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24 settembre 2008

Il ciclo Malaussene / 1

Sono state le merguez ad accendere la mia curiosita'. Eravamo a Ginevra, una sera d'estate e mentre degustavamo gustuse salsicce, un caro amico e collega mi ha rivolto la fatidica domanda: hai mai letto nulla di Daniel Pennac? Reazione da perfetto ignorante, quasi un po' imbarazzato come sempre mi capita quando qualcuno cita un autore che non ho mai nemmeno sentito nominare. No, chi e'? rispondo con una domanda alla domanda.
E' un professore di francese che nel tempo libero si dedica alla scrittura di saggi e romanzi: tra i piu' famosi c'e' il cosidetto ciclo Malaussene, imperniato su Benjamin Malaussene di professione capro espiatorio.

Durante le vacanze al mare mi sono letto i primi due volumi della serie (Il paradiso degli orsi e La fata carabina) e proprio ieri sera ho terminato il terzo episodio intitolato: La prosivendola. Non sono solo i titoli ad essere bizzarri, lo sono anche le storie e lo stile che l'autore usa per descrivere il frenetico e pazzo mondo in cui tutti noi viviamo.

Ma veniamo al personaggio, il cardine dell'intero ciclo: Benjamin di professione fa il capro espiatorio, ovvero e' ufficialmente assunto per prendersi le colpe degli altri, anche e soprattutto quando lui non c'entra nulla. Vi sembra impossibile? Forse lo e', nel senso che ancora non abbiamo una figura professionale di questo genere nel nostro mondo del lavoro, ma di sicuro tanti si ricosceranno nel capro espiatorio di turno.

Oltre al lavoro, c'e' la famiglia. Una grande famiglia, anzi una tribu'! Benjamin non ha figli suoi, ma solo fratelli, figli di una madre perennemente in fuga d'amore con un amante sempre nuovo e che rientra a casa solo per dare alla luce un nuovo Malaussene e affidarlo alle cure dei fratelli maggiori e alla responsabilita' di Ben.

E poi c'e' la citta'. Malaussene vive a Parigi, ma non in un quartiere qualunque. Vive a Belleville, quartiere storicamente nordafricano che ho avuto il piacere di visitare di persona in un mio viaggio nella citta' della luce. Vi assicuro che uscire dalla metro a Belleville e' come imboccare uno Star Gate che collega l'Europa all'Africa, la cultura occidentale con quella araba e magrebina; e' il punto di congiunzione tra un piatto di ostriche e il cuscus. Chiedete a mia moglie quale e' stata la sua reazione...

In ogni libro, Pennac affronta un tema sociale scottante. Lo fa con il suo stile iperbolico e sarcastico, ma che permette al messaggio di arrivare diritto alla meta. Nel primo libro si parla della violenza, di tutti i tipi, perpetrata a danno dei bambini: sono orchi travestiti da Babbo Natale a trarre in inganno i piccoli con il miraggio di un paradiso che poi si tramuta in un inferno.

Il secondo libro affronta la questione degli anziani, sfruttati dalla municipalita' per le loro proprieta' immobiliari e assopiti dall'uso della droga per velocizzarne l'eliminazione. Forse come tema e' meno scottante del primo, ma non credo sia per questo meno vero.

Il terzo, invece, si occupa del problema delle carceri e della loro presunta (in)capacita' di reinserimento nella societa', il tutto accompagnato dalla piaga dell'editoria moderna che davanti all'altare del dio denaro riempie le librerie solo di volumi da cassetta.

Il mio consiglio e' che se volete leggere un libro divertente e allo stesso tempo rivolto al sociale, allora il ciclo Malaussene fa proprio al caso vostro.

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