Questo post vi arriva grazie alla gentilissima collaborazione di mamoru di giappopazzie.blogspot.com
Il post è stato modificato dopo la pubblicazione iniziale.
Quella dell'acqua contaminata è una delle più urgenti questioni che gli operatori TEPCO devono affrontare nel tentativo di rimettere sotto la situazione della centrale di Fukushima. Di acqua contaminata ce ne è veramente tanta: nei locali interrati degli edifici con le turbine, nelle gallerie tecniche che collegano i vari edifici per non parlare della possibilità ancora non completamente da escludere che ci sia acqua anche nei locali dei reattori ancora poco esplorati.
Lo scopo di questo post è quello di presentare alcune planimetrie che mamoru ci ha gentilmente commentato e tradotto dal giapponese e anche fatto più di qualche conto per stimare i volumi che l'acqua potrebbe aver inondato.
Partiamo da una planimetria della parte delle centrale più vicina al mare e che copre i reattori dall'uno al quattro (da qui in avanti definiti con R1, R2, R3 e R4) .
La planimetria qui sopra (fig.1) e' basata su quanto rilasciato da TEPCO all'inizio del mese di aprile, per identificare la posizione del pozzetto lesionato che riversava a mare l'acqua proveniente dal R2.
Le evidenziazioni originali comprendono i canali tecnici segnati con tratto grosso in verde chiaro e con tratto fine in rosa fino al pozzetto individuato dalla cerchiatura tratteggiata in rosso.
A questa planimetria generale abbiamo sovrapposto, scalandola proporzionalmente, quella dell'intero complesso del reattore 3 ( locali turbina T/B e locale reattore R/B).
Osservando la conformazione e la posizione delle tubazioni di mandata dell'acqua di mare (indicate in verde scuro come "condotte intake acqua di mare") verso i condensatori dalle turbine, si nota una discreta somiglianza tra R2 e il R3 in termini di geometria e di posizione relativa rispetto al complesso dell'edificio turbine: questo potrebbe indicare una forte similitudine costruttiva e conseguentemente un possibile riutilizzo della stessa configurazione progettuale durante la rispettiva costruzione.
Sul R3 e' stata sovrapposta la planimetria del R/B e del T/B numero 3 ricavata dai documenti sopramenzionati: le proporzioni ed i confini degli edifici risultano compatibili e possiamo pertanto procedere.
La zona circondata di giallo e' disponibile qui sotto in dettaglio: si tratta del R3, ribadiamo che non è assolutamente detto che R2 e R4 siano uguali a R3, ma è lecito pensare che non siano molto differenti almeno per quanto riguarda le occupazioni volumetriche.
Nella planimetria e relativa sezione laterale trovate evidenziate le differenti elevazioni dell'edificio ed alcune quote ricavate direttamente dai disegni originali ed indirettamente mediante misurazioni e calcoli. E' inoltre disponibile una corrispondenza indicativa tra lo schema di funzionamento ed i componenti veri e propri displocati sull'impianto.
Trovate anche una rappresentazione in scala dell'autore per rendervi conto delle dimensioni dei manufatti.
Da notare come il complesso dei reattori da 1 a 4 sia posto su una altura a OP+10000 che significa 10000 mm (10 metri) sopra il piano di riferimento che, nel caso di Fukushima 1, e' stato posto in corrispondenza della superficie del mare in quiete. Ne consegue che i locali interrati non sono necessariamente ad un livello negativo e lo si vede bene dalla figura qui sotto riportata.
a) la camera di soppressione (S/P ossia la “ciambella azzurra”) appoggiata a OP -2060;
b) una zona (evidenziata in giallo) posta a OP+1900 sulla quale sono alloggiati molti macchinari e servizi tecnici compresi i tristemente famosi gruppi elettrogeni diesel messi fuori uso dallo tsunami;
c) due zone (in verde chiaro) a OP -300: quella relativa alla sala quadri tra R3 e R4 (probabilmente in un'altra posizione nel complesso di edifici tra R1 e R2) e quella sotto ai condensatori in uscita dalla turbina.
La seconda zona del punto c) risulta essere una fossa “sprofondata” a OP -300 (detta "condenser pit") che potrebbe essere stata riempita completamente dall’acqua fino a OP+1900 (il pavimento della zona in giallo) per un totale immerso di 2200 mm; oltre questa elevazione il volume di acqua potrebbe essere presente sull’intera superficie del piano interrato (a meno della presenza di compartimenti stagni), nonche’ in pozzetti, cunicoli o cisterne interrate di servizio.
Per poter completare l'ipotesi di calcolo (sempre ipotizzando che i T/B di R2 e R3 siano basati sullo stesso layout) occorre aggiungere l’ormai quasi certo allagamento dell’ultimo piano interrato del R/B (OP -2060) causato dal probabile danneggiamento della S/P del R2 durante gli sfiati di emergenza dello scorso mese che causarono il crollo vistosto della struttura di copertura per R1, R3 e R4
Per ricavare il possibile livello effettivo all'interno del T/B del R2, occorre tornare al di fuori dai locali, verso il mare. Nel disegno tecnico seguente (fig.4,5) vediamo la sezione laterale e le elevazioni del pozzetto del R2 da cui fuoriusciva acqua altamente contaminata all'inizio del mese di aprile: l'immagine (fonte Tepco) ci dice che la superficie del liquido del pozzetto era all'incirca a OP+3000.
Questo valore si e’ modificato nel corso del tempo ed lo possiamo stimare, al 20 aprile 2011, a +3200 circa, ovvero 80cm dal bordo superiore del pozzetto stesso.
Su questa base possiamo calcolare il volume di acqua complessivo nel R2 (sottratta una ipotetica percentuale di volume di murature e macchinari non occupabile dall’acqua):
R2 | Totale | m³ | 22.100 | ||
1 | Fossa condensatori da OP-300 a OP+1900 | m² | 1.430 | m³ | 3.146 |
2 | Piano interrato da OP+1900 a OP+3200 | m² | 6.650 | m³ | 8.645 |
2.1 | 5% Pieni su 2 | m² | -333 | m³ | -432 |
3 | S/P da OP-2060 a OP+3200 | m² | 2.520 | m³ | 13.255 |
3.1 | Pieno centrale S/P Ø23.5 m | m² | -434 | m³ | -2.195 |
3.2 | Altri pieni 2,5% su 3 | m² | -63 | m³ | -319 |
La dinamica di accumulo che possiamo ipotizzare e’ questa: da una falla apertasi nella S/P si riversa alla base dell’edificio reattore R2 una parte dell’acqua fatta circolare nelle tubazioni che entrano ed escono dal dry well (probabilmente a causa di rotture singole o multiple). Questa parte dell'interrato dell'edificio reattore potrebbe essere sommersa da 5 metri di acqua che, in qualche modo, si sono infiltrati nella parete di cemento che la separa dall’interrato del locale turbine.
Il perche' vi sia un flusso di acqua costante potrebbe essere spiegato con una tubazione o un complesso di tubazioni danneggiate che causano un travaso di acqua dal Reactor Pressure Vessel (RPV in cui e' contenute le barre di combustibile) all'interno del Dry Well (D/W, il contenimento esterno che ingloba il RPV) e da qui alla S/P e successivamente l’acqua si e’ infiltrata nel T/B e si e' poi fatta strada fino al mare travasandosi e spostandosi attraverso delle canalizzazioni e dei pozzetti interrati utilizzati normalmente per il passaggio di cavi elettrici e altre tubazioni di servizio, oltre che attraverso i canali interrati delle condotte di mandata dell'acqua di mare.
Nell'impossibilità di rimuove completamente l'acqua e di turare la falla, TEPCO sta pensando di installare un sistema di raffreddamento nuovo con scambiatori di calore e pompe all'esterno dei locali turbine e una serie di filtri per far ri-circolare l'acqua che esce dalla vasca di soppressione in un circuito chiuso (vedi immagine).
Per il momento, nell'attesa che vengano installate queste nuove attrezzature bisogna trasferire l'acqua dai locali tecnici a sistemi per il loro stoccaggio temporaneo, come ad esempio l'impianto di trattamento acque della centrale (30.000 t), i serbatoi provvisori (27.000 t) e successivamente la chiatta megafloat (10.000 t). Mettendo insieme tutta questa acqua contaminata, TEPCO dice di avere necessità movimentare e di stoccare 67.500 t.
Questo era il piano di trasferimento iniziale:
Questo il piu' recente:
Inoltre dal giorno 11 aprile e' cominciato il dispiegamento delle "Silt fence", delle barriere marine che dovrebbero essere in gradi di mitigare la dispersione in acqua di inquinanti radioattivi.
La loro collocazione e' illustrata dalla fotografia aerea sotto riportata.
Inoltre il personale in centrale provvede a dispersione periodica di zeolite di fronte alle bocche di presa dell'acqua dei quattro reattori. Chiaramente non si tratta di soluzioni, bensi' di interventi di contenimento.
In prospettiva futura Areva, la multinazionale francese dell'energia (nonche' attuale partner e fornitore di combustibile MOX per il Giappone), si e' aggiudicata l'appalto per il trattamento delle acque contaminate e la costruzione di un impianto di depurazione direttamente on-site.
Come segnalato da alcuni lettori e' stata pubblicata la notizia (qui ad esempio) di un ricercatore giapponese che, in collaborazione con una azienda che si occupa di depurazione, avrebbe sviluppato un particolare composto in grado di velocizzare la depurazione delle acque da Iodio e Cesio.
Tuttavia il prodotto pare essere una variante dei comuni flocculanti utilizzati nel trattamento delle acque industriali, sistema che, probabilmente, utilizzera' anche Areva.
In pratica (e molto a grandi linee visto che conosco l'argomento solo per "convivenza" professionale) nel trattamento delle acque industriali, dopo aver neutralizzato il neutralizzabile e catturato con le colonne di resine a scambio ionico, lo scopo e' quello di aggregare gli inquinanti in una sorta di "fiocchi" mediante degli additivi chiamati flocculanti e di farli precipitare in grossi recipienti in modo da separarli dall'acqua "pulita", questo processo (decantazione) viene ripetuto in un secondo contenitore (ispessitore) e i "fanghi" sul fondo di questultimo vengono pompati in una filtropressa che, compattandoli, ne estrae l'acqua ancora presente. Cio' che resta e' una "cake", ossia una mattonella di fango industriale semicompatta che va poi smaltita in apposite discariche.
Se si vuole ottenere una maggiore purezza si possono aggiungere degli evaporatori al processo.
Questi impianti li si utilizza comunemente anche per i processi industriali con scarichi piuttosto pesanti come nel settore delle galvaniche (cianuro, arsenico, cromo) e dei trattamenti superficiali in genere; in paesi come la Federazione Russa, che ha dei limiti di scarico industriale molto ristretti (rispetto all'Italia impongono di scaricare quasi acqua potabile), si utilizza anche il cosiddetto "scarico zero".
Davvero bello! Non ci sono misure di temperatura dell'acqua nella SP ?
RispondiEliminaOttimo Lavoro!
RispondiEliminaSul solito sito di monitoraggio ho trovato questi dati per la suppression pool:
Reattore 1: 53 °C, 0.160 MPa
Reattore 2: 73 °C, -
Reattore 3: 42 °C, 0.174 MPa
Reattore 4: non pervenuta
(Fonte
Per il DW la pressione e' assoluta, ho guardato l'xls online.
RispondiEliminaaspetto il numero di oggi e poi mi sbilancio.
RispondiEliminagrazie a Dio sull' xls c'e' scritto MPa abs in caratteri latini. Il resto e' nebbia.
RispondiEliminail link allo spreadsheet.
RispondiEliminail LINK all documentazione tecnica del BWR-4, ci sono anche i controlli.
RispondiEliminailmarion il link alla documentazione tecnica mi risponde picche....
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaERROR:
RispondiEliminaCannot locate proxy which supports Remote Scripting.
Was RSEnableRemoteScripting method invoked?
ho come l'impressione che il mio pc ultrablindato non mi dia accesso. Stasera da casa con un vero OS vedrò il sito, sono sicuro...
@toto: in MP
RispondiElimina@IlMArion stesso errore da qui.
RispondiEliminaDunque, come avevi detto, relativa nel vessel e assoluta nel DW?
@valeriano: vai qui http://wba.nrc.gov:8080/ves/ e cerca BWR/4 technology manual ,trovi l'inferno di documenti. Si e' assoluta nel DW e relativa nel vessel ,percio'...ho un brutto presentimento. Ma aspettiamo i dati di oggi.
RispondiEliminaDimenticavo.,dovrebbe essere nella terza pagina della ricerca diviso in 4 e 8 documenti.
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RispondiEliminaAvevo scritto una sciocchezza; i cloruri nell'acqua marina sono circa 17 g/l , la raccomandazione di GE e' per una concentrazione inferiore alle 0.5 ppm; la concentrazione pou' essere piu' elevata per un periodo di 14 giorni/anno ( non capisco se continui o meno ); il tutto per evitare l' SCC dell'acciao dei tubi e del vessel
RispondiEliminaE i cloruri sono il nemico no.1 dell'acciaio inox.
RispondiEliminaSul sito di avesta trovi i grafici con le curve di isocorrosione per gli inox austenitici compreso il 316 per 0.5 ppm penso che in un anno siamo sotto il decimo di mm, ma molto dipende dai fattori aggiuntivi di lavoro.
Per quel poco che ne so.
Inoltre a mio avviso, la concentrazione e' stata molto piu' elevata di 17 g/l, poiche' l'acqua di mare e' evaporata e si e' quindi concentrata.
RispondiEliminaRagazzi, mamoru, mi ha chiesto di aggiungere alcuni paragrafi e vorrebbe sapere la vostra opinione a riguardo.
RispondiEliminaScusate se sono scritti coi piedi... inizialmente non ne avevo aspicato la pubblicazione visto che trattavasi di un paio di idee buttate giu' per una mail.
RispondiEliminaFatto veramente bene, ottimo lavoro :)
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