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14 aprile 2010

Microcredito

Il 2005 è stato l'anno internazionale del microcredito (prestiti relativamente contenuti a piccole imprese prive di garanzie in zone depresse). Nel 2006 il premio Nobel per la pace è stato assegnato a Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank in Bangladesh, istituto di credito che si occupa di microfinanza. Per qualche mese, in quel periodo, si è parlato di microcredito come di una miracolosa soluzione a tanti problemi di povertà in paesi con economie lente e non strutturate. Oggi non ne parla più nessuno (o quasi). Bolla scoppiata? O semplicemente argomento sufficientemente sfruttato che "non tira" più?
Un articolo sull'International Herald Tribune (la versione internazionale del New York Times) di oggi fa il punto della situazione: e la conclusione è abbastanza deludente. Il fatto è che il sistema funziona forse anche troppo bene e, come al solito, gli "squali" ne approfittano. Così, di fianco a istituti e associazioni che concedono prestiti a interessi ragionevoli (dall'8 al 35%), purtroppo ce ne sono molti che applicano tassi che, in maniera non sempre del tutto pulita, arrivano fino al 130%! E nonostante questo le richieste di finanziamento sono comunque numerose, non essendoci alternative.
Yunus ha affermato che il tasso di interesse dovrebbe essere tale da garantire il 10-15% di guadagno agli istituti. I quali si difendono asserendo che le spese per gestire 10 prestiti da 100 dollari sono molto più elevate di quelle per gestire un unico prestito da 1000 dollari. E intanto, il 75% degli istituti di microfinanza sono sopra i "parametri" di Yunus.
Guadagnare in operazioni di microfinanza non è ovviamente reato, fintantoché si rispettano le regolamentazioni economiche del proprio paese. Si chiama "social investing". Ma nessuno ancora ne sa dare una definizione accurata. Ma qual è il limite tra business lecito e sfruttamento? Nell'impossibilità di regolamentare il sistema, gli aspiranti debitori possono solo contare su associazioni non profit o siti web che cercano di fare chiarezza e di donare trasparenza alle diverse offerte di microcredito.
La nota positiva è comunque rappresentata dal gran numero di testimonianze di piccolissimi imprenditori che sopravvivono dignitosamente grazie proprio al microcredito. Insomma, il microcredito non basta, ma aiuta.

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