tag:blogger.com,1999:blog-1053489463648500693.post1290892042578654480..comments2024-02-27T10:08:54.788+01:00Comments on unico-lab: Il costo della conoscenzatotohttp://www.blogger.com/profile/16568208301750253200noreply@blogger.comBlogger6125tag:blogger.com,1999:blog-1053489463648500693.post-6375773659214502422012-05-11T14:37:49.272+02:002012-05-11T14:37:49.272+02:00 La questione tecnica editoriale era infatti mirat... La questione tecnica editoriale era infatti mirata a mostrare come una volta passato al digitale le spese fisse crollino.<br />A livello di impaginazione, il lavoro ormai è quasi automatizzato (case editrici come la North Holland Elsevier forniscono addirittura le classi LaTeX per gli articoli con il formato da rispettare) e comunque è fatto da chi pubblica. A livello di materie, carta, inchiostro, ecc., se non stampi... non spendi. <br />Quindi lo stesso prezzo di prima non sarebbe più giustificato e potrebbe scendere, per allacciarsi al discorso degli abbonamenti che costano troppo.ValerianoBnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1053489463648500693.post-18963520038662101542012-05-11T14:19:35.200+02:002012-05-11T14:19:35.200+02:00Concordo con quello che dice ValerianoB . Certo, i...Concordo con quello che dice ValerianoB . Certo, il prestigio di una rivista si basa sulla fama, abilità e dedizione dell'Editor (o meglio, della storia degli Editor che si sono susseguiti negli anni), e in misura minore dal comitato editoriale (di solito scelto dall'Editor). Altra discriminante, la selezione: più è alto il rapporto paper ricevuti/paper pubblicati, più ci si aspetta che abbiano scremato il superfluo e selezionato solo l'interessante (e qui si potrebbe discutere per ore su cosa è interessante e cosa è superfluo, e su quanto questo meccanismo sia imperfetto...)<br /><br />Credo che in ogni settore basterebbero 5-10 persone che si sono già guadagnati un nome e un peso, per potere dare vita ad una rivista svincolata ma di prestigio. Ma subito si porrebbe la questione: e l'editor, chi lo nomina, chi lo revoca?<br /><br />Per l'impegno in questioni più di tecnica editoriale come l'impaginazione, non lo riterrei troppo rilevante, ricordiamoci che esiste un'inesauribile fonte di "carne da macello", ossia gli studenti... ;-)Duccio Gasparrihttp://www.facebook.com/dgasparrinoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1053489463648500693.post-86108347638229375282012-05-11T12:22:58.828+02:002012-05-11T12:22:58.828+02:00Ovviamente, nessuna pretesa. Si ragiona sempliceme...Ovviamente, nessuna pretesa. Si ragiona semplicemente sulle cose.<br /><br /> <i>esiste un modo per garantire la qualità di una pubblicazione indipendente dalla tradizione di una rivista</i><br /><br />E' un ottimo punto e probabilmente non esiste una risposta definitiva.<br /><br />Il punto è che quando dai valore a quello che leggi in Nature, è proprio sulla tradizione che fai leva. Ti basi sul fatto che Nature, come tante altre del resto, non ha mai pubblicato fuffa. Si è fatto un nome <i>nel tempo</i> perché ha provato nel corso degli anni di avere un ottimo controllo su quello che passa in redazione.<br /><br />Il problema che tu poni è reale ed ha due aspetti. <br />Si pone per ogni nuova rivista, senza tradizione, che aspiri ad avere una qualità comparabile con Nature (per esempio). Come sai che una nuova rivista è buona? Devi leggerla, e devi leggerla per un po' per identificare la linea editoriale. Se è gratuita sei naturalmente più diffidente, non lo nego, ma l'investimento è nullo. Se costa cara ti dici che se costa ci deve essere un motivo, ma questo non è un metro sufficiente, devi proprio leggerla la rivista.<br /><br /><br />Una rivista blasonata che diventa gratuita. C'è un motivo per credere che decada di qualità? <i>A priori</i> non penso: si fa leva in quel caso sulla fama della rivista, che non vorrebbe perdere la faccia davanti ai lettori. Chi pubblica e i referee rimangono gli stessi (già non pagati prima). Non è una prova o una certezza, certo. Ma ancora una volta, bisognerebbe leggerla per saperlo.<br /><br />La garanzia della rivista alla fin fine la fanno i referee e la redazione, quindi una buona pista potrebbe essere basarsi sull'integrità e la preparazione<br /> di chi fa il referee (servizi su report <i>docet</i>)?<br /><br />Personalmente, non sono per la gratuità totale: c'è comunque del lavoro di qualità dietro e il lavoro va sempre ricompensato. Pero' un abbassamento dei costi si, magari modificando l'approccio classico (digitale invece che stampato), perché no?ValerianoBnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1053489463648500693.post-90599241533798394132012-05-11T11:43:19.501+02:002012-05-11T11:43:19.501+02:00e che problema c'è... mica ci fanno pagare i c...e che problema c'è... mica ci fanno pagare i caratteri!!! :))totohttp://unico-lab.blogspot.comnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1053489463648500693.post-56632251201628782112012-05-11T11:42:25.177+02:002012-05-11T11:42:25.177+02:00Premesso che non ho la pretesa di avere una rispos...Premesso che non ho la pretesa di avere una risposta o di voler esprimere un giudizio a proposito dell'opera di boicottaggio. La mia resta una personalissima opinione. Punto. <br /><br />Tu hai evidenziato i costi di pubblicazione cartacea, che secondo me potrebbero essere completamente annullati rinunciando alla pubblicazione. O meglio con la stampa digitale in offset se uno vuole stampare la sua copia da tenere in archivio può benissimo farlo in alta qualità e totale autonomia (se io fossi elsevier farei una copia per l'archivio interno senza ombra di dubbio). Per quanto riguarda gli aspetti tipografici più spinti, caratteri, equazioni, grafici, in realtà lo sai meglio di me, questi sono sempre gestiti dall'autore e almeno in ambito tecnico scientifico esistono strumenti di impaginazione molto avanzati e di uso comune. <br /><br />Riporti l'esempio di linux, che è azzeccatissimo. E' aperto, gratuito, ma... senza alcuna garanzia. Tant'è che le distribuzioni di grosse, vedi RH, si sono presto dotate di un supporto a pagamento per aiutare gli utenti (noi i pisquani, ma gli utenti seri) a risolvere eventuali problemi. E' vero che c'è sempre l'appoggio della comunità, ma quando si parla di lavori scientifici voglio avere la garanzia che quanto sto leggendo sia di alta qualità. <br /><br />Sono convinto che gratis non significhi necessariamente di bassa qualità, ma al momento non ho nemmeno la prova che valga il contrario. Da qui la mia incertezza di fondo e la mia ulteriore domanda: <b>esiste un modo per garantire la qualità di una pubblicazione indipendente dalla tradizione di una rivista</b>? In fondo, io non reputo un articolo su Nature di qualità perché l'abbonamento costa caro, ma perché Nature è Nature, punto. totohttp://unico-lab.blogspot.comnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1053489463648500693.post-38152564323645212832012-05-11T11:42:03.167+02:002012-05-11T11:42:03.167+02:00... e scusa per la lunghezza!... e scusa per la lunghezza!ValerianoBnoreply@blogger.com