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12 gennaio 2012

La pillola della sobrietà

Non bevo, non perché non mi piaccia il vino buono o la birra, ma semplicemente perché non reggo assolutamente l'alcool. Mi bastano due dita di vino per essere catapultato in un altro mondo e quella sensazione di perdita di controllo mi fa stare ancora peggio del mal di testa che sopraggiunge inesorabile entro mezz'ora.

Oggi però leggevo sul Journal of Neuroscience un articolo dal titolo altisontante "Dihydromyricetin As a Novel Anti-Alcohol Intoxication Medication" che tradotto in parole povere significa che un gruppo di studiosi californiani avrebbe identificato una molecola (Dihydromyricetin) presente in una pianta resinosa cinese quella che potremmo definire la pillola della sobrietà.



Gli effetti positivi di questo estratto vegetale erano già noti ai cinesi che lo usavano come rimedio post-sbornia, ma gli studiosi avendo identificato il principio attivo, che per semplicità chiameremo DHM, hanno visto che non solo facilita il recupero dagli stati di intossicazione acuta o cronica da alcool, ma evita tutti quegli stati alterati che l'intossicazione stessa causa, come l'ansia e la violenza per citarne alcune.

Il funzionamento del DHM è piuttosto semplice da spiegare: questa molecola è in grado di agire a livello del cervello saturando quei recettori che altrimenti verrebbero occupati dalle molecole di etanolo. Quello che si prospetta essere un buon medicinale fino ad oggi è stato sperimentato su topi, ma potrebbe presto entrare nella fase di test per acquisire il titolo di farmaco e curare coloro che sono alcool-dipendenti.

Ma...

Ma c'è un ma, in quella che sembra essere la luce in fondo al tunnel. L'effetto della pillola della sobrietà è solo a livello celebrale, il che vuol dire che ci si sentirà sobri e non brilli, ma nel sangue si continuerà ad avere tutto l'alcool assunto che andrà a finire al 90% nel fegato. Detta ancora più banalmente, sarà forse possibile guidare l'auto con sicurezza anche dopo aver bevuto due birre (cosa ancora da dimostrare), ma gli effetti a lungo termine dell'abuso di alcool sul fegato, i reni, l'apparato cardio-circolatorio, saranno sempre e comunque presenti.

Anzi potrebbe persino essere peggio. Il bevitore si sentirà come autorizzato a proseguire nella sua bevuta non sentendo sopraggiungere la sensazione di ubriachezza. Insomma, come per tutte le altre forme di dipendenza, anche per l'alcool è forse più importante il sostegno psicologico rispetto all'intervento fisico mirato ad alleviare i sintomi.

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2 commenti:

  1. Leggendo la prima parte, mmi erano già venute in mente diverse obiezioni...che  poi ho ritrovato tutte nella seconda parte!
    Ben detto. D'altra parte io la penso forse in maniera strana su certe cose, ma il dolore e tutti i sintomi di malessere in generale sono un segnale della natura per comunicarci che qualcosa non va nel corpo. Eliminare solo i sintomi senza agire sulle cause che lo generano puo' essere pericoloso. Detta cosi' puo' sembrare ovvia, ma spesso in pratica non lo è.

    RispondiElimina
  2. Guarda, ieri ho visto l'articolo riportato su Newscientist e le nostre obiezioni erano solo accennate. Così ho preparato il post proprio per metterle in evidenza.

    Poi ieri sera scopro da FB che su Repubblica http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2012/01/10/news/la_pillola_contro_la_sbornia-27877461/ era stato pubblicato un articolo simile in cui venivano messi in evidenza gli stessi limiti.

    Ora io non sono un proibizionista, anzi. Sono convinto che bere un buon bicchiere di vino ai pasti sia un comportamento più che accettabile, anzi. Insegnare la cultura del buon bere sarebbe sicuramente un passo avanti rispetto a quello che sembra l'atteggiamento corrente, cioè che ci si deve ubriacare per divertirsi.

    RispondiElimina

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