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4 aprile 2011

La resina verde


Abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla resina “Kuricoat-720C Green” prodotta dalla giapponese Kurita (http://www.kurita.co.jp/english/index.html), poiche’ pare possa essere questo il prodotto che verra’ utilizzato per immobilizzare il pulviscolo radioattivo della centrale di Fukushima ; la fonte non e’ diretta e non c’e’ effettivamente certezza ( uno dei tanti link reperiti sul web e’ il seguente http://www.yomiuri.co.jp/dy/national/T110330005470.htm) ; proveremo comunque in base a queste informazioni a chiarirci un po’ le idee su questo tipo di sostanza.

Il CAS number delle sostanze presenti nella resina e' stato estrapolato da questo link:
http://www.commonchemistry.org/ChemicalDetail.aspx?ref=24937-78-8
se sfogliate la lista trovate proprio la Kuricoat-720C.

Sul sto di Kurita non sono invece riuscito a trovare la composizione della resina, il link e' comunque questo:
http://www.kurita.co.jp/products/kuricoat.html
-Che cosa e’ una resina sintetica?
Possiamo definire resina sintetica un polimero costruito “a tavolino” con caratteristiche particolari, dipendenti dai monomeri che la costituiscono , dalla loro disposizione nello spazio , dal grado di polimerizzazione e dall’ambiente nel quale la polimerizzazione ha luogo.
I monomeri sono i mattoni che costituiscono il polimero e sono i principali responsabili delle caratteristiche chimiche del prodotto. In genere i monomeri sono identici ( ad esempio il polietilene PE o il polipropilene PP sono costituiti da unita’ tutte uguali di etilene o propene ), ma possono esserci delle plastiche formate da unita’ costituite dall’unione di due monomeri tra loro diversi ( e’ il nostro caso ) che successivamente vengono fatti polimerizzare.
-Come e’ fatta la resina che dovrebbero spruzzare sui frammenti della centrale ?
Nel nostro caso la resina e’ costituita da un copolimero etilene-vinil acetato, la cui struttura e’ la seguente:
Gli atomi in rosso sono ossigeni, in verde il carbonio, mentre gli idrogeni rimangono nascosti; in viola i punti nei quali si formano i legami tra le varie unita’ di copolimero, che permettono la formazione della catena polimerica.

I monomeri invece sono i seguenti:
In alto l’etilene, subito sotto il vinil-acetato ( tutti gli idrogeni, tranne quello del gruppo carbossilico non sono indicati).
Le diverse condizioni di polimerizzazione permettono di ottenere prodotti a diverso peso molecolare ( lunghezza della catena ) e quindi con caratteristiche chimiche e fisiche differenti.
-Quali sono le caratteristiche chimico-fisiche della resina ?
Riporto di seguito le caratteristiche salienti del copolimero:
Punto di fusione: 75 °C
Temperatura di accensione spontanea: 259 °C
Solubile in toluene, tetraidrofurano e metiletilchetone
E’ un prodotto stabile, incompatibile con forti ossidanti e basi. Non e’ ignifugo.
Per quanto riguarda la resina vi rimando ad un documento di una ditta italiana che produce un prodotto a base di etilen-vinil-acetato:
come potete vedere la dispersione e’ effettivamente miscibile con l’acqua; una volta deposta ed asciugata ha ottime caratteristiche di “filmazione”.
Rimangono comunque dei dubbi circa l’opportunita’ di utilizzo di un prodotto “incendiabile”; sicuramente la temperatura di accensione sara’ piu’ alta rispetto a quella del copolimero ( dipende dalla carica della resina, ovvero dai composti che sono disciolti nella dispersione e che quindi ne modificano parte delle caratteristiche chimico-fisiche nonche’ dal grado di polimerizzazione ), ma sono ragionevolmente portato a pensare che possa aggirarsi al massimo intorno ai 300-350 °C.
Anche qui penso abbiano optato per il minore dei mali.
Rimane la nota interessante del colore verde della resina: dovrebbe aiutare gli operatori a vedere dove va a depositarsi, in modo da disperderla nella maniera piu’ efficiente possibile.

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6 commenti:

  1. Ciao,
    dove verrebbe impiegata questa resina? Io lavoro per la ditta italiana da te citata e ti confermo che la dispersione del copolimero è in acqua ma una volta filmata si ottiene la sola parte solida. Tra l'altro questo tipo di resine asciugano a temperature piuttosto basse permettendo una certa rapidità di intervento..

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  2. Ciao Bathi, la resina dovrebbe essere qualcosa di simile a quella prodotta dalla tua ditta (almeno dal punto di vista chimico).Non so cosa usino come cariche,l'uso normale e', se il traduttore di google dal giapponese non sbaglia,come ancorante per particolato (sabbia ecc. ) nell'ambito dell'edilizia.Pare che la vogliano spruzzare sui frammenti dei reattori per bloccare il pulviscolo radioattivo ed impedirne la dispersione nell'ambiente.

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  3. Sicuramente avranno optato per qualcosa di pronto uso e che subito sia efficace come barriera e se nn è direttamente vicino alla fonte di calore nn da problemi, capisco il tuo dubbio sull'infiammabilità ma è anche difficile avere una copertura ignifuga pronto uso mentre una vernice in sostanza la si trova subito.

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  4. Grazie Bathi per le tue precisazioni, penso proprio sia il ragionamento che hanno fatto alla TEPCO.

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  5. Ma una vernice intumescente non sarebbe stata più adatta?

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  6. @Anonimo: la tua osservazione e' piu' che pertinente, in realta' anche io mi sono domandato il perche' di una soluzione simile; l'unica cosa che mi viene in mente potrebbe essere legata ai tempi di filmazione del prodotto ( hanno bisogno di qualcosa che blocchi rapidamente il particolato).Presumo inoltre che in caso d'incendio avranno ben altri problemi da affrontare.L'approccio, mi pare di capire, e' sempre piu' quello del male minore.

    RispondiElimina

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