Il risultato è stato che mercoledì scorso, quando per la prima volta si è fermato a pranzare con i compagni e la mamma è andata a prenderlo alle 14, orario di chiusura in queste settimane iniziali a tempo ridotto, lui non voleva tornare a casa perché aveva ancora troppo lavoro da fare. Mi fa un po' sorridere, ma è proprio lui a chiamarlo così, quello è il suo lavoro e lo deve fare con il massimo impegno. E come dargli torto.
Lunedì, primissimo giorno, Francesca si è appostata con la macchina dietro un furgoncino parcheggiato in prossimità del parco dell'asilo. Dalla sua postazione privilegiata poteva vedere i bambini che in quel momento era fuori a giocare senza essere vista. Quando si è accorta che anche dal furgoncino stavano facendo la stessa opera di spionaggio, sarebbe voluta sprofondare sotto terra, ma ormai il danno era fatto. Un consiglio per i dirigenti scolastici: insieme all'inserimento per i bambini, programmate anche un disinserimento per i genitori, ve ne saranno molto grati.
Altra gradevole sorpresa è che a Giacomo piace la cucina della scuola. Mentre a casa dargli da mangiare è una tortura e per fargli ingoiare un boccone bisogna rincorrerlo su è giù per le scale, la maestra ci ha detto che si siede al tavolo come un grande e non se ne va fino a quando non svuota il piatto. Meglio così.
E per finire, venerdì ha fatto pure il suo primo giorno di assenza, causa febbre. Sembra che la prima epidemia di raffreddore abbia colpito la sua classe e lui chiaramente non poteva esimersi dal partecipare. Oggi sta un po' meglio, avendo trasferito la candela al naso alla sorella, ma niente piscina e speriamo di poter tornare al lavoro lunedì.