Un Bruxelles andata e ritorno per favore

Come forse saprete, la seconda metà della scorsa settimana l'ho trascorsa nella capitale Belga per partecipare ad una selezione, di cui vi parlerò a tempo debito visto che le bocce sono ancora in movimento. Per il momento accontentavi della descrizione del mio viaggio.

Partiamo dalla partenza! A momenti perdevo il volo easyJet, non tanto perché sono arrivato tardi al terminal, ma perché non è possibile aver già fatto il check-in online e dover rifare una coda chilometrica semplicemente per depositare il bagaglio. Con un ansia galoppante arrivo ai controlli di sicurezza e lì mi rendo conto di aver commesso un madornale tanto pacchiano errore: mi sono dimenticato il mio inseparabile coltellino svizzero nella tasca dei pantaloni. In un disperato tentativo, tento la fortuna e nascondo, l'oggetto proibito nello zainetto con il pc; la manovra evasiva ha successo e, il controllore distratto dalle mie scarpe che hanno fatto suonare il metal detector, lascia passare "l'arma".


Salgo a bordo tutto trafelato e praticamente per ultimo. Sono fortunato perché trovo praticamente il mio posto preferito: lato corridoio e file in fondo. Un altro colpo di fortuna mi arriva qualche minuto dopo il decollo, quando un passeggero seduto una fila dietro mi fa notare che la mia carta d'identità, documento essenziale per essere ammesso alla selezione, era caduta sotto il mio sedile.

E qui finisce la fortuna. Arrivo in Belgio e piove. Così la piacevole passeggiata di 15 minuti che separa la stazione centrale dall'hotel si trasforma in una doccia fredda. E non vi racconto gli incubi nella notte insonne, roba che mi sono persino immaginato un terremoto. All'alba decido che stare a letto è inutile e appena apre il ristorante vado a fare colazione. C'è il buffet. E' la fine del mondo. Ma decido di stare leggero per evitare spiacevoli inconvenienti. Intanto mi godo il panorama della terrazza al nono piano; certo Bruxelles non è New York, ma la vista dell'Atomium là sullo sfondo mi ha fatto respirare aria di casa.

In serata mi sono fatto fregare in una trappola per turisti. Avevo programmato cozze e patatine, il piatto tipico, magari accompagnato da una buona birra alla spina. Faccio un giro per i vari ristoranti e noto che molti hanno l'offerta: cozze + patatine + birra a 10 euro. Insomma, il paradiso. Ne approfitto ed entro in uno di questi. Sono solo e mi fanno sedere all'aperto di fianco ad un tavolo con 4 giapponesi in visita che sfogliano lo stringatissimo menu. Lo portano anche a me, ma delle cozze con patatine e birra a 10 euro non c'è nemmeno l'ombra. I giapponesi hanno più coraggio di me, chiamano il cameriere e domandano: "vorremmo l'offerta a 10 euro che era reclamizzata fuori" e il cameriere: "offerta? 10 euro? non oggi, non qui, non in questo ristorante" e in tutta risposta gli dimostra che il cartello che anche loro ricordavano non c'è. Sparito. Annichilito nel vuoto cosmico. Possibile che 4 giapponesi e 1 italiano siano stati colti dallo stesso miraggio e abbiano visto l'invisibile? Coincidenze? Quale legame collega le cozze con Rennes-les-Chateaux? Noi di Boyager crediamo proprio di no (video da vedere). Loro hanno avuto più coraggio di me, si sono alzati e se ne sono andati scuotendo la polvere dai loro calzari. Io ho mangiato le cozze, tante, ma non particolarmente buone. Quelle che fa mio suocero sono meglio.

Adesso sono a casa e mi riposo...