(Prossimo capitolo in uscita l'11 settembre 2012)
E' ufficiale Ken Follett è il mio autore preferito. Forse non c'erano dubbi, ma questa sua ultima perla: La caduta dei Giganti che altro non è che il primo tomo della trilogia del secolo lo ha sicuramente confermato. Follett non è così presuntuoso da mirare a scrivere la più bella opera del secolo, ma è sufficientemente ambizioso di volere raccontare in tre volumi il secolo scorso. Il mio desiderio, invece, di voler riassumere in questo post le mille pagine che compongono la caduta dei giganti è solo una pura utopia.
Non è il primo esperimento di romanzo storico per l'autore inglese, che con I pilastri della terra e Il mondo senza fine aveva già brillantemente raccontato il Medio Evo europeo. Un libro di storia ed un romanzo storico sono in effetti molti simili: entrambi si pongono come scopo principale quello di raccontare ai lettori una sequenza di eventi, di decisioni, di guerre e di paci, ma il romanzo aggiunge quel minimo di verve e passione che permettono anche ai meno amanti della storia di assoporarne il gusto. Follett ci tiene a precisare che trattandosi di un romanzo ci sono ovviamente personaggi e storie di fantasia, ma tutte le volte che uno di questi si relaziona con un personaggio storico allora l'autore ha accuratamente verificato che un tale incontro e un simile discorso posso essere per lo meno essere verosimili. Un esempio è il discorso che Sir Edward Grey rivolge alla Camera dei Comuni per motivare l'ingresso britannico in guerra; il suo intervento è conforme con gli atti parlamentari e l'autore ne ha solo ridotto la lunghezza. Follett, come un moderno Manzoni, affianca ai grandi e potenti della terra anche umili e normali uomini, quelli che poi sono i veri personaggi della Storia.
La caduta dei giganti racconta il periodo storico che va dal 1911 all'inizio del 1924 quando Hitler, capo della rivolta in Baviera viene arrestato per la prima volta. La trama è avvincente come in tutti i romanzi di Follett e non è ambientata in un solo luogo, ma è decisamente globale. La prima guerra mondiale ha di fatto segnato la fine per molte delle aristocrazie europee, prima fra tutti quella russa, dove la rivoluzione Bolscevica ha portato alla conclusione anticipata del conflitto mondiale. La rivoluzione dei lavoratori ha ripercussioni in tutto il continente: nel Regno Unito, l'influenza dei Lord subisce una brusca frenata e i Conservatori sono obbligati a concedere il voto alle donne e viene addirittura instaurato il primo governo laburista. Nella Germania sconfitta, il Kaiser è costretto ad abdicare e va via via sempre più affermandosi il partito dei Nazional-socialisti.
Se proprio devo trovare una pecca al libro è la completa assenza dell'Italia. Il Bel Paese, che pure ha partecipato nel conflitto mondiale, viene nominato solo in due occasioni, in cui non fa per nulla una bella figura e per disorganizzazione militare è posto sullo stesso piano della Grecia. Per esempio, sarebbe stato bello un accenno all'Istria che dopo la prima guerra mondiale divenne italiana per poi diventare jugoslava al termine del secondo conflitto.
Adesso non posso fare altro che aspettare settembre 2012 quando uscirà il secondo volume per leggermelo tutto d'un fiato!
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