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3 marzo 2008

Indian Story

Una storia indiana narra di un grande elefante che se ne stava davanti ad un saggio immerso nella meditazione.
Il saggio guarda e dice: "Questo non è un elefante".
Dopo un po' l'elefante si volta ed incomincia ad allontanarsi lentamente.
A questo punto il saggio si chiede se per caso non possa esserci in giro un elefante.
Alla fine l'elefante se ne va.
Quando è ormai sparito, il saggio vede le orme che l'elefante ha lasciato e dichiara con sicurezza: "Qui c'era un elefante".

Nel racconto l'elefante sembra essere invisibile. Giuseppe Mantovani, professore presso la facoltà di psicologia all'Università di Padova, paragona questo elefante all'odierna dimensione culturale e sociale. Nuovi ideali troneggiano su noi, ma non li vediamo, non ce ne accorgiamo e incombono sulla nostra vita. Troppi presupposti che ci fanno perdere il contatto con la realtà, i valori e i veri punti di riferimento. Cosa o a chi dobbiamo guardare? Siamo persi, non sappiamo più dove andare, ora, si proprio ora che la multiculturalità e la mediaticità vivono intorno e con noi!
Cosa faremmo oggi senza un telefonino, senza un computer, senza internet....(la lista potrebbe continuare!), ci sentiremmo sperduti, soli in questo mondo. Sembra che non ci siano più barriere soprattutto geografiche, possiamo comunicare con tutti, amici, conoscenti o mai visti e/o sentiti prima, immediatamente (senza dover aspettare miracoli della posta!).
Riflettiamo:
Ma siamo sicuri che questo mondo ci abbia resi più liberi? Non siamo un po' tutti più schiavi?
Parliamo ancora con i nostri nonni (con le persone anziane), che con la loro vita, con la loro esperienza ci possono trasmettre il sapere indispensabile alla quotidianità?
Basiamo la nostra socialità solo lasciandoci influenzare da pregiudizi?
Esiste solo la nostra cultura o dobbiamo parlare di culture?
Esistono forse delle differenze culturali che evidenziano qualità e limiti di ogni etnia?
Quali sono le funzioni e le sfide che la cultura deve approfondire?
Cerchiamo, seguendo il valore proposto dalla storia indiana, di valutare meglio la nostra società, la nostra vita, con sguardo critico e attento su ogni cosa, cercando di non farci sfuggire nulla; ricordandoci che spesso vediamo subito la pagliuzza nell'occhio dell'altro, ma la trave nel nostro occhio? Se proprio non dovessimo trovare difetti ed errori proviamo ad allontanarci dal nostro vissuto, a distaccarcene il più possibile; anche i quadri vanno osservati da lontano, mai da vicino altrimenti se ne perde la bellezza, la complessità e la completezza del capolavoro.
Vi lascio la bibliografia del libro di Mantovani: L'elefante invisibile, Giunti,1998, Firenze.

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3 commenti:

  1. Sara, hai ragione potresti imaginare il tuo fratello sensa il computer oppure me sensa i miei telefonini..;). E' vero che diventiamo troppi di consumo ci perdiamo un po' nel universo e' spesso non sapendo dove stiamo andando...
    A me fare un giro in moto da un pezzo di liberta...pero' questo vuoi dire che sono comunque vincolato;)
    Saluti a tutti liberi!

    RispondiElimina
  2. grazie del commento. Non solo non riuscirei ad immaginarmi il toto senza il computer, ma non riesco nemmeno ad immaginare quale altra attività creerebbe, forse lo inventerebbe per primo!
    e così ricascheremmo nel circolo vizioso. Cmq credo che dovremmo, credendo di più in noi stessi, staccarci da questi supporti per vivere la vita in modo pieno. perchè non porti pure me a fare un giro in moto? vediamo se mi sento più libera....

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina

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