Devo ammetterlo dopo aver titolato il precedente post sportivo:
Primu titulo ho avuto un po' di paura. Il numero ordinale, a differenza del cardinale, denota una successione, dire primo senza secondo è po' come lasciare incompiuta la successione. Avevo detto
primo nella speranza che ne arrivassero altri e sono stato accontentato e così, anche se meno spudoratamente, sono qui a ripetermi con un altro titolo
ordinale.
Avevo dormito male questa notte, in questi giorni ce ne erano capitate di tutti i colori e farsi soffiare lo scudetto all'ultima giornata poteva essere la conclusione degna di un lungo fine settimana in salita. Ma l'Inter non bada alla sfortuna e contro un Siena che difendeva la partita della vita (per quale ragione poi!), ha fatto il minimo indispensabile: fatto un gol del solito Principe, fatto morire di infarto i tifosi neroazzurri e illudere per oltre mezz'ora i romanisti.
All'inizio della partita avevo lo stomaco in subbuglio, un po' come quello di Ibrahimovic. A fine del primo tempo la mia ansia era mutata in rassegnazione, poi il gol e la gioia e gli ultimi trenta minuti di ordinaria follia e al limite dell'insorgenza di una cardiopatia acuta. I tre minuti di recupero, se possibile, sono sembrati ancora più lunghi di quelli di Barcellona anche se stavolta la palla l'avevamo noi e sempre ben vicina alla bandierina del calcio d'angolo avversario. E ancora una volta è Siena ad ospitare l'inizio dei festeggiamenti interisti.
Il merito di questo scudetto? Il 18esimo a portare i colori neroazzurri, il quinto di fila e il secondo dell'era Mou. Sarebbe facile assegnare a lui i meriti di questo - fino ad ora - doppio successo. Lui certo ha una grandissima fetta di merito, ma non tutto. Lui ha avuto il pregio di sapere rivoluzionare una squadra che giocava con un solo schema, in una squadra compiuta dal punto di vista sia tecnico sia tattico. Ma sono stati i vari Zanetti, Cambiasso, Sneijder, Maicon, Eto'o, Milito, Lucio, Samuel a correre, sacrificarsi, difendere con i denti e attaccare con le unghie, a soffrire, ma soprattutto a vincere meritatamente. Questa è la nuova Inter, quella che ha vinto un campionato difficile, con i nervi tesi sempre scoperti, quella che ha vinto la Coppa Italia contro l'avversario di sempre e quella che dopo 38 anni torna a varcare la soglia della finale di Champions.