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25 luglio 2010

Il gioco di squadra

E' giusto che una scuderia decida quale dei
suoi piloti debba vincere?
Oggi ho visto il gran premio. E' un evento perché era da anni che non mi dedicavo più a questo sport, anche se quando mi dedicavo la mia era un'estenuante lotta contro la sonnolenza post-prandiale domenicale. Oggi non so perché mi andava di vedere la gara e devo dire di aver portato bene alla Ferrari che, stando alle parole del telecronista, ha conquistato la seconda doppietta di una stagione tutt'altro che esaltante.

L'unico neo è quel dubbio, per molti una certezza, che Massa abbia alzato il piede accontentandosi del secondo posto e consegnando al compagno di squadra il gradino più alto del podio. Nello sport è normale parlare di gioco di squadra, anche negli sport definiti per singoli. Prendete per esempio le discipline velocistiche atletiche, in quel caso la squadra è composta dall'atleta e il suo allenatore e, forse, andrebbero anche aggiunti i suoi familiari che sopportano le lunghe assenze del campione per dedicarsi allo sport.

Ma nella F1, l'unico gioco di squadra ammesso è quello dei meccanici nei box durante il cambio gomme. Le strategie, gli esperti che insieme al pilota definiscono l'assetto dell'auto, gli ingegneri che provano nuove geometrie sono visti come elementi secondari, a volte addirittura di impiccio per l'affermarsi di un pilota. Oggi l'ennesima scenata di scandalo, una squadra non può avere un preferito e li dovrebbe far combattere a sangue l'uno contro l'altro anche a costo di perdere punti e consegnare la vittoria finale agli avversari.

Sarà, ma io questi ragionamenti proprio non li concepisco...

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