Pagine

17 ottobre 2012

Se fa fumo o puzza, la prima volta, è normale

Ricordo la frase del titolo stampata con un timbro su un fogliettino A6 a quadretti strappato da un block notes pigna di tanti anni fa. Era regolarmente appiccicata a tutti gli elettrodomestici, in particolare tosta-pane, ferri da stiro e simili quando ritornavano dall'ultimo riparatore rimasto in paese. In parole povere il messaggio era questo: non riportate a riparare il ferro da stiro se la prima volta che lo accendete fa un po' di fumo o puzza... se vi brucia la casa, magari prendete provvedimenti e cambiate riparatore.

Oggi è successa anche a noi la stessa cosa, nel senso che durante le operazioni di riparazione abbiamo prima visto la fumata bianca papale salire verso il cielo e poi sentita una puzza che non era certamente quella dell'incenso. Devo dire però che, alla fine, è stata una gran soddisfazione perché dopo due giorni di lavoro siamo riusciti a venirne a capo e a vincere siamo stati noi. Sarebbe meglio dire Andrea, visto che è stato lui a fare il grosso del lavoro, a caricarci sopra tutta la sua esperienza e soprattutto a metterci quella dose di caparbietà necessaria per non abbandonare e accontentarsi di un pareggio che suonava triste come una sconfitta.


Fatta la premessa, guardate la foto dell'elettrodomenstico in questione. Non è né un ferro da stiro né un asciuga capelli, ma un alimentatore stabilizzato in corrente continua da un chilowatt di potenza in uscita che utilizziamo per accendere degli elettro-magneti. Giusto per darvi le giuste proporzioni, la potenza in ingresso necessaria è di poco inferiore ai 2 chilowatt e i normali impianti domestici in Italia sono limitati a 3.5 kW. [1]

Il malato è solo uno dei sette in funzione nel laboratorio e altri tre prima di lui, in passato, hanno avuto problemi e sono stati rimossi dal servizio. Di preciso non sappiamo quale fosse il loro guasto, ma il fatto che non furono buttati via e conservati in un angolo della cantina ci fa pensare che il difetto potesse essere simile. Infatti, quell'alimentatore non è che non funzionasse, ma per un motivo che non conoscevamo, richiedeva molta più corrente in ingresso per alimentare il magnete a piena potenza. Non è stata tanto la nostra passione ecologista a farcelo sostituire con l'ultima riserva rimasta, ma il fatto che quello potesse essere solo il primo sintomo di un malanno ben peggiore.

Ieri era arrivato per lui il momento della diagnosi e subito i nostri dubbi sono caduti sui due grossi condensatori elettrolitici blu che vedete in primo piano nella foto. Erano la cosa più ovvia e ovviamente non erano il problema. Per fortuna l'alimentatore è un modello di una certa età e se da un lato questo rende difficile trovare i pezzi di ricambio - non necessariamente - dall'altro è fornito di un manuale come si deve, con tanto di schema elettrico, layout del circuito stampato e spiegazione circuitale. Si avete capito bene, il ruolo di tutti i componenti è ben illustrato e spiegato, oltre ad una dettaglia spiegazione di insieme del funzionamento dei macro-blocchi. In un così bel manuale non poteva certo mancare la sezione di troubleshooting che abbiamo seguito alla lettera per individuare il sottosistema incriminato (quel dissipatore rosso in alto a destra e zone limitrofe) e da lì sempre più nel dettaglio verso i componenti guastati con il tempo e l'uso. L'ultimo della lista è proprio quel condensatore che nella foto stavamo testando.

Ho detto fumo all'inizio? E si, perché come spesso accade, durante una riparazione complessa come questa in cui si deve necessariamente ricorrere a tecniche di cannibalismo (leggi usare componenti presunti sani da altri dispositivi guasti) è inevitabile che prima o poi qualcosa vada storto. Ma almeno se fa puzza, è facile da trovare!


[1] Le vecchie generazioni di alimentatori non erano particolarmente efficienti. Quelli più moderni arrivano ad efficienze del 90% a pieno carico. []

Chiunque può lasciare commenti su questo blog, ammesso che vengano rispettate due regole fondamentali: la buona educazione e il rispetto per gli altri.

Per commentare potete utilizzare diversi modi di autenticazione, da Google a Facebook e Twitter se non volete farvi un account su Disqus che resta sempre la nostra scelta consigliata.

Potete utilizzare tag HTML <b>, <i> e <a> per mettere in grassetto, in corsivo il testo ed inserire link ipertestuali come spiegato in questo tutorial. Per aggiungere un'immagine potete trascinarla dal vostro pc sopra lo spazio commenti.

A questo indirizzo trovate indicazioni su come ricevere notifiche via email sui nuovi commenti pubblicati.

1 commento:

Chiunque può lasciare commenti su questo blog, ammesso che vengano rispettate due regole fondamentali: la buona educazione e il rispetto per gli altri.

Per commentare potete utilizzare diversi modi di autenticazione, da Google a Facebook e Twitter se non volete farvi un account su Disqus che resta sempre la nostra scelta consigliata.

Potete utilizzare tag HTML <b>, <i> e <a> per mettere in grassetto, in corsivo il testo ed inserire link ipertestuali come spiegato in questo tutorial. Per aggiungere un'immagine potete trascinarla dal vostro pc sopra lo spazio commenti.

A questo indirizzo trovate indicazioni su come ricevere notifiche via email sui nuovi commenti pubblicati.