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17 aprile 2010

Un Promessa e' una promessa

Lo avevo promesso e quindi eccomi a scrivere il post "d'addio" all'UNICOLAB, scritto tutto attaccato, perche' ho lasciato il laboratorio 'fisico' ma non quello 'on-line'.
Questo DEVE essere chiaro! Quasi un anno fa scrivevamo su questo blog per salutare Toto che iniziava la sua avventura al Ispra, si diceva che quello era l'inizio della fine, non per il Toto (ovviamente) ma per il nostro gruppo. In effetti sei mesi dopo abbiamo salutato il maestro e adesso e' toccato a me! Pero' sono felice di poter scrivere che il gruppo 'on-line', @aTable, via sms , on GMail c'e' E DI QUESTO SONO CONTENTISSIMA! Perche' vuol dire che siamo davvero AMICI... Cmq, tornando a me, come gia' alcuni sanno ho accettao una posizione alla Fondazione Politecnico di Milano e quindi ho detto basta alla ricerca. Dal 1 Aprile sono diventata (forse) una fund raiser? O una consulente? o una project manager? Mah, non lo so, appena lo scopro ve lo faccio sapere. Quello che e' certo e che ho dovuto cambiare look. Si potrebbe anche aprire un sondaggione...
Comunque, adesso CERCO soldi per la ricerca degli altri. E che altri! I gruppi dei diversi dipartimenti del Politecnico. Siamo in sei persone in un gruppo chiamato Europa, dedicato ai soli progetti europei e anche se e' da solo due settimane che faccio questo lavoro, posso dire che ho gia' imparato molto. Intanto sulle inumerevoli fonti di finanziamento e poi su tutte le altre possibili ricerche oltre a quelle della fisica delle particelle! Per ora sono proprio contenta della scelta fatta. Speriamo...

16 aprile 2010

The judge and the internet

"It is not the writing on the wall that constitutes a crime for the owner of the wall, but its commercial exploitation can"

This is the very simplified summary of judge Oscar Magi 111-page long document convicting three Google employees for the so-called Vivi down case and it is one of the most striking piece of news I have ever read.  Everything began in 2006 when four teenagers were harassing an autistic schoolmate, recording the scene with a mobile phone and eventually uploading the footage on Video Google. The four bullies were sentenced by a juvenile court but this was not enough for Vivi down, an association grouping people affected by the Down syndrome, who blamed the internet giant for having hosted the video. Indeed, the video stayed online for almost two months collecting more than five thousands views, eighty comments (some of them urgently requesting its removal) and a good ranking in the Most Entertaining Video list.

How can Google be considered responsible for that? Four teenager were playing and shooting the scene and a few other thousands were so stupid to watch and enjoy it. But judge Magi's reply is different and simple: Google was aiming to a commercial exploitation of that video as of all the other hosted videos, and so it must be considered responsible for everything that is happening on its web pages: "Internet is not the endless prairie where everything is allowed and nothing can be banned".

Let's make a comparison with a similar situation. A journalist writes an article about the stupidity of blondes. Not the typical funny one, but a serious and aggressive paper accusing women to be inferior to men. The article is published on a newspaper and read all around the world. Of course it is causing a lot of noise and we all agree that the journalist must be punished as well as the newspaper director... But how can you blame the newsagent for distributing the paper with the aim of earning money?

15 aprile 2010

Riformiamo i concorsi

Mi riferisco in modo particolare a quelli per l'accesso alla pubblica amministrazione e più in generale agli enti pubblici e - devo essere onesto - non sono la persona più indicata a giudicarne l'efficacia. La mia opinione si basa sul fatto che il mondo del privato, che produce ricchezza e (in alcuni casi) paga anche le tasse, ha scelto un metodo per la selezione del personale più efficiente, meno caro e che meglio rispetta le esigenze dell'impresa.
La pubblica amministrazione, invece, spinta dal presupposto che tutto deve essere trasparente, ha deciso di investire i soldi dei contribuenti (i taxpayers, come li chiamano gli anglossassoni) in procedure concorsuali faraoniche che richiedono l'istituzione di una commissione, i cui membri ricevono ovviamente un gettone di partecipazione, lo spostamento di decine, centinaia e a volte migliaia di persone per scegliere solo una manciata di vincitori.

Sono sempre stato convinto che la ragione per cui la pubblica amministrazione dovesse procedere ad assunzioni per concorso, fosse legata alla necessità di scegliere in modo chiaro e senza nessun nepotismo il miglior candidato possibile per il posto vacante. Purtroppo questa non sembra essere la regola, ma piuttosto una piacevole eccezione che di tanto in tanto viene rispettata. La cosa che però più mi preoccupa è che ieri, una collega mi ha rivelato che mi sono sempre sbagliato e che la ragione dei concorsi è dare a tutti la stessa possibilità di occupare un posto pubblico. Probabilmente, avendo visto il mio sguardo perplesso, ha voluto ribadire: non serve essere i migliori, basta un po' di fortuna nel passare l'esame. 

A questo punto devo rivedere il mio giudizio sui concorsi pubblici e ho anche una brillante idea per riformarli in mondo da renderli per lo meno più economici. Se è solo una questione di fortuna e di dare a tutti le stesse chance, trasformiamo i concorsi in una lotteria! L'ente X, che deve assumere una nuova segretaria, pubblica sulla gazzetta ufficiale la vacanza e sul proprio sito ogni Italiano può inserire il proprio codice fiscale. Alla scadenza, diciamo 30 giorni dopo la pubblicazione, il computer procederà all'estrazione del vincitore che anziché ricevere un premio in denaro verrà omaggiato di un posto di lavoro a vita nella pubblica amministrazione. Si  potrebbe persino ipotizzare una quota di partecipazione, diciamo 10 euro, in modo da lasciare a tutti comunque la possibilità di giocare, ops volevo dire partecipare, e allo stesso tempo incamerare qualche soldino. Tra i vantaggi, secondo me innumerevoli, possiamo trovare: perfetta trasparenza perché anche i più raccomandati saranno uguali di fronte al computer; impossibilità di ricorsi per difetti di forma o per errate valutazioni; velocità di assunzione, in 30 giorni è tutto finito...

Ma per favore...

14 aprile 2010

Microcredito

Il 2005 è stato l'anno internazionale del microcredito (prestiti relativamente contenuti a piccole imprese prive di garanzie in zone depresse). Nel 2006 il premio Nobel per la pace è stato assegnato a Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank in Bangladesh, istituto di credito che si occupa di microfinanza. Per qualche mese, in quel periodo, si è parlato di microcredito come di una miracolosa soluzione a tanti problemi di povertà in paesi con economie lente e non strutturate. Oggi non ne parla più nessuno (o quasi). Bolla scoppiata? O semplicemente argomento sufficientemente sfruttato che "non tira" più?
Un articolo sull'International Herald Tribune (la versione internazionale del New York Times) di oggi fa il punto della situazione: e la conclusione è abbastanza deludente. Il fatto è che il sistema funziona forse anche troppo bene e, come al solito, gli "squali" ne approfittano. Così, di fianco a istituti e associazioni che concedono prestiti a interessi ragionevoli (dall'8 al 35%), purtroppo ce ne sono molti che applicano tassi che, in maniera non sempre del tutto pulita, arrivano fino al 130%! E nonostante questo le richieste di finanziamento sono comunque numerose, non essendoci alternative.
Yunus ha affermato che il tasso di interesse dovrebbe essere tale da garantire il 10-15% di guadagno agli istituti. I quali si difendono asserendo che le spese per gestire 10 prestiti da 100 dollari sono molto più elevate di quelle per gestire un unico prestito da 1000 dollari. E intanto, il 75% degli istituti di microfinanza sono sopra i "parametri" di Yunus.
Guadagnare in operazioni di microfinanza non è ovviamente reato, fintantoché si rispettano le regolamentazioni economiche del proprio paese. Si chiama "social investing". Ma nessuno ancora ne sa dare una definizione accurata. Ma qual è il limite tra business lecito e sfruttamento? Nell'impossibilità di regolamentare il sistema, gli aspiranti debitori possono solo contare su associazioni non profit o siti web che cercano di fare chiarezza e di donare trasparenza alle diverse offerte di microcredito.
La nota positiva è comunque rappresentata dal gran numero di testimonianze di piccolissimi imprenditori che sopravvivono dignitosamente grazie proprio al microcredito. Insomma, il microcredito non basta, ma aiuta.

5 aprile 2010

Quella pecora nera

Tre fisici sperimentali, un astrofisico, un fisico della materia e uno delle particelle, sono in viaggio su un treno verso un congresso. Stanno attraversando la Scozia e i tre ammirano il paesaggio in religioso silenzio quando il treno attraversa un gregge al pascolo e tra le mille e mille pecore bianche ne spicca una nera. L'astrofisico subito esclama: in Scozia le pecore sono nere! Prontamente il fisico della materia lo corregge dicendo: in Scozia esiste una pecora nera. Ma il fisico delle particelle, con il suo fare un po' spocchioso, si preoccupa di aggiungere: in Scozia esiste una pecora di cui almeno un lato è nero. 

Questa consumata barzelletta per fisici, che assolutamente non ha la minima pretesa di risultare divertente per chi non è fisico - chissà poi perché i fisici delle barzellette vanno ai congressi sempre in treno e le pecore al pascolo si dispongono sempre di profilo - mi serve per spiegarvi che non tutti i fisici sono uguali e che la loro visione della realtà dipende fortemente dalla quantità e dalla qualità dei dati sperimentali che costantemente analizzano.


L'approccio dell'astrofisico

Partiamo dall'astrofisico. Questa tipologia di fisici vorrebbe capire come funziona il mondo guardandolo nel suo complesso e nella sua più immensa varietà. Gli astrofisici in genere hanno a disposizione una grandissima quantità di dati sperimentali, basti pensare che le stelle sono milioni di miliardi e forse più, ma è un po' come cercare un ago in infiniti pagliai. Quello che capita spesso è che a furia di rovistare con le mani nella paglia si viene punti da qualcosa che potrebbe essere un ago oppure, più semplicemente, un filo di paglia secca e appuntito. L'astrofisico, attento come è a tutte le cose che emergono dallo sfondo, nota per primo la pecora nera e cerca di generalizzare al massimo il proprio modello, giungendo spesso a conclusioni errate e contraddittorie che però difficilmente potranno essere smentite. In fondo nessuno di noi, nemmeno nel futuro più remoto, deciderà di pianificare un viaggio interstellare per verificare la vera natura delle galassie con buchi neri super massivi. Possiamo dire che l'astrofisico ha una grande quantità di dati, la cui qualità però è generalmente estremamente bassa, e le poche informazioni che sembrano essere di buona qualità devono essere sfruttate al massimo.

Una pecora anomala

Ci sono i fisici della materia, quelli che si preoccupano di scoprire il funzionamento del mondo guardando gli effetti macroscopici che avvengono su elementi macroscopici. Sono una buona via di mezzo tra gli astrofisici e i particellari e anche se a volte si occupano di particelle, loro sono interessati ad osservare i comportamenti complessivi - macroscopici appunto - piuttosto che ogni singola interazione. I fisici della materia basano le loro ricerche su una piccola quantità di dati, ma di altissima qualità, prendendo per esempio tipologie di eventi ben note e di cui è possibile spiegare tutto. Un esempio è l'effetto Zeeman, ovvero la spiegazione quantistica dell'interazione di campi magnetici esterni con le linee spettrali di specie atomiche: quando i fisici iniziarono ad occuparsi dal fenomeno partirono dall'osservazione dell'atomo meglio conosciuto e anche il più diffuso nell'universo, l'idrogeno. In base ai risultati ottenuti, svilupparono una completa teoria a riguardo che prontamente andarono a verificare anche su altri elementi. Per tornare al nostro esempio bucolico, è un po' come se per spiegare le pecore partissimo dal tipico caso di pecora bianca che tutti conosciamo e poi andiamo a confrontarla con tutte le altre pecore che incontriamo. Immaginate che sorpresa quando Zeeman e soci si imbatterono nella prima pecora nera! La sorpresa fu talmente grande che dovettero nominare questa categoria di eventi come effetto Zeeman anomalo, anche se di fuori dal normale non aveva assolutamente nulla, era solo la loro teoria, bella ma incompleta, che non ne prevedeva l'esistenza. Morale della favola: avere dati di alta qualità, non sempre permette di fare affermazioni corrette su una grande quantità di fenomeni.

Il numero delle zampe

Passiamo all'ultimo esemplare di fisico sperimentale: il particellare. Questo ha la presunzione di voler spiegare l'intero universo partendo da sui costituenti più elementari, ovvero le particelle sub-atomiche. L'approccio è diametralmente opposto a quello dell'astrofisico e per questo è necessario costruire giganteschi esperimenti sulla terra per ricreare quelle condizioni estreme in cui tali fenomeni avvennero agli inizi dei tempi. Questi esperimenti sono una vera e propria fabbrica di dati, continuano perennemente a generarne senza stancarsi mai e sono molto spesso di altissima qualità. Diventa così necessario suddividersi il lavoro facendo sì che alcuni fisici per tutta la loro vita si occuperanno solo di studiare le caratteristiche peculiari di quelle poche pecore di cui uno e un solo lato del vello è nero. E la cosa divertente è che potreste trovare un articolo intitolato: Misura sperimentale del numero delle zampe nelle pecore con il vello maculato che pascolano in Scozia. E ancora sorprendente sarebbe scoprire che l'autore della pubblicazione giunge alla conclusione che N, il numero delle zampe, è 4 più o meno 10^-3. In fondo tutti sanno che il numero delle zampe delle pecore non dipende dal colore della loro lana, ma i fisici delle particelle vogliono a tutti i costi verificare che l'ipotesi è corretta, perché se anche solo trovassero un leggero deficit nel numero delle zampe, questo potrebbe indicare una falla nella teoria del quasi tutto, rivelando scenari aperti per scampoli di nuova fisica. I particellari possono permettersi questo tipo di speculazioni perché si fidano ciecamente della qualità dei loro dati, ma attenzione a non prendere fischi per fiaschi perché un piccolo errore di calibrazione può portare ad articoli tipo:
Evidenze sperimentali di supersimmetria.., quando in realtà è solo un rivelatore difettoso!

E tu quale fisico sei?

Prezzi carburanti in Svizzera (5 Aprile 2010)

Quale migliore modo per celebrare la pasquetta di una scampagnata fuori porta? E la scampagnata non è bella se non finisce con qualche decina di chilometri di coda e un bel pieno di benzina andato in fumo. Per fortuna che gli amici Ticinesi, a differenza dei colleghi italiani, non hanno applicato il rincaro pasquale ai carburanti. Ecco la situazione odierna, di qua e di là dal confine.




In Italia In Svizzera
Benzina verde al litro € 1.349 CHF 1.72 = € 1.201
Gasolio al litro € 1.179 CHF 1.72 = € 1.201

Anzi, rispetto al precedente aggiornamento, grazie ad una evoluzione favorevole del cambio, i carburanti svizzeri sono persino diminuiti. Fate voi i conti e buon risparmio!

4 aprile 2010

Buona Pasqua!

Di solito la Pasqua arriva accompagnata dal sole e dalla primavera; quest'anno il tempo è stato parecchio inclemente, ma vi auguro di aver trovato un campo fiorito nei vostri cuori rinati.

La foto qui sotto dice tutto di come abbiamo trascorso la festa...