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Per provare la loro ipotesi, Heberlein e colleghi dell'Università della California - San Francisco, hanno preso un moscerino della frutta - Drosophila - e lo hanno messo nello stesso contenitore con una femmina e del cibo diviso in due mucchietti: il primo normale mentre il secondo "addizionato" con alcool etilico. Dopo il corteggiamento rituale di una decima di minuti, il maschio si accoppia e successivamente si sfama, in genere rifornendosi equamente tra i due mucchietti. Se però, la compagna viene sostituita con una già fecondata e quindi indisposta al corteggiamento, il maschio si ciba in larghissima parte di cibo alcoolico. Il comportamento è reversibile, infatti se dopo un primo tentativo in cui è stato rifiutato, un secondo tentativo con una femmina accondiscendete va in porto, allora il maschio torna alle sue abitudini alimentari consuete.
Neuroscienza
Se state pensando ad un altro candidato per il premio Ig Nobel questa volta vi state sbagliando, perché oltre a generare sorrisini e facili battute - specialmente tra la popolazione di sesso maschile - lo studio ha una base scientifica valida e vuole identificare a livello neurofisiologico il meccanismo della compensazione su un modello molto semplice e non inquinato da ingerenze culturali.
Quello che è stato evidenziato è che il neuropeptide F sarebbe il responsabile di questo tuffo nell'alcool, infatti nei moscerini rifiutati sono stati misurati livelli di concentrazione di neuropeptide F più bassi rispetto a quelli sessualmente appagati. Per avere la prova provata, i ricercatori hanno manipolato geneticamente i moscerini in modo da mantenere sempre bassa la concentrazione di questo peptide; così facendo sia i moscerini sessualmente appagati sia gli scapoli si sono ritrovati insieme ad assumere alcool.
Il passo non è per niente breve
A questo punto la via sembra segnata. Come prima cosa bisogna individuare l'analogo del neuropeptide F nei mammiferi e nell'uomo (un buon candidato potrebbe essere il neuropeptide Y come dimostrano alcuni studi sui topi) e, per evitare di ubriacarsi e fare ricorso ad altre, ben più dannose, forme di compensazione, si potrebbe pensare di ristabilire artificialmente i livelli "normali" di questa molecola. Sembra facile, ma non lo è. A rendere tutto dannatamente più complesso c'è che i mammiferi non sono così semplici come un moscerino e che una stessa molecola può essere responsabile di più interazioni e così via... Senza sottovalutare poi l'aspetto sociale...
In conclusione un ottimo studio, che rappresenta certo un importante punto di partenza, ma, almeno per me, la chimica e il comportamento sociale nell'uomo restano ancora due mondi piuttosto lontani.
Toto, grazie, mi hai appena fornito le basi per giustificare una metà del mio periodo di vita da fine superiori/primi anni all'università. Ora mi manca solo il neuropeptide associato alle materie noiosissime, ai libri di testo soporiferi e ai professori ancor più soporiferi, così poi posso scaricare sulla neurobiologia tutta la colpa del mio tasso alcolico di quel periodo :-)
RispondiElimina;.))) questo articolo mi farà vedere il mondo sotto una altra luce ;.)))) ahahah !!
RispondiEliminaguarda che se per gli uomini è una scusa... per le donne è un invito!
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