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30 giugno 2010

La mattina alla radio

E' un appuntamento fisso, almeno quanto lo è il traffico e la coda per strada che ogni mattina incontro andando al lavoro. Salgo in macchina e sintonizzo la radio sulla mia stazione preferita: Radio Italia e subito riconosco l'ambiente allegro e spensierato di Buone Nuove, il programma radiofonico di Savi e Montieri. Per chi non li conoscesse, sono una coppia di comici / imitatori che oltre alla radio sono comparsi anche sul piccolo schermo all'interno della programmazione sportiva di Mediaset.

Il programma è semplice: i due intercalano alla musica gli interventi di improbabili ospiti (chiaramente imitazioni) e quelli del pubblico. Tutti i giorni propongono un tema di discussione, tranne il venerdì in cui è proprio il pubblico a proporre di cosa parlare. Due ore di spensierata allegria, che ti permettono di rendere sopportabile persino la coda.

Parlandone con i miei colleghi scopro che è per tutti la stessa cosa. Siamo tutti affezionati al programma radiofonico mattutino che ci accompagna da casa al lavoro e, almeno io personalmente, mi sentirei una sorta di traditore ad ascoltare un CD per non parlare poi di un altro programma.

Non così alla sera. In teoria, lo stesso identico rito dovrebbe valere per il ritorno a casa, ma non è così. Non riesco proprio ad affezionarmi alla trasmissione serale, anzi direi a nessuna trasmissione. Ascolto di malavoglia la radio, cambiando spesso stazione. Insomma un po' come dice il proverbio: Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, per il viaggio di ritorno mi sento troppo libero per rimanere vincolato allo stesso programma radiofonico tutti i giorni. La cosa bizzarra è che molte delle persone a cui ho raccontato questa mia situazione, mi hanno confermato lo stesso comportamento da parte loro. E voi?

28 giugno 2010

La sconfitta totale

Ieri sera ho visto una bella partita. Argentina Messico. Finalmente del buon calcio, due squadre senza timori reverenziali che si sono affrontate con voglia di vincere e senza disdegnare il buon gioco. Per un attimo, mi hanno fatto dimenticare la deludente prestazione della nostra nazionale. Sembra proprio che il mondiale sudafricano non porti bene al Bel Paese, e non mi riferisco solo agli azzurri. Ieri è stato il turno di Capello e Rosetti. Anche loro escono sconfitti e con le orecchie basse da questo mondiale.

Capello sembrava aver rimesso in carreggiata la squadra inglese dopo la sbandata iniziale, ma ieri la Germania, in una partita che non ho visto e anch'essa pesantemente influenzata da un errore arbitrale, ha letteralmente asfaltato la sua squadra e ora la stampa inglese ne invoca a gran voce le dimissioni.

Rosetti, l'ultimo frammento azzurro al mondiale, sembrava essere ben avviato verso la finale, invece ieri sera è precipitato nel baratro più nero concedendo un gol all'Argentina - che non aveva bisogno di regali - in vistoso fuori gioco. Certo il suo collaboratore Ayroldi non l'ha certo aiutato nel prendere la decisione e ancora una volta si è dimostrata la miopia della Fifa nel non voler accettare lo sviluppo tecnologico.

L'evidenza, sia del fuori gioco argentino sia del gol fanstasma tedesco, era lampante al primo replay, pochi secondi dopo l'evento, senza dover vedere e rivedere le immagini e senza il commento e il giudizio di decine di moviolisti. Il fuori gioco era chilometrico e il gol non concesso pure. La giustificazione della Fifa è che l'arbitro è il giudice unico in campo e non ci sono altri sopra di lui. Ma, e qui viene il mio suggerimento, come il guardalinee aiuta il direttore di gara nel segnalare fuori gioco e falli laterali e come il quarto uomo si occupa di tenere a bada le panchine e gestire le sostituzioni, basterebbe un quinto uomo seduto davanti alla TV. Questo non è il giudice supremo, che resta sempre e solo il primo arbitro, ma un coadiutore: in caso di una irregolarità evidente come quelle di ieri, la comunica subito al direttore di gara, nel caso invece di una situazione dubbia, allora lascia che il primo uomo prenda la sua migliore decisione.

Tranquilli, un giorno o l'altro anche il calcio uscirà dal Medioevo...

26 giugno 2010

Manco il tempo di dirlo

Non faccio nemmeno in tempo a scrivere il primo post sui mondiali che già la nostra nazionale è atterrata a Fiumicino con la coda in mezzo alle gambe e il volto nascosto dietro alle mani. Si perché è proprio una bella vergogna presentarsi come campioni del mondo e arrivare ultimi di un girone tutt'altro che di ferro.

Ho visto la partita contro la Slovacchia. L'ho vista in sala riunioni con i miei colleghi da tutta Europa, incluso uno Slovacco, unico veramente felice al termine dell'incontro. Bisogna essere onesti, non è stata una gran prestazione, specie il primo tempo, ma perdere contro la Slovacchia ci può anche stare. E' non riuscire ad andare oltre il pareggio - oltrettutto immeritato -  contro i Neozelandesi, campionissimi con la palla ovale, ma con una storia brevissima con la sfera.

Torniamo a casa e insieme a noi lo fanno anche i Francesi. Nel 2006 Domenech e Lippi avevano dovuto rimandare le ferie per il protarsi dell'impegno mondiale. Quest'anno possono ampiamente recupare. Chissà magari andranno in vacanza/pensione insieme, un mese in Versiglia e il successivo in Costa Azzurra.

La novità, per me, di questo Mondiale è la radio. Radio 1 Rai è titolare dei diritti radiofonici di tutte le partite. Ascoltare la partita alla radio è qualcosa di cui avevo dimenticato il gusto. E' completamente differente dal vederla in Tv e i radiocronisti hanno un compito molto più ostico dei loro colleghi televisivi, perché per radio, nulla è scontato e tutto quello che non è detto è semplicemente non esistito.

Per fortuna che il Mondiale, per gli amanti dello sport, ancora non è finito e sono proprio curioso di sapere come andranno a finire i due super-derby: quello europeo tra Spagna e Portogallo e quello sudamericano tra Brasile e Cile. Che vinca il migliore.

24 giugno 2010

To do list

Credo di essere una persona bene organizzata, mi piace l'ordine, ma non sopporto la fatica che si fa a mantenerlo. Credo di essere molto più efficiente, sul lavoro, quando ho chiara in mente una scaletta di cose da fare, intelligentemente ordinate pesando sia la loro importanza sia il tempo necessario per portarle a termine.

Di solito mi preparo questa lista durante il tragitto in auto da casa al lavoro e in genere non ho bisogno di scriverla perché si tratta al più  di un paio di punti che però mi terranno piena tutta la giornata. Ci sono casi eccezionali, in cui la lista diventa troppo lunga o in cui non è banale prioritizzare alcuni task rispetto ad altri e allora ricorro a carta e penna e in tal caso mi sento soddisfatto quando, dopo aver portato a termine un compito, posso tirarci sopra una bella riga.

Lunedì scorso era una di queste occasioni speciali. Quando sono arrivato a contare otto punti nella mia lista mentale, mi sono detto: stop, serve la carta. Così ho accorciato la lista mentale a soli due elementi:
  1. bere un bel caffe appena arrivato in ufficio.
  2. mettere nero su bianco tutte le cose da fare.
Portare a termine il primo punto è stato facile, ma che ci crediate o no, sono riuscito a fare il secondo solo qualche minuto prima di lasciare il laboratorio per tornare a casa stanco morto. Tutto è cominciato mentre bevevo il caffe: un collega del turno di notte mi avvisa che il monitor del pc della sala di controllo era spirato durante il week. Mentre mentalmente penso di aggiungerlo alla lista che stavo per redigere, sento il messaggio bilingue trasmesso dal nostro sistema interno di comunicazione che mi convoca urgentemente in sala alimentatori.  A quel punto ho capito che il punto 2 avrebbe aspettato e magari anche parecchio.

Lunedì sera la lista era bella che pronta, scritta in ordine sul blocco degli appunti, ma oggi che è già giovedì noto con disappunto che nessuno dei compiti è stato ancora cancellato. E non perché mi sia dato alla macchia, ma perché ogni volta che provo ad affrontare un elemento della lista, mi trovo subito catapultato in qualcosa d'altro da fare e ovviamente con la massima priorità.

Ps. vi scrivo questo post durante la mia pausa pranzo, che non ho fatto, perché indaffarato alla guida del ciclotrone.

23 giugno 2010

Long time no see

Ma il Toto se ne è andato già in vancaza? E' sparito, non scrive più nulla, ma starà bene? Forse qualcuno di voi si starà domandando. Tranquilli, ragazzi è tutto sotto controllo, non sono stato in ferie, anzi tutt'altro visto che in questo ultimo periodo sono talmente stato impegnato con il lavoro che ho persino faticato a trovare il tempo per scrivervi qualche riga.

Ogni tanto capita che non riesca a tenere aggiornato questo diario e la cosa mi rattrista, anzi provo una sensazione come di rimorso, come se avessi abbandonato un amico nel mezzo del nulla e nel momento del bisogno.

Avrei talmente tante cose su cui aggiornarvi che non saprei da qualche cominciare. Allora preferisco non parlarvi di nulla e promettervi che tornerò presto a fare quattro chiacchiere con voi, sempre che voi abbiate la voglia di ascoltarle.

Ps. la foto non è mia, ma di uno dei tantissimi utenti di Flickr.

1 giugno 2010

La particella camaleonte

Mi permetto di riportare su questo blog, una traduzione più o meno letterale del comunicato stampa rilasciato ieri dal CERN a seguito della prima rivelazione diretta dell'oscillazione del neutrino.

Oggi (31 Maggio 2010) i ricercatori dell'esperimento OPERA presso i Laboratori INFN del Gran Sasso (Italia) hanno annunciato la prima osservazione diretta di una particella tau in un fascio di neutrini muonici inviati attraverso la crosta terrestre dal CERN a 730 km di distanza. Questo è un risultato importante e fornisce il pezzo mancante di un puzzle che ha intrigato la ricerca scientifica dal 1960 e che apre spiragli interessanti di nuova fisica.

Il mistero dei neutrini è iniziato con la scoperta pionieristica e che è valsa il Premio Nobel allo scienziato americano Ray Davies agli inizi degli anni 60. Davies osservò che rispetto a quanto predetto dal modello solare, i neutrini che raggiungono la terra provenienti dalla nostra stella erano decisamente troppo pochi. Delle due l'una: o il modello solare è palesemente sbagliato, oppure c'è qualcosa che succede ai neutrini durante il loro viaggio verso la terra. Una possibile soluzione al puzzle fu ipotizzata nel '69 dai fisici teorici Bruno Pontecorvo e Vladimir Gribov, che per primi suggerirono che l'apparente deficit di neutrini potesse essere spiegato con mutazioni camaleontiche (oscillazioni) tra differenti tipi di neutrini.

Parecchi esperimenti hanno osservato la sparizione di neutrini muonici, confermando di fatto l'ipotesi di oscillazioni, ma fino ad oggi non era mai stata osservata la comparsa di un neutrino di tipo tau in un fascio di puri neutrini muonici: per la prima volta il neutrino camaleonte è stato catturato proprio nell'atto di mutazione da tipo muonico a tipo tauonico.

Antonio Ereditato, il portavoce della collaborazione Opera descrive l'evento come: "un risultato importante che premia l'intera collaborazione per i suoi anni di impegno e che conferma che furono prese decisioni sperimentali azzeccate. Siamo confidenti che questo primo evento sarà seguito da altri che dimostreranno senza ombra di dubbio l'oscillazione del neutrino".

"L'esperimento OPERA ha raggiunto il suo primo obiettivo: la rivelazione di un neutrino tau ottenuto dalla trasformazione di uno di tipo muonico durante il viaggio da Ginevra ai Laboratori del Gran Sasso" ha aggiunto Lucia Votano, direttrice dei Laboratori del Gran Sasso. "Questo è un importante risultato che giunge dopo un decennio di intenso lavoro svolto dalla collaborazione con il supporto del laboratorio e che riconferma LNGS (Laboratori Nazionali del Gran Sasso) tra i più importanti laboratori nella fisica delle astroparticelle".

Il risultato di OPERA arriva dopo sette anni di preparazione e oltre tre anni di fascio inviato dal CERN. Durante questo periodo, miliardi di miliardi di neutrini muonici sono stati inviati dal CERN al Gran Sasso impiegando soltanto 2.4 millesimi di secondo. L'eccezionale rarità delle oscillazioni dei neutrini, aggiunta al fatto che questi interagiscono molto debolmente con la materia, rende questa tipologia di esperimenti molto delicata. Il fascio di neutrini del CERN è stato inviato per la prima volta nel 2006 e da allora i ricercatori dell'esperimento OPERA hanno attentamente studiato i loro dati alla ricerca della presenza di una particella tau, segno indiscutibile che un neutrino muonico fosse mutato in uno tauonico. Una pazienza simile è una virtù nella fisica delle particelle, come ha spiegato dal presidente dell'INFN Roberto Petronzio:

"Questo successo è dovuto alla tenacia e all'inventiva dei fisici della comunità internazionale, che hanno progettato un fascio speciale per questo esperimento," ha detto Petronzio, "In questo senso, il progetto originale dei laboratori sotterranei del Gran Sasso è stato coronato con successo. In effetti, in fase di costruzione, i laboratori furono orientati in modo da poter ricevere un fascio di particelle dal CERN".

Al CERN, i neutrini sono generati dalle collisioni di un fascio di protoni accelerati contro un bersaglio. Quando i protoni colpiscono il bersaglio, altre particelle chiamate pioni e caoni sono prodotte in grande quantità. Queste decadono molto rapidamente dando vita a neutrini, i quali non avendo carica elettrica non sono sensibili ai campi elettromagnetici e quindi non è possibile per i fisici controllarne la traiettoria. I neutrini possono attraversare la materia senza interagire con essa e quindi mantengono esattamente la medesima direzione di moto di quando furono prodotto viaggiando perfettamente in linea retta attraverso la crosta terrestre. Per questo motivo, è di estrema importanza che sin dal principio il fascio sia perfettamente allineato con l'esperimento al Gran Sasso.

"Questo è un importante passo in avanti per la fisica del neutrino", ha detto il direttore Generale del CERN Rolf Heuer. "I miei complimenti vanno all'esperimento opera e ai laboratori del Gran Sasso, oltre, ovviamente, alla dipartimento acceleratori del CERN. Restiamo in attesa di svelare la nuova fisica che questo risultato lascia presagire".

Mentre si chiude il capitolo della comprensione della natura dei neutrini, l'osservazione delle oscillazioni è un segnale forte di nuova fisica. Nella teoria che i fisici usano per spiegare il comportamento delle particelle fondamentali, nota con il nome di Modello Standard, i neutrini non hanno massa. Ma perché un neutrino possa oscillare deve avere massa, rendendo di fatto il Modello Standard incompleto. Nonostante il suo successo nel descrivere le particelle che compongono l'Universo visibile e le loro interazioni, i fisici sono da molto tempo consapevoli che tante cose non sono comprese nel Modello Standard. Una possibilità è l'esistenza di altri tipi di neutrini, mai osservati precedentemente, che possa spiegare l'origine della Materia Oscura che compone almeno un quarto della massa del nostro Universo.