Una delle grandi colonne a sostegno dell'autosilo tra le rovine delle terme romane |
Invece direi che è proprio il contrario: il pian terreno dell'edificio-parcheggio è stato interamente dedicato alle terme, sono stati allestiti percorsi guidati che permettono ai visitatori o anche ai semplici passanti di ammirare i resti romani e in apposito spazio espositivo sono stati a disposizioni pannelli esplicativi.
Insieme alle foto che vi testimonia il perfetto stato dei resti, vi riporto anche una parte dell'articolo apparso sul giornale comunale comasco in cui si racconta a grandi linee la storia recente di questa opera del passato.
Nel 1971 in un’area di ca. 1500 mq, di proprietà comunale esterna al tratto orientale delle mura e compresa fra via Lecco e via Dante, lavori edili non controllati portarono in luce resti di otto ambienti pertinenti a un vasto complesso edilizio di età romana, sottoposti a tutela. Il complesso monumentale, caratterizzato da un progetto unitario e da un’identica tipologia muraria, fu interpretato come termale. Era costituito da ambienti rettangolari (supposti frigidari) alternati ad ambienti a pianta ottagonale (supposti calidari), due dei quali raccordati da un’aula biabsidata. Ne fu proposto un inquadramento cronologico a partire dalla fine del I sec. d.C., epoca in cui cominciò ad affermarsi l’architettura monumentale mistilinea, senza possibilità di una maggiore precisione data la totale assenza di reperti. [...]
Agli inizi del nuovo millennio, quando prese avvio un progetto della Valduce Servizi s.p.a., finalizzato alla realizzazione di un autosilo multipiano al di sopra dell’intera area, prevedendone al contempo lo scavo archeologico integrale e la valorizzazione in un’aula sotterranea dedicata. Gli scavi, svolti a partire dal 2006, accompagnati dal restauro delle strutture e di un campione significativo di reperti, hanno permesso di raddoppiare le dimensioni dell’originario sito archeologico portando in luce ulteriori vasti ambienti costruiti in due fasi edilizie datate rispettivamente alla seconda metà dell’ I secolo d. C. e attorno alla metà del II secolo d. C. Poiché la costruzione dell’imponente edificio pubblico corrispose ad un progetto urbanistico, non stupisce che la scelta del sito sia ricaduta in una zona che presentava le condizioni per la sua realizzazione: garanzia di un facile approvvigionamento idrico grazie alla vicinanza del torrente Valduce (al di sotto dell’attuale via Dante), disponibilità di un’area libera da costruzioni difficilmente individuabile all’interno della città, presenza di assi stradali di collegamento con il nucleo urbano e con il suburbio a servizio non solo dei frequentatori ma anche delle attività e del personale coinvolti nel rifornimento e nel funzionamento dell’impianto termale.
All’abbandono del complesso, sul finire del III secolo d. C., e allo spoglio sistematico di tutti gli elementi di pregio, seguì una destinazione cimiteriale. Sono state individuate una decina di tombe, caratterizzate da strutture e orientamenti diversi, non raggruppate, ad eccezione di tre, ma dislocate in vari settori dello scavo. Le uniche con corredo sono inquadrabili cronologicamente nel V-VI secolo d.C
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