitutto vorrei iniziare col dire che le stime di dose alla popolazione contenute nel documento WHO serviranno da input essenziale per ogni successiva indagine approfondita e/o ogni azione protettiva che le autorità preposte dovranno eventualmente adottare per la tutela della salute pubblica delle popolazioni colpite.

Ci dai un giudizio generale sul documento?

La lettura è interessante e ben fatta, come sempre è un piacere leggere sia la fermezza dei contenuti sia la semplicità di esposizione di questi documenti.

Veniamo però subito al sodo, ci dici come hanno fatto a fare le stime di dose?

Le modalità di valutazione e proiezione delle dosi è effettuata secondo i dettati della IRCP, in particolare avvalendosi dei migliori saperi in tema di dosimetria e biocinetica dei contaminanti dispersi dalla centrale. Laddove disponibili sono state privilegiate misure dirette delle grandezze fisiche e dosimetriche rilevanti. In assenza di queste sono state prese in considerazioni metodologie consolidate di stima delle dosi, proiettando i risultati delle stesse su diversi scenari (più o meno conservativi) che poi sono stati presentati come casi distinti. Sembra di capire che l’approccio WHO non sia stato gradito dalle autorità giapponesi.

E perché il governo non avrebbe gradito?

Perché ad una lettura complessiva ne deriverebbe che è come se il governo giapponese non avesse fatto i compiti a casa. Infatti sembra di capire che le moltissime azioni di tutela implementate dalle autorità giapponesi nel corso della prima e seconda fase dell’emergenza non siano state considerate per la loro efficacia in termini di riduzione di dose alla popolazione laddove l’effettiva implementazione delle stesse non sia stata chiaramente documentata. Ad esempio gli esperti della WHO si sono probabilmente chiesti se il ricovero al chiuso in certe località, diramato attraverso canali mediatici e/o altri mezzi di informazione sul territorio, siano effettivamente arrivati a destinazione (bisogna ricordare le particolari condizioni dei territori colpiti dal sisma e dallo tsunami) e se, una volta arrivate a destinazione siano state effettivamente seguite dalla popolazione.
Non c’è che da condividere l’approccio cautelativo della WHO che è da adottare laddove non c’è certezza in merito ad una ipotetica misura di riduzione della dose. Come fai a ridurre una dose del 50% se non sei sicuro che la gente è rimasta in casa come raccomandato?

Dunque secondo te si mettono in discussione le azioni e la trasparenza del Governo Giapponese?

Assolutamente no, anzi nel documento c’è prova del contrario. Si tratta esclusivamente di come impostare le stime delle dosi e dell’opportunità o meno di adottare fattori cautelativi laddove non c’è sufficiente certezza dell’effettiva adozione delle misure di tutela collettive. Per altro come detto nel documento, si tratta di “considerazioni preliminari” e credo chiunque al WHO sarà ben lieto di raffinare le considerazioni alla luce di migliori e più puntuali informazioni.

Ci puoi aggiungere qualche dettaglio?

Mi hanno colpito per severità i seguenti approcci cautelativi WHO:

  1. non aver considerato il ricovero al chiuso dei primi giorni laddove è certo che sia stato fatto (motivazione ufficiale che non è ben documentabile caso per caso). Questa misura può render conto soprattutto nelle primissime ore (passaggio masse d’aria contaminata) di fattori di abbattimento dose sino al 50% (edificio in pietra) o sino al 10% (edificio in legno) o addirittura sino al 90% (grande edificio in muratura lontano da porte e finestre)
  2. aver considerato sul mercato le matrici alimentari contaminate effettivamente ritirate dal mercato dai giapponesi
  3. aver comunque considerato la Minima Attività Rilevabile di 10 Bq/kg al posto di ZERO Bq/kg per i cibi dichiarati puliti (sommare tanti piccoli numeretti fa arrivare a numeretti un po' più grandi) laddove il grande numero di misure svolte in brevi periodi di tempo può non aver consentito ai misuratori giapponesi di ottenere quella raffinatezza strumentale di indagine sufficiente a dire che le matrici fossero esenti da contaminazione rispetto ai parametri standard dei controlli sugli alimenti
  4. non aver considerato i marginali casi in cui lo iodio stabile è effettivamente stato distribuito in modo mirato (ancora per mancanza di documentazione)
  5. aver considerato la quota di cibo giapponese il 100% quando la dieta media prevede almeno un 30% di cibo non locale (non considerando cosa può essere successo in termini di variazioni di abitudini alimentari soprattutto nei primi mesi né l'uso di alimenti puliti immagazzinati In questo caso si potrebbe parlare di un fattore cautelativo sino a 1.5 (50%) aggiunto dagli esperti della WHO.
  6. non aver considerato i fattori di abbattimento sul consumo di alcuni alimenti che preparati sono molto meno “radioattivi” del prodotto commercializzato (esempio le foglie di thé verde dove hanno considerato il thé secco e non la bevanda come suggerito dalla CODEX Alimentarius e oltretutto il 100% di migrazione del Cesio dalle foglie alla bevanda quando è circa il 50%). (Qui posso parlare con cognizione di causa diretta perché stiamo per sottomettere al Journal of Radioanalytical and Nuclear Chemistry risultati di questo tipo su thé verde giapponese analizzato a Pavia nei mesi scorsi)
  7. non aver considerato i tantissimi interventi di decontaminazione di edifici pubblici, strade, etc. ancora una volta perché non ben documentabili nel complesso

In base a questo rapporto quali aspetti dovranno essere meglio tenuti sottocontrollo nei prossimi mesi?

Non c’è dubbio: tra le 4 vie principali di esposizione della popolazione il groundshine è quello dominante perché a distanza di molti mesi dall’incidente esso è responsabile del maggior contributo alla dose.

Vediamo qualche numero, come è la situazione generale alla popolazione?

Tralasciando di commentare le parti del documento in merito alle trascurabili dosi al di fuori del Giappone e lontano dalle prefetture maggiormente interessate dai rilasci/deposizioni, dosi che non destano la minima preoccupazione per conseguenze sanitarie, è chiaro che la parte più interessante dei risultari riguarda le dosi nelle prefetture maggiormente colpite. Le stesse sono state stimate per le 3 categorie di età standard (adulti, bambini 10 anni, neonati di età inferiore ad 1 anno). Sono state considerate sia le dosi efficaci sia le dosi equivalenti alla tiroide perché Chernobyl ha insegnato che quest’organo è decisamente da attenzionare causa uptake elettivo di Iodio e dei suoi radionuclidi e possibile insorgenza del tumore alla tiroide). Il grosso dei numeri è raccolto nella tabella numero 3 del rapporto [vedi immagine qui sotto] e dove sono elencate le dosi totali al primo anno nelle tre categorie di età arrotondate al 10% e suddivise per via di esposizione. 




La tabella successiva è analoga alla precedente, ma anziché fornire le stime per la dose efficace totale, riporta quella specifica per l'organo tiroide. 





Quanto giudichi complessivamente cautelativo l’approccio WHO?

Molto cautelarivo, direi almeno un fattore 10 ci sta tutto per le cautele effettivamente adottate nelle stime. Ma va bene così, è giusto farlo. Condivido l’approccio anche alla luce dei confortanti risultati complessivi delle stime. Capisco le autorità giapponesi e il loro risentimento perché le stime WHO sono un po’ più alte rispetto a quanto reso disponibile da loro e la loro preoccupazione riguarda il possibile allarmismo dovuto sia alla comparsa di nuovi dati diversi, sia ai loro valori un po’ più alti. Mi sembra di aver colto la parola “sovrastima” nelle argomentazioni delle autorità giapponesi. Direi che non la condivido.


Lasciaci fare una domanda da avvocato del diavolo, questi numeri sono basati su modelli, quanto sono affidabili? E poi con una certa periodicità leggiamo sulla stampa aggiornamenti sulle stime dei rilasci iniziali, quante queste nuove stime potranno influire su questo rapporto e sulla sua versione finale? [domanda di Giovanna tra i commenti]



Ecco come la penso io:

  • La fonte di numeri a disposizione del team di esperti credo sia assai più vasta di quanto sia possibile rintracciare su internet. Non ricordo più in quale punto del documento ma ho memorizzato leggendo che IAEA ha condiviso con il team di esperti le informazioni e i numeri passati direttamente (su canali protetti) tra Giappone e IAEA. Sono sicuro che hanno preso altresì l'intero inventario delle misure effettivamente fatte su matrici alimentari e le dosi riportate dalle survey (quelle mappe infinite dove sono riportati i valori di concentrazione superficiale di Cesio in relazione ai parametri latitudine-longitudine). Trovi maggiori informazioni negli allegati che sono anch'essi di facile lettura. Tu chiedi se si tratta di numeri veri o di numeri derivati? Per le grandezze fisiche e dosimetriche sono numeri derivati nella maggior parte dei casi da misure vere. Ad esempio la concentrazione superficiale di Cesio si misura con una misura di dose ad altezza standard abbinata ad una misura di concentrazione per unità di massa (Bq/kg). Nei casi più speditivi solo la prima. Per le dosi si tratta sempre di modelli perché valutare dosi richiede di utilizzare approcci. Inoltre, se ci fai caso, non mettono numeretti singoli, ma un intervallo di valori (tipo 1-10 mSv o 20-50 mSv)
  • Non hanno preso in considerazione le ultime stime di termine sorgente, vero. Di queste ti garantisco ne vedremo degli aggiornamenti per i prossimi 20 anni. Alla fine impattano poco e le differenze sono comprese in quegli intervalli di variabilità sulle stime proposte. Se la tua domanda è circa una possibile sottovalutazione delle proiezioni di dose WHO a causa di questo dato più fresco (e più alto) la risposta è no e la ragione è questa. Durante la primissima fase dell'emergenza, a rilasci in corso, le stime sul termine sorgente servono per capire gli sviluppi dell'emergenza, cioè quanto sarà alta la dose e dove ci saranno le deposizioni al suolo. A posteriori, quando sei nella fase di recupero le misure dirette nei luoghi interessati sono quelle che contano. Eventualmente sono queste che possono essere ricostruite a ritroso per riconfermare le stime sul termine sorgente per una qualche esigenza di informazioni sull'impianto. Ma le dosi a terra ormai sono ben misurate.
  • Con qualche anno di esperienza ti posso anticipare di non aspettarti molto dal rapporto finale. Di solito nei rapporti preliminari si stringe il cerchio riservandosi comunque l'ultima parola per successive edizioni dei documenti. Nei rapporti finali di solito si conferma quanto affermato in via preliminare. Dunque è mia opinione che questo rapporto è già definitivo, salvo fatti veramente nuovi. Un po' come quando si fanno le proiezioni per un sindaco e le proiezioni dicono 80% a 20%. Ti interessano i decimali?



Vuoi aggiungere qualche considerazione?

Sì, se posso. Un certo numero di particolari vanno menzionati e devo dire che sono scritti molto bene nel documento:

  • rapporti Cs-137/Cs-134 lontano da 2 (come fu il caso di Chernobyl) e anzi molto vicino a 1 vuol dire timeline temporale del problema sanitario FD ridotto enormemente rispetto a Chernobyl perché il Cs-134 decade prima (dimezza in 2 anni) e si porta via dose più rapidamente di quanto non fu in Bielorussia-Ucraina dove dominavano i 30 anni del Cs-137. Dunque non solamente per il ridotto termine sorgente iniziale (a parità di grado 7 INES) pari a circa 10-20% delle emissioni totali (che poi sono qualitativamente molto diverse). Per Chernobyl fu 30% dose nel 1° anno, qui pare si arriverà al 50-60% per il 1° anno, il che significa che dopo il primo anno le dosi saranno molto minori e in decrescita molto più rapida rispetto a Chernobyl, anche grazie alla differente orografia del Giappone.
  • le azioni del governo giapponese in termini di riduzioni dei limiti per la commercializzazione degli alimenti sembrerebbero non giustificate dalle dosi evitate delle stime WHO. Sembra di capire dal documento WHO che le dosi negli alimenti contino, a 4 mesi dall’incidente, solo per lo 0.8% (7% per tiroide) sulla dose efficace. Il 99.2% (93% per tiroide) è dose dovuta alla contaminazione al suolo da Cesio. Bisogna fare attenzione a valutare da parte del governo l’implementazione di azioni di dubbia efficacia radioprotezionistica ma di sicuro disagio socio-economico specie in tempi di crisi. Non si guadagna consenso da simili azioni.
  • il messaggio che si vuole dare adesso al Giappone è: preoccupatevi solo del groundshine laddove le contaminazioni al suolo sono particolarmente alte. Là è la dose potenziale che può contare.

Il WHO, organizzazione di esperti mondiali, compila un rapporto in cui nonostante tenda a sovrastimare tutto, i numeri sono bassi, eppure c'è ancora chi grida alla catasatrofe? Cosa ne pensi?

In tema di nucleare e di emergenze radiologiche purtroppo spesso prevalgono nelle popolazioni atteggiamenti irrazionali o addirittura ideologicamente e aprioristicamente sfavorevoli, spesso per implicita/esplicita co-azione degli organi di stampa. In taluni casi si arriva a mettere in dubbio perfino l’atteggiamento scientifico degli approcci IAEA, WHO, FAO, UNSCEAR o di altre istituzioni scientifiche addebitando a tali organismi il conflitto di interessi della promozione dell’industria nucleare. Molto c’è da lavorare in questa direzione e lo si sta facendo a diversi livelli e da molti anni. La novità di questa emergenza giapponese è l’immediatezza mediatica dell’informazione a livello planetario. Le difficoltà culturali da superare sono enormi in tema di effetti delle radiazioni ionizzanti. E’ molto più facile che passino messaggi semplicistici di immediata ma fuorviante comprensione piuttosto che articolate considerazioni di radioprotezione. Per esempio come si dovrebbe spiegare, con quale argomentazioni rispetto ad un pubblico non specialista cosa effettivamente è successo durante la mediatica esplosione di idrogeno che ha demolito l’edificio n.3 di Fukushima. Quando chiunque può vedere e ha visto in diretta TV l’esplosione?

Grazie mille Sergio per la tua disponibilità e il tempo che ci hai dedicato nel rispondere a queste domande... Adesso lasciamo la parola ai lettori, se vorranno farti altre domande. Grazie a presto!

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18 commenti:

  1. Ciao Egiovanna,
    provo a risponderti:
    - la fonte di numeri a disposizione del team di esperti credo sia assai più vasta di quanto sia possibile rintracciare su internet. Non ricordo più in quale punto del documento ma ho memorizzato leggendo che IAEA ha condiviso con il team di esperti le informazioni e i numeri passati direttamente (su canali protetti) tra Giappone e IAEA. Sono sicuro che hanno preso altresì l'intero inventario delle misure effettivamente fatte su matrici alimentari e le dosi riportate dalle survey (quelle mappe infinite dove sono riportati i valori di concentrazione superficiale di Cesio in relazione ai parametri latitudine-longitudine). Trovi maggiori informazioni negli allegati che sono anch'essi di facile lettura. Tu chiedi se si tratta di numeri veri o di numeri derivati? Per le grandezze fisiche e dosimetriche sono numeri derivati nella maggior parte dei casi da misure vere. Ad esempio la concentrazione superficiale di Cesio si misura con una misura di dose ad altezza standard abbinata ad una misura di concentrazione per unità di massa (Bq/kg). Nei casi più speditivi solo la prima. Per le dosi si tratta sempre di modelli perchè valutare dosi richiede di utilizzare approcci. Inoltre, se ci fai caso, non mettono numeretti singoli ma un intervallo di valori (tipo 1-10 mSv o 20-50 mSv)
    - non hanno preso in considerazione le ultime stime di termine sorgente, vero. Di queste ti garantisco ne vedremo degli aggiornamenti per i prossimi 20 anni. Alla fine impattano poco e le differenze sono comprese in quegli intervalli di variabilità sulle stime proposte. Se la tua domanda è circa una possibile sottovalutazione delle proiezioni di dose WHO a causa di questo dato più fresco (e più alto) la risposta è no e la ragione è questa. Durante la primissima fase dell'emergenza, a rilasci in corso, le stime sul termine sorgente servono per capire gli sviluppi dell'emergenza, cioè quanto sarà alta la dose e dove ci saranno le deposizioni al suolo. A posteriori, quando sei nella fase di recupero le misure dirette nei luoghi interessati sono quelle che contano. Eventualmente sono queste che possono essere ricostruite a ritroso per riconfermare le stime sul termine sorgente per una qualche esigenza di informazioni sull'impianto. Ma le dosi a terra ormai sono ben misurate.
    - Con qualche anno di esperienza ti posso anticipare di non aspettarti molto dal rapporto finale. Di solito nei rapporti preliminari si stringe il cerchio riservandosi comunque l'ultima parola per successive edizioni dei documenti. Nei rapporti finali di solito si conferma quanto affermato in via preliminare. Dunque è mia opinione che questo rapporto è già definitivo, salvo fatti veramente nuovi. Un po' come quando si fanno le proiezioni per un sindaco e le proiezioni dicono 80% a 20%. Ti interessano i decimali?

    SM

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  2. Fate vobis,  (se non trovate la domanda da deficiente) 

    RispondiElimina
  3. Ok!
    Le domande sono sicuramente pertinenti e in linea con i dubbi che una lettura del genere può generare.
    SM

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  4. Anche in presenza di queste basse stime di esposizione pur tuttavia il monitoraggio sulla popolazione (previsto al momento che duri solo fino al 2014) pare gia' evidenziare un notevole aumento dell'incidenza di noduli alla tiroide (patologia praticamente assente prima dell'incidente).

    http://fukushimavoice-eng.blogspot.it/2012/07/thyroid-examination-by-fukushima.html

    RispondiElimina
  5. Il monitoraggio e' previsto che duri oltre il 2014:


    Preliminary examination (examination for assessment of current status) will be performed on all eligible residents from October 2011 to March 2014.

    In addition, after April 2014, standard examination will be done every two years up to age 20 and every five years after age 20, watching over the health of residents for the remainder of their lives. Also the target group will be expanded to include those who were born before April 1, 2012.


    La questione tiroide, organo iodio assorbitore e quindi soggetto maggiormente all'esposizione allo I-131 (ormai assente nell'ambiente e negli alimenti da circa 1 anno), ogni tanto ritorna:
    - la mancanza degli stessi controlli a tappeto prima dell'incidente non permette un confronto con le patologie della tiroide in condizioni normali
    - nodulo non significa necessariamente tumore
    - eventuali tumori alla tiroide hanno tassi di sopravvivenza molto elevati 90% a 5 anni

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  6. La sua congettura (e' forse un epidemiologo?) che non e' possibile un confronto ex post (rispetto alle condizioni ex ante) delle varie patologie mi appare molto discutibile. Il confronto, con le opportune metodologie, mi risulta che puo' essere fatto e come! Si informi, c'e' molta letteratura scientifica al riguardo.

    La sua asserzione che lo iodio radioattivo risulta "ormai assente nell'ambiente e negli alimenti da circa un 1 anno" mi appare invece palesemente azzardata (per non dire completamente falsa). Trattandosi di isotopi rilasciati in grandi quantita' nell'ambiente e che hanno un tempo di dimezzamento di anni......

    Per quello che riguarda i disturbi della tiroide e' universalmente noto (consulti al riguardo un qualunque endocrinologo) che compromettono significativamente la qualita' della vita dei malati, specie se colpiti in giovane eta' (anche se non si muore si soffre).

    Che questo incidente tuttavia non rappresenti un rischio alla sopravvivenza della specie umana mi sembra del tutto pacifico.

    RispondiElimina
  7. La sua congettura (e' forse un epidemiologo?) che non e' possibile un confronto ex post (rispetto alle condizioni ex ante) delle varie patologie mi appare molto discutibile. Il confronto, con le opportune metodologie, mi risulta che puo' essere fatto e come! Si informi, c'e' molta letteratura scientifica al riguardo.Quanti bambini sono stati monitorati per noduli alla tiroide prima dell'incidente? Si tratta di un campione omogeneo o solo dei cosidetti casi a rischio? Questo è quello che dice la letteratura scientifica.
    La sua asserzione che lo iodio radioattivo risulta "ormai assente nell'ambiente e negli alimenti da circa un 1 anno" mi appare invece palesemente azzardata (per non dire completamente falsa). Trattandosi di isotopi rilasciati in grandi quantita' nell'ambiente e che hanno un tempo di dimezzamento di anni......Questa è una boiata pazzesca. Non serve una laurea in fisica nucleare basta sfogliare wikipedia. Lo iodio-131 è stato rilasciato in grandi quantità. Verissimo. E si dimezza in 8 giorni, che mi sembra molto meno di anni. Vive milione di anni lo iodio-129, ma la sua vita è talmente lunga che la dose rilasciata alla tiroide è una frazione di zero.
    Per quello che riguarda i disturbi della tiroide e' universalmente noto (consulti al riguardo un qualunque endocrinologo) che compromettono significativamente la qualita' della vita dei malati, specie se colpiti in giovane eta' (anche se non si muore si soffre).Mi verrebbe da dire una sua congettura (è forse un medico endocrinologo?), ma mi trattengo perché conosco persone senza la tiroide che hanno una vita normale. Come normale può essere considerata la vita di chi deve assumere quotidianamente farmaci, vedi trapiantati o affetti da patologie cardiache.
    Che questo incidente tuttavia non rappresenti un rischio alla sopravvivenza della specie umana mi sembra del tutto pacifico.Almeno su questo siamo d'accordo.

    RispondiElimina
  8. L'eta'.... Ho scritto iodio ed il mio pensiero era rivolto al cesio.
    Sullo iodio ha perfettamente ragione.
    Tanti auguri ai nostri conoscenti con problemi alla tiroide.

    RispondiElimina
  9. Mah Luca,
    che dirti a parte il fatto che mi scuso per non aver replicato in questo forum per 16gg non avendo il segnalatore automatico di nuovi messaggi.

    Il monitoraggio long-term sulla tiroide di un gruppo selezionato di bambini giapponesi mi trova favorevole perchè dimostrerà che per le basse e bassissime dosi di fukushima non ci sarà impatto di alcun tipo. Lo dimostrerà però tra 30 anni e per allora spero di aver raggiunto l'età della pensione.
    Forse nel casino generale della gestione dell'emergenza di FD i giapponesi hanno preso una delle poche decisioni sensate dal punto di vista radioprotezionistico e cioè quella di non fare la iodioprofilassi su vasta scala proprio perchè le dosi evitate non giustificavano l'adozione della contromisura. Non che di per sé farla avrebbe nociuto come ci insegnano le esperienze polacche di cui probabilmente avrai sentito parlare. Per cui si sono limitati a rendere disponibili le compresse nei centri di emergenza e salvo episodi sporadici non fare niente.
    Ti ricordo però che in assenza di monitoraggio i bambini in tutto il mondo sviluppano noduli simili e se non li monitori non li troverai mai. Stessa situazione dell'Italia post chernobyl.
    A chernobyl le cose andarono diversamente perche le dosi furono estremamente più elevate e perchè ragioni alimentari favorirono una captazione molto più marcata nelle tiroidi dei bambini ucraini e bielorussi.

    Assodato il lapsus Cesio-Iodio, capirai che il cesio che effettivamente è presente in Giappone non è relazionato alle patologie della tiroide, ok? Forse è stato questo misunderstanding a farti lanciare il promo post?

    SM

    RispondiElimina
  10. Eh si, errare humanum est!

    RispondiElimina
  11. Chi non lavora mai non sbaglia mai, lo ripeto continuamente ai miei colleghi. Volevo sincerarmi fosse chiaro che il monitoraggio long-term sulla tiroide riguarda i potenziali effetti di quei circa 2 mesi di esposizione allo I-131 che c'è stato da marzo a maggio 2011 e non riguarda la contaminazione diffusa di Cesio. Per il Cesio i problemi sul tavolo sono:
    - groundshine dose
    - gestione materiali e rifiuti contaminati (vedasi impianti trattamento acque)
    - contaminazione alimenti (già a mesi a livelli estremamente bassi e che puoi monitorare tu stesso sulle pagine di Valeriano)
    http://unico-lab.blogspot.it/2012/07/fukushima-rapporto-sulla-contaminazione_29.html

    SM

    RispondiElimina
  12. SM:

    basterebbe rispondere al noto anti-nuclearista "a prescindere" Cellai che e' ben noto, anche ai non endocrinologi professionisti, che il tempo di latenza fra l'insorgenza di patologie tiroidee radio-indotte e l'esposizione e' di 3-4 anni (Chernobyl docet, e prima di lui Mayak)... quindi E' SEMPLICEMENTE RIDICOLO anche solo pensare che dopo pochi mesi da una esposizione che SI SA essere stata molto bassa (rispetto a Chernobyl) ci possano gia' essere problemi tiroidei.
    Si potrebbe anche dire, al noto anti-nuclearista "a prescindere" Cellai, che si possono trovare articoli scientifici che mostrano come delle analisi alla tiroide di cadaveri di cittadini finlandesi morti a causa di incidenti (non nucleari) abbiano mostrato una altissima incidenza di noduli benigni, assolutamente sconosciuti anche a quelli che li avevano.

    Non perdere tempo con Cellai, uno che sceglie il simboletto scemo di GreenPiss come avatar non merita risposte serie, tanto e' di coccio, io, su altri blog, gli ho chiesto un paio di volte "ma tu cellai un cervello?" dopo che aveva scritto delle BOIATE colossali, ma non mi ha mai risposto.

    Saluti,

    Roberto

    Roberto

    RispondiElimina
  13. Con le spiegazioni non si perde mai tempo :)
    SM

    RispondiElimina

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